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Draghi e quella voglia di commissariare politica e parlamento

In un’epoca di evidente ignoranza della grammatica costituzionale s’ode far festa per la reazione di Mario Draghi di fronte a un parlamento che in aula e nelle commissioni va per conto suo e in ordine sparso, come accade nelle gite scolastiche in cui tenere ordine diventa una fatica immane. “Draghi che bacchetta i partiti” è la formula che campeggia sui giornali e come sottopancia in televisione, con intorno l’indurimento festoso di chi non riesce a trattenere l’eccitazione ogni volta che sente il profumo di un uomo forte. Del resto la narrazione è sempre la stessa: il grande economista che per amore della Patria si degrada accettando di guidare il governo benché abbia cose molto più serie, molto più importanti, molto più proficue a cui dedicarsi.

Mario Draghi (Getty Images)

Il giubilo dei giornalisti quando Draghi attacca i partiti

Per molti giornalisti Mario Draghi è un maturo volontario in servizio civile, colui che ci salva dalla mediocrità della politica perché ha deciso di prendersi un biennio sabbatico per fare del bene. Avrebbe potuto portare cibo ai senzatetto, avrebbe potuto servire le portate alla mensa degli anziani e invece, deo gratias, si è dedicato alla mediazione culturale tra politica e economia. Sono talmente convinti di questa distorta lettura della realtà che esultano ogni volta che il presidente del Consiglio affronta i partiti con una strategia degna di un litigio nell’intervallo in una scuola elementare: «O fate come dico io oppure me ne vado», dice Draghi ogni volta che qualcosa non va nel verso giusto. E tutti giù ad applaudire: “Avete visto com’è forte? Avete visto come li ricatta Avete visto com’è affascinante ogni volta che alza la voce?”.

La dissonanza di opinioni è nel dna di ogni democrazia

A nessuno, o comunque a pochissimi, viene il dubbio che tra le competenze e i talenti di un premier (loro le chiamano “skills” perché fa figo su LinkedIn) c’è proprio la capacità di mediare e trovare sintesi tra tutte le componenti del governo in parlamento e nelle commissioni. A nessuno viene il dubbio che il parlamento sia stato concepito proprio per rappresentare la volontà popolare (piaccia o no) e modificare le decisioni dell’esecutivo. A nessuno viene il dubbio che nessuna classe politica, nemmeno la peggiore, potrebbe ridursi a un esercito di pulsanti da schiacciare. A nessuno viene in mente che non esiste una democrazia buona solo per le foto cerimoniali, univoca negli intendimenti e che la dissonanza di valutazioni è nel dna di ogni realtà democratica. Dipingere il parlamento come una schiera di alunni in fila che non possono permettersi di slacciare la mano dal proprio compagno di banco è qualcosa che non ha nulla a che vedere con una democrazia in salute.

Mario Draghi in Germania (Getty Images)

Draghi che sculaccia la politica non dà nessun beneficio all’Italia

Si mettano l’animo in pace tutti quelli che vorrebbero convincerci che il compito di Draghi sia quello di commissariare il parlamento e agire indisturbato: a lui spetta, come spetta a tutti i presidenti del Consiglio dei ministri, fare politica. Anche perché il reality di Draghi che sculaccia i politici è uno show che non interessa a nessuno tranne che ai politicisti per professione, non ha nessuna reale ricaduta su un Paese che prova a rialzarsi e inevitabilmente finisce per deteriorare ulteriormente la credibilità della politica (e non è la difesa della credibilità della politica l’obiettivo primo di quelli che si dichiarano antipopulisti)?

Mario Draghi e Sergio Mattarella al Quirinale (Getty Images)

La slabbratura sull’uso dei contanti

Il risultato è quello che conta, Draghi lo sa meglio dei suoi indomabili fan, e il risultato è che una coalizione che esiste fuori dal draghismo (quel centrodestra che immagazzina voti fingendosi litigiosamente unito) ha ottenuto uno slabbramento nell’uso dei contanti per rendere felici i propri elettori. Se vogliamo parlare di politica possiamo registrare che secondo i “traditori di Draghi” la mancata stretta sul contante è utile perché così “un cittadino onesto può permettersi di comprare una collana alla sua amante” (cit. l’economista della Lega, Claudio Borghi) e per attuare “un’alternativa alla deriva tecnofinanziaria dell’ultimo decennio” (cit. Giorgia Meloni). Non è un granché politicamente, diciamo, questa ressa di uomini forti e maschi alpha.

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