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Turci e Pascale oggi spose. E l’omofobia come regalo

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Eccoli gli odiatori omofobi. Sono quelli che probabilmente hanno applaudito quando hanno seppellito il Ddl Zan perché no, perché non serviva. Perché, dicono, qui da noi nessuno ce l’ha con nessuno. Eccoli da ieri che si sono scatenati appena saputa la notizia che Paola Turci e Francesca Pascale hanno deciso di celebrare la loro unione civile oggi a Montalcino.

Paola Turci e Francesca Pascale annunciano la loro unione civile e sui social si scatenano gli insulti omofobi

Del resto gli omofobi che sono convinti di non esserlo di solito riescono a sbavare il loro odio nel piccole quotidianità (casa-ufficio-bar) in cui trovano qualcuno con cui darsi di gomito mentre in questo caso la popolarità delle due li ha spinti a uscire dal recinto della loro piccola vergogna da cortile. Non è niente di nuovo. 

Oggi ce ne accorgiamo perché Paola Turci e Francesca Pascale sono finite sui giornali e sono diventate notizia, nei casi peggiori, quelli che si limitano a essere uno scandalo di quartiere, lo stesso odio, sicuramente con meno freni, si riversa tutti i giorni senza emergere dall’ambito breve. Del resto mentre scrivo questo articolo in giro per l’Italia c’è qualcuno e qualcuna che si sente dare del frocio, della lesbica e che ha infilzate nella schiena le risate dei passanti.

Verrebbe da dire ben venga la notizia, ben vengano i titoli su un problema fisiologico di questo tempo, se servono ancora una volta a tastare il polso di un Paese bigotto e omofobo che sculetta da moderno ma è incagliato nel secolo scorso. Ben vengano le denunce di chi ha voce e di chi ha luce per dipanare il buio che troppi ancora insistono a negare.

Paola Turci e Francesca Pascale fanno paura perché sono felici. Per questo sono una spina nel maschilismo.

Paola Turci e Francesca Pascale fanno paura perché sono felici. Paola e Francesca (mi perdoneranno la familiarità ma ne abbiamo scritti così tanti di articoli solo con il nome per dover proteggere le vittime) sono la dimostrazione che l’amore irrompe fregandosene dei tempi, dei modi, delle storie e degli schemi. Tutte e due, tra l’altro, sono una spina nel maschilismo.

Paola Turci è la donna elegantissima e bellissima che i fallocrati si pentono di avere ammirato, come se il suo amore fosse un tradimento al modello che qualcuno vorrebbe imporre. Nell’epoca in cui dei personaggi pubblici si vorrebbe conoscere tutto, anche il più insignificante particolare della loro vita privata, ci arroghiamo il diritto di gridare allo scandalo se non amano come vorremmo noi. I benpensanti, si sa, sono tiranni che vorrebbero il mondo a loro misura perché hanno paura del mondo.

Francesca Pascale vive l’esperienza di essere odiata dagli stessi che l’hanno venerata come donna del capo. Per i suoi detrattori il danno è doppio: tocca le corde dei loro pregiudizi e contemporaneamente “sporca” la fedina sentimentale del loro idolo.

Anche in questo caso la lezione è sempre la stessa: per gli omofobi, accade sempre, le persone non esistono: esistono solo i ruoli che vanno rispettate. Non hanno occhi per la persona nella sua natura libera ed è anche per quello che non riescono a vedere gli innamorati, i poveri, i disperati. Ed è per questo che hanno una vita buia che vorrebbero riempire inondando di buio anche tutti gli altri.

Loro, Paola e Francesca, in questo marasma di bile sul pavimento, intanto veleggiano felici. Non si sposano, anche se i giornali distratti non se ne sono accorti: nell’Italia è concesso un istituto di serie b che non ha niente a che vedere con il matrimonio egualitario. Sarebbe stata una buona occasione per parlarne e invece siamo ancora all’odio.

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