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A proposito di salari da fame (e delle notizie curiosamente taciute)

La Cgil è tornata in piazza. L’avete letto? Poco, sicuro. Figurarsi se ci si può permettere di rovinare la festa e la narrazione. Il sindacato di Landini è tornato in piazza del Popolo a Roma ma questi sono tempi in cui i sindacati non tornano utili per bastonare qualche nemico per cui non sono nemmeno attaccati, semplicemente si nascondono.

In piazza si sono ascoltate storie che dovrebbero finire sui giornali. E invece niente. Si è ascoltato Dario Salvetti, delegato Gkn della Fiom che ha raccontato che la lotta è gioia e cura. Perché sarebbe ora di educarci al conflitto, da sempre mezzo per ottenere diritti.

Ci sono stati gli studenti che hanno raccontato storie come quelle di «Nadia che lavora dai 16 anni ma sempre in nero o tirocinio e dopo 10 anni ha 3 mesi di contributi pensionistici». «Non siamo più disposti a farci calpestare: non abbiamo nulla da perdere e per questo che non potranno fermarci», dice uno studente universitario.

Auli ha raccontato la precarietà di Stato: «Noi 700 somministrati che lavoriamo per il ministero dell’Interno al servizio immigrazione: primo contratto 6 mesi, secondo 3 mesi, terzo 40 giorni. Poi grazie alla lotta con Nidil Cgil ora 9 mesi. La precarietà è soprattutto donna e io sono dovuta tornare a lavorare 48 ore dopo aver perso mio figlio in grembo».

Poi c’è Maurizio Landini che chiede alla politica di «cancellare le leggi folli sulla precarietà» che sono la «prima causa dei bassi salari dopo 20 anni di competizione giocata solo sulla loro compressione da parte degli imprenditori». E infine, sul salario minimo, un argomento tabù che qui da noi non accenna nessuno: l’estensione del Trattamento economico complessivo con diritti, ferie e tredicesima anche per le partite Iva.

Sarà un autunno caldo.

Buon lunedì.

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