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Il Parlamento di cui stiamo parlando

Vedo che in giro c’è questa nuova tesi, piuttosto dopata, per cui non dovremmo preoccuparci della bocciatura dei referendum su eutanasia e cannabis perché «ora tocca al Parlamento». Siamo tutti d’accordo che non siano i referendum a legiferare (leggendo alcuni commenti sembra che molti non sappiano che la legge sull’aborto non fu figlia di un referendum) ma penso che potremo convenire che la montagna di firme su un certo tema sia inevitabilmente una pressione politica per i partiti a cui interessa rappresentare quelle persone lì fuori.

Noto che si insiste nel credere che questo Parlamento (quello che era maggioranza in un governo con la destra, poi che è stato maggioranza con un governo di centrosinistra, poi che è stato maggioranza quasi totale con il governo dei migliori di mister Draghi) abbia davvero i numeri (oltre che la statura morale) per votare una legge qualsiasi su un avanzamento di diritti qualsiasi.

Sfugge forse che stiamo parlando del Parlamento che ha inscenato un orrido rodeo festante per avere affossato la legge Zan fingendo di voler mediare semplicemente per boicottarla. Sfugge forse che stiamo parlando dello stesso Parlamento che continua a finanziare la Libia fingendosi contrito. Stiamo parlando dello stesso Parlamento che nel bel mezzo di una pandemia mondiale sta raggiungendo livelli record nella spesa militare, con il ministro Guerini nel ruolo di cameriere dei signori delle armi. Stiamo parlando dello stesso Parlamento che in questi giorni festeggia il trentennale di Mani pulite dimenticandosi completamente delle responsabilità criminali della politica e focalizzandosi a senso unico su un presunto golpe dei magistrati. Stiamo parlando dello stesso Parlamento che nelle parole e nei fatti sta continuando a criminalizzare i giovani, i poveri, i disoccupati, i sindacati, le proteste. Stiamo parlando dello stesso Parlamento che ha autorizzato una gestione economica della pandemia fingendo di occuparsi di salute quando le priorità sono sempre state i Pil, foss’anche quello del tramezzino sotto gli uffici.

Stiamo parlando del Parlamento che rivende come garantismo il diritto all’impunità, che accetta una transizione ecologica che è un trucco (malfatto) senza nemmeno l’ombra della decarbornizzazione. Stiamo parlando del Parlamento che twitta contro Sanremo, che nega il ritorno del fascismo volendo vedere le 100 ore di girato, che non si sbilancia mai sulla matrice di certi eventi, che trova normale un’ex deportata e senatrice come Liliana Segre a cui tocca girare con la scorta. Stiamo parlando di un Parlamento che ieri ha innalzato la soglia del contante per la gioia di criminali e di evasori. Stiamo parlando del Parlamento che non si acciglia nemmeno per un presidente della Corte costituzionale come Giuliano Amato che si permette di filosofeggiare sulle firme online per i referendum, mischiando giustizia e politica in una conferenza stampa con tutte le caratteristiche dello show.

In un Parlamento così davvero credete che si possa scrivere e votare una legge, una qualsiasi, che ci permetta di fare un passo avanti sui diritti? Davvero?

Buon venerdì.

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