La terza cosa che penso – da circa 15 anni a dir la verità – è che quello dell’adozione tecnologica sia un tema quasi esclusivamente culturale. 20% infrastruttura, 80% illuminazione. Che il divario digitale non si risolve con un corso obbligatorio di “spingi qui, ora clicca lì” ma che servano, infrastrutture certo ma anche scuola, università, televisioni, salotti di casa e vita quotidiana mediati dalla tecnologia. Con un distinguo bolscevico importante: non ogni tecnologia è utile alla causa della crescita della società, non tutto quello che è Internet e digitale è automaticamente adatto. La responsabilità politica oggi come ieri è tutta nell’esercitare questa azione di indirizzo e scelta volando alti sopra le proposte del mercato: avvicinare i cittadini alle tecnologie “buone” e rimanere neutrali rispetto a tutte le cazzatine intorno. Non facile.
Massimo Mantellini sul suo blog con tre idee sulla chimera di una seria agenda digitale.