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«Non siamo animali»

I Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) sono uno dei tanti buchi neri in un sistema che gode di impunita disattenzione dalla stragrande maggioranza dei media. Nel Cpr di Gradisca d’Isonzo accade che in virtù degli accordi tra Italia e Tunisia (una corsia preferenziale per i rimpatri con più di qualche lacuna dal punto di vista dei diritti) il rimpatrio venga utilizzato addirittura come minaccia contro famiglie con figli che sono in Italia e lavorano in Italia da anni.

La situazione la spiega bene Francesca Mazzuzi, della campagna LasciateCIEntrare:

«Tutto grazie agli accordi tra i due Paesi che consentono di eseguire rapidamente rimpatri collettivi, contrari alle norme internazionali. Anche il parlamentare tunisino Majdi Karbai ha recentemente mostrato le condizioni del Centro di Gradisca d’Isonzo in un video pubblicato sul suo profilo Facebook. I tunisini appena sbarcati nelle coste siciliane continuano a trovarsi in un vortice di privazione della libertà e di impossibilità di ricevere un’adeguata informativa legale per fare valere i propri diritti. Tanti sono trovati senza documenti in seguito a controlli di polizia, altri sono costretti a una nuova reclusione dopo avere già concluso la pena in un carcere. Tutti hanno una cosa in comune: nessuno è nel Cpr per avere commesso un reato, ma per un illecito amministrativo, violazione che solo per gli stranieri significa privazione della libertà personale. “Qui non funziona niente” raccontano dall’interno, “ci trattano come animali”, “non abbiamo diritti, non ci ascoltano”. “Ma è normale che qui non ci sia un assistente sociale o un operatore legale a cui rivolgersi?”. No, non dovrebbe essere così. Queste figure sono previste anche dai capitolati di appalto che regolano i servizi che l’ente gestore deve garantire, anche se il monte ore previsto è ridicolo rispetto al tempo che dovrebbe essere dedicato a ciascuna delle persone detenute nei Cpr. Alcuni non ricevono una terapia adeguata perché la visita con lo psichiatra avviene dopo oltre un mese dall’ingresso nel Cpr e solo dopo accese proteste si ha la possibilità di essere ascoltati. Succede di tutto: tentativi di suicidio, atti di autolesionismo, materassi incendiati, solo per ricevere cure ed essere trattati come “persone”. Solo per avere accesso ai diritti basilari. Se ingoi lamette e bevi candeggina non vieni portato immediatamente in ospedale, ma nell’infermeria del centro ti danno “uno sciroppo”.  In questo indegno gioco psicologico in cui si è continuamente minacciati di venire rimpatriati tutti e in qualsiasi momento, c’è chi non dorme da giorni… perché vengono a prenderti la mattina molto presto. Qualche giorno fa ci sono state “grandi pulizie”, pare fosse imminente l’ingresso di una qualche associazione per i diritti umani, ma finora non si è visto nessuno. Nessuno che possa raccogliere le testimonianze e le storie di chi chiede solo di essere ascoltato e di essere trattato con dignità.
A un certo punto pare aprirsi una breccia dalla quale scorgere un briciolo di umanità. La scorsa settimana sono stati messi a disposizione un pallone e delle carte da gioco. Una grande conquista, giocare aiuta a passare il tempo e a distrarsi dal chiodo fisso del rimpatrio, ma ecco che, alcuni giorni fa, insieme a un pallone arriva anche uno scontrino di euro 8.90 a carico delle persone recluse nel Cpr. Un altro misero modo di lucrare sulla pelle di chi è privato della libertà. …  Al momento è in corso la gara di appalto per la nuova gestione del Centro di Gradisca, per 150 posti, per un importo di circa due milioni e mezzo di euro per un periodo di dodici mesi, rinnovabile di altri dodici. Le offerte sarebbero dovute essere presentate entro il 31 marzo 2022 per l’avvio di gestione previsto al 16 giugno, ma per ora non è stata pubblicata alcuna notizia sui partecipanti alla gara e tantomeno del suo esito».

Continuando a tollerare sacche di illegalità prima o poi, la storia ce lo insegna, capita di finirci dentro.

Buon lunedì.

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