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Giulio Cavalli

La lezione inutile di tangentopoli

 A vent´anni di distanza dal loro inizio, Tangentopoli e la crisi della “prima Repubblica” evocano oggi l´inevitabile crollo di un edificio corroso e al tempo stesso una ricostruzione radicalmente mancata. Non suggeriscono celebrazioni ma riflessioni amare sulla difficoltà, se non l´incapacità, del Paese a cambiare rotta. Impongono con urgenza ancora maggiore quel profondo esame di coscienza che allora non facemmo, preferendo rimuovere le radici del disastro. Lasciammo così largamente inalterati, dietro una “rivoluzione” di superficie, i guasti che erano stati alla base di quel crollo e costruimmo inevitabilmente sulla sabbia, se non sulle sabbie mobili. Per questa via le macerie della “seconda Repubblica” si sono inevitabilmente aggiunte a quelle della “prima”: di entrambe dobbiamo oggi sgomberare il campo, e solo considerandole nel loro insieme possiamo individuare gli elementi necessari per una inversione di tendenza ancora possibile. Guido Crainz invita giustamente a non festeggiare inutilmente Mani Pulite. La questione sta nelle chiavi di lettura che sembra si siano subito perse. L’opinione di Piercamillo Davigo in questo senso è chiarissima: “Ora viviamo una fase di restaurazione. Il sistema politico si è rapidamente ricomposto in forme nuove pur continuando a calpestare sia la volontà dell’opinione pubblica (aggirando, ad esempio, l’esito del referendum sull’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti), che le esigenze imposte da istanze istituzionali (come Onu, Consiglio d’Europa, Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale, Ocse) di ridare legalità e trasparenza alle istituzioni e al mercato”

Le coincidenze a Lodi

Le scrive bene Cyrano in un post che vi invito a leggere. Perché ne sentiremo parlare ancora e perché stiamo lavorando anche su questo. Solo per avere la premura di comunicare a tutti (!) il corso del nostro essere curiosi. Si intende. Per chi intende. E perché forse le cose non succedono mai per caso.

Il rimpasto dal cilindro di Formigoni

Adesso l’eleganza e l’opportunità entrano nella nuova giunta Formigoni. Vi trovano bei personaggi come Alessandro Colucci, assessore Pdl al verde, che ricordiamo per una sua indimenticabile cena elettorale al ristorante Gianat di Milano, con conto pagato da Salvatore Morabito, l’erede del Tiradritto (“Abbiamo un amico in Regione”, dicevano riferendosi a lui due mafiosi intercettati della cosca di Africo). E come Monica Rizzi, assessora leghista allo sport, che vantava una laurea in Psicologia che non ha mai avuto. Ma il capolavoro del “rimpasto” è l’incarico che Formigoni ha attribuito all’ex presidente della Corte d’appello di Milano, Giuseppe Grechi: delegato alla Trasparenza. Di Grechi si ricordano ottime relazioni all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ma anche, purtroppo, disinvolte telefonate con un membro della P3 (Pasqualino Lombardi), proprio mentre la P3 di Flavio Carboni, Marcello Dell’Utri e Arcangelo Martino si stava dando da fare – sottobanco – per far riammettere alle elezioni la lista Formigoni, esclusa dalla competizione nel marzo 2010 per irregolarità nella presentazione delle firme. Lo scrive Gianni Barbacetto ma, in fondo, lo sanno tutti quelli che leggono i quotidiani e non hanno ceduto all’abbraccio della retorica dell’eccellenza (e ultimamente della trasparenza) formigoniana. E anche di questo parleremo alla prima agorà di NonMiFermo il 3 marzo a Milano. Perché è ora di cambiare passo. Sul serio.

Partiamo. Prima Agorà a Milano. Non mi fermo.

La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata a tutti i giovani è che se la politica non la faranno loro, essa rimarrà appannaggio degli altri, mentre sono loro, i giovani, i quali hanno l’interesse fondamentale a costruire il proprio futuro e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia. […] Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia. (Enrico Berlinguer)

Non Mi Fermo è diventato il luogo in cui stiamo mentre ci prendiamo la responsabilità di ascoltare, ascoltarci e fare politica. Insieme. Non Mi Fermo non è un partito, non è una corrente (anche se le porte sono sempre aperte) e non è un movimento sostitutivo: Non Mi Fermo è un luogo di analisi e una proposta sempre in fieri. Cittadini e amministratori per cogliere l’opportunità, le buone pratiche e le possibili strade da percorrere.

Sabato 3 marzo alle 14.30 a Milano, la prima Agorà al Teatro della Cooperativa su ‘Etica e Politica’. Intervengono: Sonia ALFANO, Luigi DE MAGISTRIS, Giulio CAVALLI, Chiara CREMONESI, Loris MAZZETTI, Daniele BIACCHESSI, Renato SARTI, Patrizia QUARTIERI, Edda PANDO, Diego PARASSOLE, Federico CIMINI, Giovanni GIOVANNETTI, Claudio MESSORA, Jole GARUTI, Alessio BAÙ, Corrado DEL BO’, Piero RICCA, Vladimiro BOSELLI, Chiara PRACCHI, Iolanda NANNI, Daniele CASSANMAGNAGO, Rodolfo SERIANNI, Osservatorio Mafia Monza E Brianza, G.A.S., Comitati Pendolari, Rete Antimafia Brescia, Comitato Acqua Pubblica.

Qui l’evento su Facebook.

L’hashtag su twitter: #nonmifermo

Ora, siamo in movimento. Sul serio.

