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Putin è indifendibile. Ma giustificarlo adesso va di moda. Molti politici stanno con lo zar. In cerca di voti sulla pelle dei morti

La guerra, come tutte le cose della vita, è un argomento complesso che ha poco a che vedere con la polarizzazione, con il tifo e con le santificazioni o le demonizzazioni assolute. Su queste pagine abbiamo scritto (), e presumibilmente continueremo a scrivere, che rinunciare ex abrupto a un’analisi del quadro geopolitico e delle responsabilità della Nato è una banalizzazione stupida e cretina. Quello che però in queste ore è una catena di eventi che non ha bisogno di troppe interpretazioni: Putin ha deliberatamente deciso di compiere crimini contro l’umanità che qualsiasi Paese democratico, anche solo nelle intenzioni, non può non condannare.

Sono azioni che già conosciamo in guerre in cui a noi è capitato di stare dalla parte dei cattivi? Sì certo, eccome. Sono gli stessi orrori che si ripetono simili in tutte le guerre del mondo? Sì, purtroppo, certamente. Ma il dovere della complessità non può diventare un alibi per smussare l’orrore. Non è questione di punti di vista. Sono i numeri e i fatti a parlare: solo nella città di Mauripol il vice sindaco della città, Sergiy Orlov, parla di 1.160 persone vittime, con 47 sepolte solo mercoledì (leggi l’articolo).

Circa 200mila persone vorrebbero lasciare la città, ma con i corridoi umanitari bombardati, solo tra le 2.000 e le 3.000 circa sono in grado di partire un giorno. Non è solo la questione dell’ospedale pediatrico (3 le vittime accertate e 17 i feriti) che secondo la propaganda russa sarebbe stato il covo del battaglione nazionalista Azov. In città ci sono altri 1.157 corpi rimasti a terra che raccontano un eccidio. Ci sono le immagini satellitari che mostrano negozi di alimentari e un supermercato completamente bruciati dai bombardamenti, ci sono le zone residenziali distrutte.

Di “situazione terribile e disperata” parla Sasha Volkov, vice capo della delegazione della Croce Rossa internazionale, nella città ucraina. “Molta gente dice di non avere più cibo per i bambini – dice Volkov – le persone cominciano ad attaccarsi tra di loro per il cibo, o attaccare le auto di altri per prendere la benzina”. Metà della popolazione di Kyiv è fuggita. Volendo ci sono i 4mila soldati russi uccisi in quella che doveva essere una veloce operazione di liberazione.

Lavrov riesce a dire, restando serio, che “la Russia non ha attaccato l’Ucraina”

In tutto questo il ministro agli esteri russo Lavrov riesce a dire, restando serio, che “la Russia non ha attaccato l’Ucraina e non ha intenzione di attaccare altri paesi” e che secondo lui “non ci sarà nessuna guerra nucleare”. Si può rimanere inermi di fronte quest’arrogante impunità sfoggiata per il mondo? No, davvero, no. Se anche volessimo empatizzare con chi nelle prime ore del conflitto parlava di “legittima difesa” della Russia oggi alla luce degli eventi non si può non condannare l’ipocrisia di chi in nome di una presunta “denazificazione” sta creando un deserto che vorrebbe avere il diritto di chiamare pace.

Se anche fosse una “legittima difesa” siamo di fronte a un eccesso criminale di legittima difesa che non ha attenuanti, non ha giustificazioni e non può avere alibi. Per questo utilizzare il trucco della “complessità” per giustificare Putin in questo momento, come stanno facendo (troppi) parlamentari e editorialisti in cerca di un bacino di voti per carenza di pandemia è amorale. Qui non siamo più nel campo della geopolitica, siamo tracimati nello stesso complottismo disonesto che ha già campato sui morti del virus e che ora, da avvoltoio, si è buttato sulla guerra. L’analisi per sua natura approfondisce i fatti, inventarli o smentire la realtà è coprofagia.

(il mio pezzo per La Notizia)