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Solidarietà intermittente

Ne abbiamo parlato nel buongiorno di ieri: mentre (per fortuna) l’Europa apre le porte ai profughi ucraini si va formando la sempre più nitida convinzione che esistano disperati che hanno il diritto di essere aiutati e disperati che abbiamo il diritto di lasciare al macello. Non è un argomento da poco perché finita (speriamo presto) la guerra le macerie di questa stortura umanitaria diventeranno combustibile per certa politica. Non è un caso che ieri Giorgia Meloni rilanciasse la questione dei “profughi veri” e dei “profughi finti” sui suoi social.

Ieri è intervenuta anche l’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, esprimendo sconcerto per quanto sta avvenendo ai confini tra Polonia e Ucraina dove viene impedito l’ingresso nel territorio nazionale e quindi nel territorio dell’Unione europea a cittadini di Paesi terzi, in prevalenza africani e asiatici, regolarmente soggiornanti in Ucraina per motivi di studio o di lavoro, nonostante nel territorio ucraino sia in corso un devastante conflitto. «Si tratta – scrive Asgi – di una gravissima violazione del diritto umanitario internazionale – che impone di proteggere qualsiasi civile in fuga dalla guerra – ma anche del diritto alla non discriminazione sulla base della nazionalità. Parimenti vi è violazione del divieto di respingimento della Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati, nonché di una violazione del diritto dell’Unione, al cui rispetto la Polonia come stato membro è vincolata. La Polonia è tenuta al rispetto dell’art.3 della Convenzione europea per i diritti umani  che vieta in modo assoluto il rinvio di qualsiasi persona verso luoghi nei quali essa possa essere esposta a tortura o trattamenti inumani e degradanti e ha l’obbligo di registrare le domande di asilo di tutti coloro che si presentano ai suoi valichi di frontiera senza che possa essere attuata alcuna illegittima differenziazione in base alla cittadinanza, nazionalità o altra condizione del richiedente. Il comportamento delle autorità polacche pone in essere una forma di discriminazione basata sulla appartenenza nazionale che risulta essere in aperta violazione anche della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale sottoscritta anche dalla Polonia. L’inaudita gravità dei fatti sopra citati evidenzia nuovamente quanto la Polonia stia violando in modo grave e sistematico le normative internazionali ed europee in materia di asilo e di tutela dei diritti fondamentali come già avvenuto sul confine bielorusso dove migliaia di rifugiati sono stati respinti e decine di essi sono morti di stenti anche a causa della condotta delle autorità polacche».

Forse dovrebbe far venire i brividi pensare che alle porte dell’Europa il colore della pelle, nel 2022, sia la discriminante per accedere alla salvezza. E forse dovrebbe provocare una certa vergogna sapere che gli afghani (ve li ricordate gli afghani e tutta Europa che prometteva di salvarli dai talebani?) ormai sono passati di moda e rimangono respinti al gelo. Non è una buona notizia che siano diventati di moda dei rifugiati “utili” da accogliere se serviranno come armi politiche contro gli altri. Chissà se qualcuno se ne accorge.

Buon giovedì.

Nella foto: una profuga a Medyka, al confine tra Polonia e Ucraina, 27 febbraio 2022

 

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