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Non hanno imparato niente con Putin. Meloni e Salvini festeggiano Orbán in attesa di pentirsene. Rieletto in Ungheria Lega e FdI corrono a congratularsi

Il primo a congratularsi, manca a dirlo, è Matteo Salvini che sembra avere imparato poco dalle recenti figure barbine in mondovisione con le sue magliette che inneggiavano a Putin: “Bravo Viktor! – scrive il leader della Lega sui social riferendosi alla vittoria di Orbán in Ungheria -. Da solo contro tutti, attaccato dai sinistri fanatici del pensiero unico, minacciato da chi vorrebbe cancellare le radici giudaico-cristiane dell’Europa, denigrato da chi vorrebbe sradicare i valori legati a famiglia, sicurezza, merito, sviluppo, solidarietà, sovranità e libertà, hai vinto anche stavolta grazie a quello che manca agli altri: l’amore e il consenso della gente. Forza Viktor, onore al libero Popolo ungherese”. In allegato la sua foto sorridente con Orbán rieletto presidente dell’Ungheria.

Il primo a congratularsi con Viktor Orbán, manca a dirlo, è Matteo Salvini

A seguire anche Giorgia Meloni, di FdI, esprime tutta la sua soddisfazione. Non conta che Orbán sia la quinta colonna del putinismo in Italia, non conta nemmeno che il presidente dell’Ungheria abbia trascorso gli ultimi giorni accusando il presidente ucraino Volodimir Zelensky di voler interferire con la sua campagna elettorale. Dalle parti di Salvini e di Meloni sembrano non avere letto ieri Vladimir Putin che si è congratulato con il leader ungherese per la sua vittoria alle urne ed ha espresso il desiderio di rafforzare i legami tra Mosca e Budapest.

Mentre Salvini e Meloni non riescono a pronunciare il nome di Putin nonostante la guerra sia il tema principale dell’agenda politica da più di 40 giorni evidentemente non possono trattenersi dall’affetto verso gli amici del loro ex amico, attratti da quel sovranismo che proprio nella guerra in Ucraina sta dimostrando tutte le sue storture che ne decretano sul fallimento politico. Con Mosca, Orbán ha forti legami economici, ma in aggiunta, il regime di Putin è un modello per il quale il leader ultraconservatore ha costruito in Ungheria.

Orbán nel 2014 ha scelto di “rompere con i dogmi e le ideologie adottate dall’Occidente” e seguire il modello di “sistemi non liberali, non democrazie liberali e forse nemmeno democrazie”, tra cui ha menzionato Cina, India, Turchia e, naturalmente, Russia. Orban, che ha incontrato Putin 11 volte negli ultimi 12 anni al potere, secondo il Think Tank Political Capital, è stato ispirato da alcuni elementi del regime russo basati sull’estrema difesa della nazione, della famiglia e del cristianesimo. Secondo Camino Mortera, capo dell’ufficio di Bruxelles del Centro per la riforma europea.

“Entrambi (Orbán e Putin) usano lo stesso gioco: disinformazione, corruzione, i sistemi oligarchi che sono all’interno del governo e il tocco di identità nazionale conservatore”. È lo stesso Orbán condannato da organizzazioni come Freedom House e che condanna le Ong come “mercenari di Soros” (dimenticandosi di avere, anche lui, preso finanziamenti da Soros), colui che ora minaccia Bruxelles forte della sua conferma. C’è da scommetterci: la foto con Orbán sarà la prossima di cui vergognarsi per Salvini e Meloni che riescono sempre ad essere dalla parte sbagliata della storia.

(scritto per La Notizia)