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Giulio Cavalli

Ora si può scrivere: il giudice è mafioso

Quando i cattivi sono quelli pagati per essere buoni:

11298fotoLa corte d’Appello di Milano ha condannato l’ex giudice del Tribunale di Reggio Calabria, Vincenzo Giuseppe Giglio a 4 anni e 5 mesi di reclusione riducendo lievemente la pena inflitta in primo grado a 4 anni e 7 mesi. Il giudice è accusato di corruzionerivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento aggravato per aver agevolato l’attività del clan della ‘ndrangheta Valle-Lampada. La corte d’Appello di Milano ha poi condannato l’ex consigliere della Regione Calabria Francesco Morelli a una pena di 8 anni e 3 mesi (in primo grado aveva avuto 8 anni e 4 mesi).

La quarta corte d’Appello di Milano ha poi condannato Raffaele Fermino a 4 anni e 8 mesi di reclusione, il medico Vincenzo Giglio a 7 anni di carcere, Leonardo Valle a 8 anni e 6 mesi, Francesco Lampada a 3 anni e 8 mesi, l’ex militare della Guardia di finanza Luigi Mongelli a 4 anni e 5 mesi di reclusione, Maria Valle a 2 anni e 9 mesi di reclusione e altri tre finanzieri, Luciano RussoMichele Noto e Michele di Dio, a 3 anni e 9 mesi di reclusione. In primo grado, questi ultimi tre, erano stati invece assolti. Le motivazioni dei giudici saranno depositate entro 90 giorni. Il procedimento concluso oggi in appello riguarda le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia.

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Il partito della fiducia

Massimo Bray (uno dei Ministri di cui avremmo bisogno) riprende sul suo sito il tema della (s)fiducia nella politica. Il partito della fiducia è una minoranza ben più piccola del computo totale dei votanti. già misero, in cui stanno anche i professionisti delle prebende e dei personalissimi stretti ritorni economici. Raramente ci capita e ci succede di sentire in ambito politico una fiducia “etimologica”, cioè qualcuno che speri che si realizzino i progetti in cui crede, in un momento dove anche il meno peggio può raggiungere percentuali a due cifre. Per questo la ricostruzione di un’area politica che “faccia” la sinistra non può che passare attraverso la ricostruzione di un modello di cittadinanza profondamente diverso nel curare le proprie speranze senza svenderle a nessuno, senza nomi, senza salvatori ma semplicemente (e non è per niente semplice) aderenti ad un progetto. Come scrive Bray:

La fiducia si basa principalmente – e naturalmente – sulla percezione di una possibile realizzazione delle aspettative: l’unico genere di società in grado di rendere felici i suoi cittadini è la repubblica virtuosa, la res pubblica ciceroniana, nella quale tutte le leggi sono rivolte al bene pubblico e i governanti agiscono nell’interesse del popolo. La repubblica ‘virtuosa’ è tale in quanto edificata su una serie di valori condivisi e rispettati. Il rischio insito in una perdita di fiducia, dunque, è quello di rendere difficile, o anche impossibile, come accennavo prima, quei processi di identificazione dei rappresentati con i rappresentanti che sono stati da loro direttamente o indirettamente delegati a gestire la cosa pubblica; di rendere difficile o impossibile che le forze positive che vengono, per così dire, dal basso, vale a dire dall’impegno individuale e collettivo dei singoli e dei gruppi, possano incontrarsi con le responsabilità di chi ha il compito istituzionale di gestire l’ambito pubblico nell’interesse della comunità.