Formigoni che gioca a ‘bottiglia’

Quanta paura fanno gli omosessuali a Formigoni. Il presidente della Regione Lombardia ha infatti deciso che gay, lesbiche e coppie conviventi non dovevano rovinare il suo San Valentino, e ha mobilitato i collaboratori più fedeli affinché nella notte tra il 14 e il 15 febbraio nessuno potesse tirargli un brutto scherzo. Formigoni e i suoi si sono quindi dovuti inventare un piano di emergenza per evitare che la terrazza del Pirellone somigliasse a un gay pride in miniatura. La prima mossa è stata una semplice dichiarazione, diventata poi un messaggio su Twitter: “S. Valentino a Palazzo Lombardia: il 39 piano non potrà essere utilizzato per manifestazioni di alcun tipo. Vi aspettiamo a Palazzo Lombardia”.  Tutta qui la controffensiva formigoniana? Naturalmente no, anche se questa è stata l’unica azione pubblica. Per le altre il team di Formigoni ha preferito via meno ufficiali. La mattina del 14 febbraio, tutti i dipendenti del Consiglio regionale si sono ritrovati un messaggio nella rete interna che li invitava a un’anteprima dell’apertura del 39esimo piano. L’articolo de L’Espresso qui.

#salvaiciclisti, si continua

La proposta di legge #salvaiciclisti continua a grandi passi. Repubblica ha ripreso l’appello che avevamo lanciato qui qualche giorno fa (con un eccesso di paternità, ma va bene così) e su twitter l’hashtag #salvaiciclisti si conferma vivo. Sul gruppo facebook continuano le adesioni e si cominciano ad interpellare i deputati. Sentire parlare d’inverno di bici è già un fatto strana. Tutti in gruppo è proprio un bel vedere. Noi stiamo preparando le carte per Regione Lombardia.

I Giovani (poco) Democratici di Catania

I giovani del PD di Catania preparano un bel filmatino promozionale per il tesseramento. E vi prego di guardarlo qui e vi prego di spiegarmi quale sia il senso del messaggio pubblicitario. Anche perché Catania è la terra di Pippo Fava, tanto per capirsi. E perché un video (e, generalmente, un messaggio) per il tesseramento è il manifesto programmatico detto in pochi secondi e in poche righe.

Aggiornamento. I commentatori (che ringrazio) mi fanno notare che il video è la parodia di un video virale di un Panda che distrugge tutto quando gli viene detto di no. Ringrazio per la segnalazione. Ma l’efficacia mi lascia perplesso (si può, no?). Pippo Civati, del resto, è d’accordo con me. Sull’accanimento contro il PD (o GD) sorrido. Perché come scrive Giulia (proprio su questo argomento, qui) l’importante è farsi capire. (PS: comunque l’attività dei ragazzi di Catania è rintracciabile sul loro sito ed è da ammirare, escluso lo spot)

Leghista, Kebab e la labirintite lombarda

Siamo in aula a discutere della legge ‘Harlem’ con cui la Lega (in pratica) vuole liberare la Lombardia da kebabbari e affini (trovate info qui). Anzi, in realtà in aula saremo si o no una decina per esempio sui banchi del PDL ci sono sedute 2 persone e sui banchi sella Lega si fa una gran caciara. Anche nei banchi della minoranza galleggia una certa desolazione. E sembra che non si riesca a cogliere la portata culturale che sta dietro alla proposta leghista: la discriminazione come unico ingrediente credibile per combattere la paura. E le discussioni in aula si perdono nei rivoli costituzionali. Mentre qui si chiacchiera come dei ragazzetti in gita fuori i lavoratori ALCATEL manifestano per i tagli che subiscono. Sarebbe un incubo kafkiano ma Kafka in Lombardia non potrebbe aprire una bancarella di incubi. La Lega non vorrebbe.

#salvaiciclisti: una proposta di legge

La scorsa settimana il Times di Londra ha lanciato una campagna a sostegno delle sicurezza dei ciclisti che sta riscuotendo un notevole successo (oltre 20 mila adesioni in soli cinque giorni).

In Gran Bretagna hanno deciso di correre ai ripari e di chiedere un impegno alla politica per far fronte agli oltre 1.275 ciclisti uccisi sulle strade britanniche negli ultimi 10 anni. In 10 anni in Italia sono state 2.556 le vittime su due ruote, più del doppio di quelle del Regno Unito.

Questa è una cifra vergognosa per un paese che più di ogni altro ha storicamente dato allo sviluppo della bicicletta e del ciclismo ed è per questo motivo che mi unisco all’appello dell’Associazione Ciclonauti per chiedere che anche in Italia vengano adottati gli 8 punti del manifesto del Times:

  1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote.
  2. 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato.
  3. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti.
  4. Il 2% del budget dell’Anas dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione.
  5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida.
  6. 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili.
  7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays.
  8. Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.

Il manifesto del Times è stato dettato dal buon senso e da una forte dose di senso civico. È proprio perché queste tematiche non hanno colore politico che chiediamo un contributo da tutti affinché anche in Italia il senso civico e il buon senso prendano finalmente il sopravvento.

Chiunque volesse contribuire al buon esito di questa campagna può condividere questa lettera attraverso Facebook, attraverso il proprio blog o sito e attraverso Twitter utilizzando l’hashtag #salvaiciclisti.

Ora bisogna trasformare i contributi in una seria proposta di legge. Chiunque abbia idee, suggerimenti e collaborazioni noi siamo qui. In bici.