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Non vediamo l’ora di assistere al referendum sul Reddito di cittadinanza

Non vediamo l’ora di assistere al referendum sul Reddito di cittadinanza

In un Paese normale, dove questi presunti leader politici avrebbero un buon amico che gli direbbe di smettere di vivere nella loro bolla, oggi dovremmo avere tutti i leader di partito nelle piazze per un tour di comizi al contrario. Ascoltare invece di parlare, tastare il polso di un Paese che mentre questi discutono delle loro alleanze vere, finte e presunte è pieno di persone che guardano con enorme preoccupazione il proprio futuro.

Saprebbero, ad esempio, che l’unica lista che interessa davvero non è quella dei presunti amici di Putin buoni per giornali che – come i referendum – hanno più opinionisti che lettori ma la lista della spesa che soffre negli ultimi giorni del mese, in attesa spesso del salario da fame del mese successivo.

Saprebbero, i nostri politici, che esistono preoccupazioni che riguardano il domani, subito qui, e che con l’autorevolezza (vera o presunta) del presidente del Consiglio non riescono a impolpare il proprio conto corrente. Saprebbero anche che mentre si discute di diritti con la frivolezza di influencer con stipendi da senatori c’è gente che è nata in Italia e non riesce a ottenere la cittadinanza, scoprirebbero che la comunità LGBTQ+ continua a contare feriti nel bollettino quotidiano, scoprirebbero che la precarizzazione del lavoro ha precarizzato anche le speranze, scoprirebbero che la povertà aumenta mentre certa imprenditoria ingrassa, scoprirebbero che in Italia si riesce a essere poveri anche lavorando.

Ma non lo capiranno, vedrete, e faranno peggio. Anzi, non vediamo l’ora di assistere al referendum sul Reddito di cittadinanza.

Buon lunedì.

 

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