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Caro Draghi, la realtà è molto più complessa del tuo populismo sulla pace e i condizionatori

E così ancora una volta il capo del “governo dei migliori” cade nella tentazione di spargere un po’ di populismo in conferenza stampa, proprio lui che il populismo avrebbe dovuto sconfiggerlo a colpi di serietà e di politica alta. Questa volta riesce ad essere superficiale e paternalistico allo stesso tempo, come uno di quei genitori che in piazza sgrida i propri figli per mostrare a tutti quant’è bravo a fare il genitori e ci inchioda con una domanda demenziale che non troverebbe sponda nemmeno al bancone di un bar: “Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre”, chiede serafico Draghi, con l’espressione satolla di chi crede di avere indovinato una frase degna di un titolo.

Solo che Draghi, com’è nella sua natura, dimentica ancora una volta che la questione energetica è qualcosa che interessa anche l’industria italiana (nel consumo di gas siamo più o meno a pari misura con i consumi domestici) e gli eventuali contraccolpi agli apparati produttivi significano inevitabilmente ricadute negative sui lavoratori (che poi sarebbero anche cittadini, volendo).

La realtà è molto più complessa di come Draghi la rivende in conferenza stampa ma soprattutto compito del governo è trovare una soluzione all’allarme lanciato dal Financial Times che vede l’Italia come Paese più penalizzato in termini di crescita economica dallo stop alle fonti energetiche russe.

Sicuramente Draghi saprà che l’estate è quel periodo dell’anno in cui si rimpinguano le riserve per affrontare la stagione fredda e allo stato attuale l’Europa ha 15 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivo che arriveranno dagli USA (ma parliamo di circa il 10% del gas fornito dalla Russia) e circa 2 miliardi di metri cubi in arrivo all’Italia dall’Algeria (con altri 3/4 in arrivo).

Draghi tra l’altro, con la sua solita disconnessione dal mondo reale, dimostra di non sapere che le difficoltà delle famiglie italiane sono ben più gravi dell’accendere o meno il condizionatore in casa (per chi se lo può permettere): due anni di pandemia e una sbagliata riforma dell’IRPEF stanno pesando sulle tasche delle famiglie molto di più della rinuncia di qualche conforto aggiuntivo. Assistiamo ancora una volta allo schema che già abbiamo vissuto in tempi di pandemia: perfino una guerra è scaricata come “responsabilità” degli italiani (che tra l’altro nei sondaggi hanno idee molto diverse da quelle del governo).

Draghi sa benissimo che qualsiasi persona senziente è ben disposta a fare rinunce per la sopravvivenza del popolo ucraino (e tutti gli altri popoli di cui Draghi non si è mai accorto, come gli yemeniti bombardati dai nostri “amici” arabi, come gli africani violentati dai libici che prontamente paghiamo o come i palestinesi strozzati da decenni dal nostro amico Israele) ma la sua domanda, posta in questi termini, è solo l’ennesima cretina provocazione. Il compito di Draghi e proporre risposte argute, non domande.

L’articolo originale scritto per TPI è qui