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Le lacrime di Giorgia e del coccodrillo

Niente, non ce la fanno. Fingono di essere rispettosi della Costituzione e dei ruoli che ora ricoprono avendo vinto le elezioni ma poi basta un debole soffio per svelare la natura di Giorgia Meloni e della classe dirigente del suo partito. Le celebrazioni della nascita del Movimento sociale italiano sono una cartina tornasole.

Prima è stato il turno di Isabella Rauti che cita Tolkien («le radici profonde non gelano») che fomenta la fiamma, la stessa che Giorgia Meloni definì simbolo del «riconoscimento del percorso fatto da una destra democratica nella nostra storia repubblicana» rispondendo a Liliana Segre. Ieri è spuntato anche Ignazio La Russa che, tra le altre cose, da presidente del Senato dovrebbe avere un equilibrio ancora maggiore. Furbescamente La Russa (come nel caso di Isabella Rauti) pone la questione con un po’ di condimento familiare e ricorda la fiamma riferendosi al padre «che fu fra i fondatori del Movimento sociale italiano in Sicilia e che scelse il Msi per tutta la vita, la via della partecipazione libera e democratica in difesa delle sue idee rispettose della Costituzione italiana». Il tutto con la fiamma tricolore, ovviamente.

«Signori, – ha scritto ieri il dem Emanuele Fiano – in questi giorni l’esaltazione dell’Msi, partito fondato dai fascisti reduci di Salò, come Almirante e Romualdi, è ormai ai massimi livelli, qui la seconda carica dello Stato. E voi? Ex colleghi in Parlamento? Tutti zitti?». Qualcuno giustamente protesta. La Russa si difende. Per fortuna rimette le cose a posto la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni: «Si celebrano oggi – dice Di Segni –  i 75 anni dalla promulgazione della Costituzione repubblicana, l’affermazione della nostra democrazia antifascista. Eppure c’è chi ritiene di esaltare un altro anniversario – quello della fondazione del Msi – partito che, dopo la caduta del regime fascista, si è posto in continuità ideologica e politica con la Rsi, governo dei fascisti irriducibili che ha attivamente collaborato per la deportazione degli ebrei italiani. Grave che siano i portatori di alte cariche istituzionali a ribadirlo, legittimando quei sentimenti nostalgici». Netto anche l’Anpi. «Con tutto il rispetto per i suoi affetti familiari, l’Onorevole La Russa non ha ancora capito che è il Presidente del Senato della Repubblica antifascista e non il responsabile dell’organizzazione giovanile del Msi. Il suo post è uno sfregio alle istituzioni democratiche», fa sapere il presidente dell’associazione nazionale partigiani, Gianfranco Pagliarulo.

Chissà che ne dicono coloro che avevano scambiato le lacrime di Giorgia Meloni qualche giorno fa in occasione dell’Hannukkah, ricordando la deportazione degli ebrei. Chissà a cosa si riferiva la presidente del Consiglio quando nel suo discorso disse “non tradiremo”. Chissà cosa altro ci vuole per capire che Giorgia Meloni e i suoi compari sono quella roba lì, nient’altro. A proposito, il nome Msi fu scelto – lo dicono i fondatori stessi – perché  «M è l’iniziale per noi più chiara e significativa, non esprime solo Movimento, ma lo consacra con l’iniziale mussoliniana. Vi sono poi le due lettere qualificative della Rsi».

Buon mercoledì.

Nella foto: Giorgia Meloni alla cerimonia dell’Hannukkah (frame video YouTube Vista)

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