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Julian Assange estradato negli Usa: i “difensori del giornalismo” restano zitti

Cosa aveva detto Lilli Gruber riferendosi all’Occidente? “Da noi i giornalisti non vengono messi in carcere”. Eppure la corte di Londra ha deciso che Julian Assange sarà estradato negli USA dove rischia qualcosa come 175 anni di detenzione per avere detto la verità e avere fatto il suo lavoro, come dovrebbe farlo chiunque si occupi di giornalismo, ovvero dire le verità soprattutto se sono scomode al potere. 

Anche questa volta, vedrete, i seguaci di Voltaire non troveranno le parole per esprimere la loro contrita solidarietà che non negano quasi a nessuno per non dover ficcare il naso negli orridi affari degli USA (e di sguincio anche della NATO) che in nome dell’esportazione di democrazia hanno finito per fare dei civili carne da macello e dei suoi prigionieri di guerra vere e proprie cavie di tortura. 

Julian Assange verrà estradato negli USA dal Regno Unito

Dentro ci sono gli USA ma c’è anche Londra che con la sua ministra degli Interni Primi Patel è pronta per dare il via libera finale all’estradizione di Wikileaks, tra l’altro in un momento in cui il rapporto tra i due alleati è rinsaldato dalla guerra in Ucraina.

La storia di Assange, scavandola con l’unghia, mostra anche una Svezia che è molto diversa dalla patina della patria del Nobelma che si è distinta negli anni per una detenzione che nel 42% dei casi utilizza l’isolamento (come scritto nelle critiche ufficiali dell’ONU) e che con Assange si è mostrata velocissima il 20 agosto 2010 nell’emettere un mandato di arresto per stupro che poi è stato derubricato dalla stessa procura svedese in fretta e furia come molestia. Quella denuncia è stata utilissima al Regno Unito per incarcerare l’11 aprile del 2019 Assange presso la Prigione Belmarsh e servirlo caldo agli USA. 

Ora la Westminster Magistrates’ Court di Londra ha emesso l’ordine formale di estradizione negli Usa per Julian Assange, durante l’udienza a cui l’attivista australiano ha assistito in videocollegamento. L’ordine è stato emesso dopo un’udienza durata sette minuti: “in parole povere, ho il dovere di inviare il caso al ministro per una decisione”, ha dichiarato il giudice Paul Goldspring.

Resta la possibilità da parte dei legali di Assange di un ricorso all’Alta corte di Londra ma le probabilità di successo sono però ridotte al minimo dopo il lungo iter legale della magistratura britannica e soprattutto il fatto che il mese scorso la Corte suprema si era rifiutata di riesaminare il caso.

Regno Unito, Svezia e USA uniti nell’accerchiamento di Assange

Come giustamente ricorda il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti “la cosa scandalosa è che Assange rischia il carcere per aver rivelato gli imbrogli e i dossier falsificati che hanno provocato l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq. Ma i governanti che hanno prodotto quei dossier girano per il mondo lautamente retribuiti”

Eppure proprio in quest’epoca in cui la guerra così vicina ci propone spaventose forme di propaganda, proprio mentre il mondo discute della veridicità delle narrazioni del potere e delle ricostruzioni giornalistiche al servizio del potere il più grande “informatore non allineato” di questi decenni, colui che ha smascherato la bugia come miccia per le guerre viene dimenticato. Non solo non si vuole imparare dalla sua lezione ma si accetta che la libertà delle sue parole (riscontrate nei fatti) gli costi la privazione della sua libertà personale. E i cantori delle libertà nostra i tacciono quasi tutti. Curioso, vero?

(da La Notizia)