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La finestra di Overton

Joseph Overton era un sociologo americano. Morì giovane, a 43 anni, schiantandosi su un aereo ultraleggero che stava pilotando in circostanze mai del tutto chiarite. La sua teoria di ingegneria sociale, la “finestra di Overton”, ha avuto una certa notorietà postuma. Studiava i meccanismi di persuasione e di manipolazione della masse che vengono usate nel marketing e sempre di più anche nella politica.

Overton riteneva che qualsiasi idea, anche la più assurda è lontana dall’immaginario contemporaneo, potesse trovare la sua “finestra” di possibilità per diventare universalmente accettata. Il trucco sta tutto nell’inserirla con cura nel circuito dell’opinione pubblica seguendo 6 passaggi fondamentale che si potrebbero sintetizzare così:

  1. L’impensabile. Quando l’idea risulta inaccettabile e vietata. Con il primo passaggio però si comincia a parlare di ciò che prima non veniva nemmeno lontanamente immaginato. E il parlarne apre le porte alla finestra successiva.
  2. Radicale. Qualcosa è vietata ma con eccezioni. L’idea continua a essere considerata inopportuna ma la proposta viene comunque letta come una provocazione.
  3. Accettabile. La finestra entra nel socialmente rilevante e ci si chiede se abbia senso vietarlo agli altri, nonostante il disaccordo generale. In questa fase i salotti televisivi si aprono a presunti “esperti”.
  4. Ragionevole. In questa fase ormai l’idea ha perso tutto il suo carico eversivo. Ormai è più che comprensibile. Non resta che creare le condizioni per lo stadio successivo.
  5. Diffuso. Ora l’idea raccoglie consenso politico e di mercato. Il sentire comune viene rappresentato anche da figure pop che ne portano avanti gli ideali.
  6. Legale. L’idea diventa legge dello Stato.

Joseph Overton non era un moralista e il suo schema ovviamente non è progressista o reazionario. Dentro ci si può mettere qualsiasi prodotto, qualsiasi ideale che sia di destra o di sinistra. Del resto riprende l’idea della “rana bollita” di Noam Chomsky che diceva: «Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da alcuni decenni – sostiene Noam  Chomsky – ci accorgiamo che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci abituiamo. Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, edulcorate e oggi ci disturbano solo leggermente o lasciano decisamente indifferenti la gran parte delle persone. In nome del progresso e della scienza, i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere, si effettuano lentamente ed inesorabilmente con la complicità costante delle vittime, ignoranti o sprovvedute».

Ieri Alessandro Guerani in un tweet scriveva: «Se oggi fossero in politica sarebbero percepiti così: Junio Borghese: destra populista. Almirante: destra moderata. Zanone: liberal-socialista. Andreotti: sinistra riformista. Craxi: sinistra. Donat Cattin: sinistra radicale. Berlinguer: terrorista. Capanna: Satana». Appena mi è capitato di leggere mi ha fatto sorridere. Ripensando a Overton molto meno.

Buon martedì.

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