Ho avuto già occasione di riflettere, in altre occasioni, su quello che è forse il dato che più mi ha colpito durante i dieci mesi nei quali ho ricoperto la carica di Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: nei moltissimi incontri, nelle moltissime occasioni di dialogo e di ascolto, nelle numerose esperienze di conoscenza con tante realtà del nostro Paese che mi sono state offerte dal mio ruolo, mi sembra di aver colto soprattutto un forte bisogno di cambiamento, una forte richiesta di attenzione: quell’energia positiva che attraversa l’Italia alla quale accennavo prima, un’energia che rappresenta la parte migliore del Paese, un’energia che chiede un futuro differente, un’energia sulla quale siamo chiamati a costruire il nostro futuro. Perché questo sia possibile, tuttavia, è necessario ricostruire la fiducia; e per far questo occorre che cambi il modo di fare politica, occorre ripensare i modi, le forme, i contenuti dell’impegno della politica e delle istituzioni.

In questo senso, vale la pena tornare a riflettere su quella che può apparire, e indubbiamente è, una nozione ben nota, che tuttavia vorrei recuperare in chiave non soltanto critica, ma anche propositiva. La nozione è quella per la quale l’epoca in cui ci troviamo a vivere è caratterizzata dal predominio dell’apparire sull’essere: un fenomeno che pervade ogni aspetto della comunicazione e della vita associata, e che può essere sintetizzato, con riferimento più diretto alla vita politica, nel semplice assunto per il quale, mentre in passato un esponente politico ‘compariva’ perché si era guadagnato la notorietà con le proprie azioni rivolte alla difesa del bene pubblico, oggi viceversa si è famosi perché si compare, a prescindere da qualsiasi merito personale o da qualsiasi altra considerazione. Quando invece occorrerebbe forse sovvertire questo paradigma, rinunciando preventivamente ad apparire e concentrandosi esclusviamente sul ‘fare’. Non si tratta, si faccia attenzione, di un’istanza etica, o – in ogni caso – esclusivamente etica: la rinuncia all’apparire si lega anche, infatti, a un più diretto impegno per il bene comune, a una concezione dell’agire politico come servizio alla comunità, contrapposto ad ogni forma di sterile protagonismo. Mi piace ricordare a tale proposito come nello scrivere, nelle Origines, la storia di Roma dalla fondazione all’epoca a lui contemporanea, Catone sceglieva di non chiamare per nome i singoli condottieri, vale a dire i massimi protagonisti delle vicende da lui narrate: una scelta che potrà apparire oggi certamente estrema, ma con la quale egli intendeva opporsi al culto carismatico dei membri delle famiglie nobili, elaborando una concezione della storia di Roma come opera collettiva del suo popolo, e contrapponendo in tal modo al prestigio delle gentes quello della res publica. E mi piace ricordare anche, recuperando – con qualche cautela in più – un esempio a noi più distante dal punto di vista sia geografico che cronologico, quelle società primitive dell’America Meridionale descritte da Pierre Clastres, l’antropologo considerato da molti l’erede di Claude Lévi-Strauss, nel libro intitolato, significativamente, La società contro lo Stato: le società cosiddette ‘senza potere’, nelle quali il capo è al servizio della comunità, e non viceversa.

 

Ecologia nella cronaca

Anche per la mia esperienza personali non posso non sottolineare due punti del post di Alessandro:

2. Sto pensando di costituirmi parte civile contro tutte quelle testate che parlando del genitore biologico di Giuseppe Bossetti lo definiscono “il vero padre” (tipo La Stampa, pagina 5). Il vero padre, se c’è stato, e buono o pessimo che sia stato, è quello che ha cresciuto Giuseppe dalla nascita all’età adulta, come sa qualunque genitore adottivo: non chi si è fatto una trombata quarant’anni fa poi è sparito. Qui siamo ai basici, eh.

3. E no, Bossetti non è un “figlio illegittimo”, come hanno detto tivù, giornali, siti e radio: i figli non sono mai illegittimi, né per la legge (vedere diritto di famiglia) né per chi conosce l’italiano. Semmai del famoso autista di autobus il signor Bossetti è figlio biologico: e se proprio non vi viene, va bene anche naturale. Ma illegittimo, proprio no, grazie, e pure da parecchi anni.

