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Salvini, Fedez, le foibe e il razzismo. A Sanremo più liti che musica. Si chiude il Festival, ma è sembrato Tribuna politica. Polemiche di ogni genere. Non ci è mancato Zelensky

Le canzoni sono l’ultima cosa. Quello che conta, per certi politici e per certi giornalisti, è innescare polemiche per mettere dentro Sanremo i loro pregiudizi, le loro nevrosi e le loro inettitudini. Ecco il nostro Bestiario sanremese.

Liberi di fare schifo

“Noi le diamo la maglia azzurra, la Egonu ci dà dei razzisti”, titola il quotidiano Libero, riferendosi al monologo della pallavolista Egonu che ha parlato del razzismo in Italia. Solo che quelli di Libero non si sono resi conto di avere confezionato un titolo che è la certificazione in carta bollata del loro razzismo. La divisione tra “noi” e “loro” è un’idiozia che ormai si usa solo nel Ku Klux Klan dove credono che i diritti siano una gentile concessione. A dire il vero è anche l’ideologia di questa destra e di Libero, in effetti. Quindi forse il “noi” sta per “noi razzisti”.

Urca, le foibe!

Dalle parti del governo si sono dimenticati – piuttosto in ritardo – che le foibe tornano sempre utili per fare un po’ di propaganda contro la Giornata della memoria che a loro va sempre di traverso. Così ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani ha usato il Festival di Sanremo per meritarsi qualche spazio sui giornali: “Fa male vedere che anche nella televisione pubblica dello Stato esistono ancora tragedie di serie A e di serie B: trasmissioni in cui si dà voce a tutti ma pare non ci siano 30 secondi per dar voce al dolore e al ricordo delle foibe e dell’esodo dei fiumani, degli istriani e dalmati”, ha spiegato ieri.

Poi ha precisato di non voler “interferire con Sanremo, che – dice Ciriani – dovrebbe essere solo una trasmissione di canzonette ma vedo che è diventato il luogo politico per eccellenza di Italia”. Sempre con questo brutto vizio di scambiare i diritti per “politica”. Politica degli altri, ovviamente.

Niente… gilioli per Gramellini

“Gramellini, forse anche per difendere se stesso, difende Ferragni – o meglio difende il principio secondo cui la banalizzazione è lo strumento più efficace di divulgazione, perché se “parli difficile” non ti ascolta nessuno”, scrive sul suo profilo Facebook il direttore di Radio Popolare Alessandro Gilioli.

Gilioli esprime un concetto che vale per Sanremo ma sta bene su quasi tutto: “Di Ferragni non so. Di Gramellini penso – senza alcun astio, semmai solo con invidia per il suo modello Unico – che abbia un filo esagerato nella ricerca della semplificazione, e non sono sicuro che questo giovi a una società in cui la semplificazione è ormai quasi totalizzante, al limite dell’analfabetismo di ritorno. Rinunciare totalmente a un minimo di “pedagogia della complessità” rischia di diventare una sconfitta sociale, anche se probabilmente giova al successo del comunicatore”.

Roccella di poca Fedez

Il cantante Fedez, ospite a Sanremo, ha tuonato contro i viceministri che si vestono da nazisti e contro la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella. La ministra risponde spiegando che “quelle che passano per contestazioni oggi sono spesso il massimo del conformismo. Mentre a volte dire una cosa di semplice buonsenso diventa un gesto quasi trasgressivo”.

Quello che non capisce la ministra è che le sue dichiarazioni contro l’aborto non sono “trasgressive” ma solo stupide.

La malinconia di Salvini

Ogni pomeriggio Matteo Salvini rilascia dichiarazioni in cui dice di non essere interessato al Festival di Sanremo e che non lo guarderà. Per un misteriosa congiunzione spazio-temporale il giorno dopo commenta le vicende di Sanremo. Ormai è in tilt. Tra poco lo vedremo infilarsi nelle telecamere dietro ai cantanti come un disturbatore qualsiasi

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