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L’Italia ripudia la guerra vendendo armi ai regimi (Putin compreso)

Putin a parole lo odiano tutti, perfino quelli che prima del 24 febbraio lo adoravano, ci stringevano accordi e ce lo proponevano come modello politico. Ma soprattutto a Putin abbiamo venduto armi nonostante l’embargo europeo: nel 2015 il Governo Renzi ha rilasciato un’autorizzazione per la vendita di 94 blindati Lince alla Russia per un valore di oltre 25 milioni di euro e analizzando i dati Istat si scopre che fra gennaio e novembre del 2021 c’è stata un’esportazione di 3 milioni di euro di merci militari sotto embargo verso la Russia. Dalla relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento – presentata dallo stesso premier Mario Draghi al Parlamento – si scopre che il business con Paesi sotto embargo è un vizio a cui non riusciamo proprio a rinunciare. La Cina è sotto embargo dal lontano 1989 ma il Governo italiano non si è fatto troppi problemi a vederle 230mila euro di software, oltre a comprare armi per 3,9 milioni di euro.

Poi c’è la Libia (con cui non riusciamo a smettere di andare a braccetto) per cui l’Italia ha dato l’autorizzazione all’esportazione di apparecchiature per un valore di 291.350 euro. L’Egitto di Al-Sisi, intanto, non risente di nessuna sanzione (nemmeno un lontano indurimento dei rapporti diplomatici) per la sua continua avversione alla ricerca di verità e giustizia per la morte di Giulio Regeni. Mentre Al-Sisi fa di tutto per non rendere rintracciabili presunti autori dell’omicidio dello studente italiano, il Governo ha spedito qualcosa come 35 milioni di euro di armi automatiche, bombe, missili, veicoli terrestri e apparecchiature. Continua a gonfie vele il rapporto con Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, dove il «Nuovo Rinascimento» ha l’odore e il colore delle bombe sganciate in Yemen. Ma su queste armi non si infiammano gli animi dei giornali e dei politici, non si dibatte in tv e non si litiga in Parlamento. Se non vi è capitato di leggerne, significa che fanno comodo a molti. Ed è una gran brutta notizia.

L’articolo originale scritto per TPI è qui