«A me risulta che altri lasceranno, nei prossimi giorni»

Il deputato Michele Ragosta, eletto nel partito Sinistra Ecologia Libertà, ha annunciato di aver deciso di cambiare gruppo parlamentare, passando a quello del Partito Demcratico. In una breve intervista su Repubblica, Ragosta – che si dice “uno dei fondatori di SEL” – spiega che quello è “rimasto un partito del Novecento, inadeguato” e che lui viene dal PCI e “oggi torno a casa”. E aggiunge:

«A me risulta che altri lasceranno, nei prossimi giorni»

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Venerdì a Ravenna per “il Grido della Farfalla”

Ci vediamo venerdì a Ravenna, eh.

 

locandina rosaASPETTANDO IL GRIDO


HANGOUT #GDF2014

Presentazione ufficiale della sesta edizione del Grido della Farfalla. Racconteremo cosa avverrà all’interno del meeting dell’informazione libera ai giovani in piazza, durante un aperitivo con le associazioni universitarie.

19 giugno ore 19.30 – Bar Nazionale  Piazza Unità d’Italia

GRIDO DELLA FARFALLA 2014

 

VENERDI’ 20 GIUGNO

 

SCUOLA DI ALTRAMMINISTRAZIONE

Un corso di alta formazione che ha lo scopo di contribuire alla diffusione di pratiche di gestione virtuosa della “res publica” e la trasmissione di competenze fra amministratori. A Ravenna per la prima volta. A cura di “Associazione Nazionale Comuni Virtuosi”

ore 10.00 – 17.00 – sala multimediale del MAR- partecipazione su prenotazione (costo 50€ pranzo incluso – info: 3492842714 )

 

LECTIO MAGISTRALIS

Lezioni aperte tenute dai protagonisti delle discipline della conoscenza e dell’espressione. Scienza, letteratura e  diritto, raccontati da chi le vive ogni giorno. Le lectio saranno precedute dalla presentazione del progetto Peace Spot curato dalla Fondazione Flaminia

Ore 14,30 – Educare alla pace con la presenza di Valentina Morigi (Assessore del Comune di Ravenna)

Ore 15,00 –  lectio magistralis scienza: Oriano Spazzoli (fisico)

Ore 15,40 – lectio magistralis letteratura: Cristiano Cavina (scrittore)

Ore 16,20 – lectio magistralis diritto: Piergiorgio Morosini (magistrato)

Dalle ore 14.30 – Sala Spadolini, Biblioteca Oriani

 

UNA PARTITA, TANTE PARTITE

Dalle 18, Italia-Costa Rica dei mondiali di calcio. Al fischio finale entreremo nei campi molto meno seguiti, ai margini della società conosciuta. Davide Baldrati ci mostra la sua ricerca fotografica “Io sono Rumenigge”. Insieme a Francesco Della Torre  con il quale esploreremo il calcio raccontato dal cinema.

ore 18 – bar Teodora, Via Corrado Ricci

 

QUEST’AULA NON E’ UN BUNKER

Con Christian Raimo ed Eugenio Baroncelli, scrittori e professori, si parlerà di scuola e del mestiere dell’insegnante. Si analizzerà il confronto quotidiano con gli studenti, con la società e con le Istituzioni. 

ore 21 – Piazza Unità d’Italia

 

CONCERTO Lord Lovo e i Rubiconians

un grande mix di danze caraibiche, balli esotici, serenate sfrenate, romanticismo balneare e puro calypso! Concerto offerto dal bagno Waimea

ore 23 – Piazza Unità d’Italia

 

SABATO 21 GIUGNO

 

#SLOTMOB @RAVENNA

La dipendenza più diffusa oggi? Il gioco d’azzardo: quello dei 1800 € medi spesi dagli emiliano-romagnoli, quello dei ludopatici, quello del business per le criminalità organizzate, quello dello Stato che non rimedia agli errori di valutazione. Con Chiara Pracucci e Vittorio Foschini vogliamo continuare la campagna per non morire di gioco d’azzardo.

ore 10 – Caffè Letterario di via Diaz

 

