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Giulio Cavalli

Fenomenologia di una calabrizzazione

Prendetevi qualche minuto per guardare la prima parte di questo documentario dalla webtv Cortocircuito, parte del loro ultimo documentario “La ‘ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana“. I razzi intervistano il sindaco di Brescello Marcello Coffrini (PD);

Il primo cittadino parla della realtà locale negando che ci siano “mai state denunce per estorsione o ricettazione”. E poi descrive come “una persona educata e composta” Francesco Grande Aracri, boss condannato in via definitiva per mafia nel 2008, soggetto a regime di sorveglianza speciale e considerato il punto di riferimento dell’ndrangheta in Emilia. La troupe di giovani studenti e giornalisti si fa accompagnare da Coffrini sui terreni sequestrati alla famiglia (beni per 3 milioni di euro). Subito vengono raggiunti da un furgoncino che chiede spiegazioni e poi dallo stesso Aracri. Il sindaco si apparta con il boss per spiegare la situazione e tornato in macchina spiega: “E’ lui Francesco Grande Aracri. E’ gentilissimo, molto tranquillo. Parlando con lui si ha la sensazione di tutto tranne che sia quello che dicono che sia. Lui è uno molto composto ed educato che ha sempre vissuto a basso livello. La famiglia qui ha un’azienda che adesso è riuscita a ripartire: fanno i marmi. Mi fa piacere che siano ripartiti”.

(via)

Lo scalpo 18

Se volete stiamo qui a parlare tutto il giorno, come nei talk show, del contenuto dell’articolo 18: quante aziende vi sono sottoposte, quanti lavoratori, quanto ancora ne è rimasto effettivo dopo la riforma Fornero, quindi quanto incide sull’occupazione e sulle assunzioni, eccetera eccetera.

Credo però che anche il più svampito tra gli italiani abbia compreso che non è dell’articolo 18, come contenuti ed effetti, che si sta parlando: ma semplicemente di uno scalpo, dal fortissimo valore simbolico.

Gilioli qui.

Lodigiani di cui andare fieri: Massimo Guarischi

I pm di Milano Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio hanno chiesto la condanna a tre anni e otto mesi per l’ex consigliere regionale del Pdl Massimo Gianluca Guarischi, accusato di corruzione aggravata nell’ambito di un presunto giro di tangenti nella sanità lombarda. Per i pm alla luce dei suoi precedenti penali Guarischi non merita le attenuanti generiche.

È questa la conclusione della requisitoria dei pm nel processo a carico dell’ex consigliere lombardo Massimo Gianluca Guarischi imputato per un presunto giro di tangenti nella sanità. Arrestato nel marzo del 2013 con le accuse di corruzione e turbativa d’asta, sarebbe stato, secondo l’accusa, una sorta di «grimaldello» per sbloccare finanziamenti regionali per forniture in campo sanitario in cambio di tangenti, versate dagli imprenditori della famiglia Lo Presti e da girare a pubblici ufficiali della Regione Lombardia, quando era guidata da Roberto Formigoni.

Secondo i pm Guarischi aveva «un rapporto privilegiato con Formigoni che ha determinato esborsi da parte sua per una struttura di piacere organizzato» a favore dell’ex presidente regionale. «La regola per 10-15 anni nella gestione della sanità lombarda è stata che non si potevano concludere contratti per servizi di fornitura se non vi era la disponibilità delle imprese a versare denaro con la presenza di intermediari legati a referenti politici», la denuncia formulata dal pm di Milano Claudio Gittardi.

(fonte)

Il “protocollo farfalla” e l’inchiesta che sembrava una fantasia

Ne aveva parlato Sonia Alfano eppure tutti avevano fatto finta di non sentire. Qui se non fai antimafia che rassicuri finisci fuori dalle baronie antimafiose, del resto.

E adesso invece sul “protocollo farfalla” è stata addirittura aperta un’inchiesta:

Sembrava quasi una leggenda. Adesso, invece, il protocollo “farfalla” non è più un segreto. A indagare è la Procura di Palermo. I magistrati del capoluogo siciliano hanno rinvenuto il documento in cui sono contenuti i termini di un accordo tra il Sisde e il Dap(Dipartimento per gli affari penitenziari), siglato nel 2004, e attraverso il quale i servizi di sicurezza potevano “operare” in segreto all’interno delle carceri, senza alcun tipo di autorizzazione formale.

I pm hanno acquisito il fascicolo e stanno facendo luce sull’accordo top secret. La scoperta è stata fatta a Roma. Insomma, roba di dieci anni fa che viene a galla oggi. I magistrati che stanno indagando, sono già impegnati in un altro filone, quello riguardante la trattativa Stato-mafia.

L’esistenza di questo documento è stata per anni taciuta e negata, proprio alimentando il suo “fascino”, fino a farla diventare quasi una leggenda. A negare, per due lustri, erano stati i vertici del Dipartimento. Al centro dell’inchiesta sono finite anche le intercettazioni in carcere del boss Totò Riina insieme al compagno dell’ora d’aria, ovvero il detenuto pugliese Alberto Lorusso. L’inchiesta è condotta dai magistrati Roberto Tartaglia, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, prende il via dopo le ammissioni del pentito Sergio Flamia, che ha raccontato dei suoi contatti con gli 007 quando era detenuto a Palermo.

Il protocollo “farfalla” prevederebbe la gestione da parte del servizio segreto di “contatti” e “relazioni” non registrate con i detenuti al regime del 41 bis, il carcere duro per mafiosi e terroristi.

Ma pensa.

Sacra Corona Unita

Sedici persone in manette. Alcune con l’accusa di appartenere alla Sacra corona unita.  Dalle prime luci dell’alba è in corso una vasta operazione antimafia condotta dagli uomini della Dia di Lecce che stanno eseguendo, nelle provincie di Brindisi, Bari e Pavia, 16 ordinanze di custodia cautelare. Tra gli arrestati figurano un boss e due noti affiliati alla Sacra Corona Unita, tre imprenditori di Mesagne ed un ex consigliere comunale della stessa città. Gli arrestati sono tutti indagati, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, usura, estorsione e riciclaggio (questi ultimi reati aggravati dalle modalità mafiose). Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un milione di euro. Sono impiegati oltre cento uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce, Bari, Napoli, Catanzaro e Salerno.