VENT’ANNI CONTRO

1992-93 gli anni delle più gravi stragi mafiose in Italia. In tanti le hanno vissute, in tanti le ricordano, e purtroppo in troppi non ne hanno mai sentito parlare. Antonio Ingroia ha affrontato da vicino quel periodo, ci racconta cosa ha condotto a quegli eventi e cosa ne è conseguito. Con Pierluigi Senatore di Radio Bruno e Gabriella De Luca.

ore 16 – Piazza Marsala

 

GOOD NEWS!
“ E’ grazie ai successi che cambia il mondo! “. Inondati quotidianamente da notizie di apocalissi economiche e sociali, ci siamo convinti che nulla potrà cambiare in meglio. Riscopriremo insieme a Michele Dotti e a Simone Canova la grande forza degli esempi positivi e la voglia di riscatto di questo Paese, con la dose necessaria di creatività e voglia di stupirsi.
Ore 18 – Piazza Marsala

 

Spettacolo teatrale – NOMI, COGNOMI E INFAMI

Giulio Cavalli mette in scena uno spettacolo teatrale in cui si fanno i nomi. I nomi delle persone normali, divenute eroi per il coraggio che manca agli altri. Si fanno i nomi dei mafiosi per esporli al giudizio pubblico, un’abitudine che si è persa.

ore 21 – Piazza Unità d’Italia

 

CONCERTO “In punta di piedi  Acoustic Duo”

dosi di blues, soul e  bossanova con Valentina Fanti alla voce e Alessandro Spazzoli alla chitarra acustica.

ore 23 – Piazza Unità d’Italia

 

DOMENICA 22 GIUGNO

 

ILARIA, MIRAN E LA VERITA’

Morire per la ricerca professionale della verità. La verità a cui si aspira con tanta passione per rispondere all’istinto di raccontarla agli altri. Francesco Cavalli presenta il suo libro sulla ricerca della verità di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e i misteri che le ruotano attorno.

ore 16 – Piazza Marsala

 

PREMIO PER IL GIORNALISMO D’INCHIESTA – GDZ

Abbiamo ricevuto quasi 50 inchieste da tutta Italia che parlano dei temi più svariati. Un patrimonio di ricerca sul nosto Paese, così come patrimonio per la democrazia sono i giornalisti che le hanno scritte. Consegneremo i premi messi in palio grazie al finanziamento della Fondazione Del Monte. Presenti l’Assessore Valentina Morigi e i giurati.

Saranno presenti i vincitori: 

– Categoria Giovani

1º Ester Castano

2º Michela Mancini

– Categoria Nazionale

1º Maurizio Torrealta/Emmanuele Lentini

2º Enrico Casale

– Menzione Speciale

Giuseppe Pipitone

ore 18 – Piazza Unità di Italia

 

LAVORO E AMBIENTE POSSONO CONDIVIDERE?

A partire dal caso Ilva di Taranto analizzeremo i problemi delle politiche ambientali in Italia legate ai concetti di sviluppo tecnologico e industriale assieme ad Alessandro Marescotti (blogger Fatto Quotidiano, giornalista Peacelink, vincitore premio Honoris Causa “Gruppo dello Zuccherificio”) e Gianni Dragoni (giornalista Sole 24ore, e AnnoZero su La7) 

ore 21 – Piazza Unità d’Italia

VIDEOPERFORMANCE  – “Il Viaggio ai tempi del web”

Performance live  d’arte, disegno, video e musica, con una particolare attenzione alla collocazione della proiezione nell’architettura, per esplorare il viaggio ai tempi del web. A cura di “Scimmie di Mare”.

ore 23 – Piazza Unità d’Italia

 

E NON SOLO…

Concerto “IL SILENZIO DELLA PIETRA”

“…anche le pietre hanno una memoria”

La pietra è un registratore naturale che conserva impronte sonore dell’origine della vita. 

Luigi Berardi suonerà la pietra alla ricerca di suoni che tutti possono riconoscere

Venerdì 20 alle ore 20.45 (3 ripetizioni da 30min) – Giardini Pensili del Palazzo della Provincia. Piazza San Francesco.

UN PICCOLO PASSO PER LA LETTURA, UN GRANDE BALZO PER L’UMANITA’

Dedicato a tutti quelli che non amano leggere, da tutti quelli che non ne possono fare a meno. Leggeremo i passi consigliati dai lettori, raccolti in collaborazione con le librerie di Ravenna e la biblioteca Classense. Una lettura per tutti i presenti, condivisa, scambiata, assorbita.

Anticipa l’evento: “Tu leggi a me io leggo a te”, letture dagli 0 ai 7 anni, in collaborazione con le lettrici volontarie di Npl.

Sabato 21 giugno dalle ore 17 – Piazza del Trebbo Poetico

TEATRO DI STRADA
IMPRO’!

L’associazione 05QuartoAtto porta in strada l’esilarante improvvisazione teatrale.

Domenica 22 ore 18 – Via Cavour

CUT!
“Cut” è il gioco a cui tutti abbiamo giocato almeno una volta: “nascondino” . Poesie e zirudele in dialetto romagnolo con Eliseo Dalla Vecchia e Rudy Gatta.
Domenica 22 ore 18 – Piazza del Trebbo Poetico

Come potrei non essere fiducioso?

Ha iniziato a recitare come autodidatta ed è diventato uno dei più apprezzati attori italiani nel mondo. Che consiglio si sente di dare alle nuove generazioni di giovani attori?
 

“L’umiltà è un valore importante, se la si possiede, perché come il talento non si può comprare. Credo che alla base dell’umiltà ci sia il lavoro, sempre declinato al plurale, in cui bisogna moltiplicare l’Io per arrivare al pubblico con un Noi sulla scena”.

È fiducioso verso il futuro del teatro?


Ho cominciato da ragazzo con un gruppo di amici uniti soprattutto da una grande passione, un elemento che mi accompagna ancora oggi e che permette di reggere a tutte le rinunce e i sacrifici che, al di là delle grandi soddisfazioni, questo lavoro impone. Come potrei non esserlo?”.

Toni Servillo qui.

Expo 2015: la confessione di Sala e la Grande Bugia

GIUSEPPE SALADice Sala, commissario unico della società che gestisce Expo 2015:

 “Io mi riconosco due errori – afferma -Non aver capito quello stava facendo Paris (Angelo Paris, direttore generale di Expo fino all’arresto dell’8 maggio, ndr) e non essermi impuntato quattro anni fa, quando avrei voluto affidare appalti e lavori a un general contractor esterno, da scegliere con una gara internazionale. E invece mi lasciai imporre da Formigoni e Moratti Infrastrutture Lombarde e Mm“.

La confessione è importante: dichiara che nonostante le scatole cinesi la politica (senza confronto politico quindi senza politica) avevano già deciso il finale. Cioè: i cittadini sono solo spettatori inermi e scemi.

Nella terra di mezzo non c’è più quasi nessuno

Sono politicamente molto lontano dalle posizioni di Claudio Fava e in generale con tutti gli “irresistibilmente attratti” dal PD ma concordo con lui sulle critiche alla non-posizione uscita ieri dall’assemblea di SEL in cui si è deciso di non decidere. La sinistra guardinga e timida finisce sempre per essere risucchiata verso il centro o diventare malinconicamente residuale e oggi a SEL è chiesto di decidere se fare grande il germoglio delle ultime europee oppure farsi piccola ma sicura nel confortevole PD: il resto è esercizio oratorio.

Poi magari un giorno qualcuno avrà il coraggio di dire che Vendola ha esaurito la sua parabola di spinta. Poi. Magari.

Come raccontiamo questo tempo: Marcello Dell’Utri

Mi chiedo spesso cosa penseranno di noi quando la Storia avrà delineato i contorni di ciò che ci è accaduto accanto, se saremo stati impreparati, irresponsabili, veggenti o banali o folli o semplicemente leggendoci ci troveranno completamente fuori strada. Quando scrivo e poi racconto una storia, che sia spettacolo o libro, ho sempre la fisima della contemporaneità, che in teatro o su carta mi lascia l’illusione di essere “presente” e potere contribuire (nella mia piccola parte) se non all’acutezza del dibattito almeno all’esistenza di un dibattimento che dovranno riconoscerci. Per questo ci siamo messi a scrivere L’innocenza di Giulio nonostante in molti ci dicessero che il processo di Andreotti a Palermo avesse “già fatto il suo tempo”: non vogliamo accontentarci di ciò che non ci accontenta.
Marcello Dell’Utri vorrebbe essere già ieri: farebbe a comodo a lui, ai suoi padroni, ai suoi sodali e perfino ai suoi blandi oppositori. L’interesse per il suo processo si è spento, la sua estradizione è durata per il tempo medio di una buona notizia e ora basterà reciderlo in fretta per ricostruirsi (lui e i suoi “vicini”) una verginità fondata sulla memoria corta.
Vale la pena volere essere “contemporanei” anche nell’arte e nella narrazione? Sì, anche prendendosi il rischio di avere sopravvalutato qualcosa o qualcuno ci togliamo la soddisfazione di parlare a lui e ai suoi “vicini”. E sentiamo come ci rispondono, se rispondono, e non potranno incolparci di essere stati dalla parte di chi non aveva nulla da dire. E per questo abbiamo deciso di farne una “produzione sociale” per chi vuole essere con noi.

La cupola delle spiagge romane: arrivano le condanne

Mafia, Roma e ora anche le condanne:

Associazione a delinquere di stampo mafioso. Questo il reato costato otto anni di carcere a Diego Rossi. Uno degli uomini di spicco di Carmine Fasciani, il boss del litorale di Roma. Quest’ultimo sotto processo per lo stesso reato ma ancora in attesa di giudizio perché ha optato per il rito ordinario.

Col rito abbreviato ieri è stato invece messo un primo punto sulla presenza di una cupola a Ostia. Una sentenza storica che non si vedeva dai tempi della banda della Magliana visto il tipo di reato contestato.

Oltre a Rossi, anche se non per l’associazione di stampo mafioso ma per essersi intestati in modo fittizio beni riconducibili al clan Fasciani, sono stati condannati a tre anni e quattro mesi di reclusione Antonio Basco a due anni e quattro mesi Giovanna Basco e Daniele Carbone e a due anni Maria Luisa Piselli. Assolti da tutti i reati altre quattro persone. Inoltre, il gup Alessandra Tudino, ha disposto la confisca di locali e degli stabilimenti balneari: il Porticciolo, Malibu beach, Emmediesse e Dottor Fish. Visibilmente soddisfatti per l’esito del processo il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Ilaria Calò.

Traffico di droga e armi, pizzo, estorsione, acquisizione in puro stile mafioso dei locali di Ostia. Solamente che qui siciliani, calabresi e campani non c’entravano nulla. O meglio quella del clan Fasciani è una mafia “made in Roma”, come emerge dalle indagini dei magistrati capitolini.

E’ infatti romano, Diego Rossi, uno degli sgherri di Don Carmine. Colui che, per la procura, non esitò a sparare “in una pubblica via”, a un uomo che offese la figlia di Carmine Fasciani. Persona colpevole per Rossi, di aver sputato sull’automobile di Sabrina Fasciani.
“C’è stato un drastico ridimensionamento dell’ipotesi accusatoria  –  spiega l’avvocato di Diego Rossi, Salvatore Sciullo  –  dal momento che il pm aveva chiesto 14 anni di reclusione per il mio assistito. Aspetteremo, comunque, le motivazioni della sentenza”.
Nel giudizio erano costituite come parte civile la Regione Lazio, Roma Capitale, Libera e Sos Imprese. Per loro il giudice ha stabilito il risarcimento dei danni da quantificarsi in separata sede.