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Giulio Cavalli

«Mangano? Anche per me fu un eroe. Si è comportato da eroe»

Parole, opere e omissioni di Alberto Dell’Utri, fratello gemello del latitante Marcello, intervistato a La Zanzara. Che non contento aggiunge:

«L’Italia è un paese dove i magistrati rendono l’esistenza invivibile: non si può neppure andare al ristorante parlando in libertà con gli amici».

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Innamorato del suo sistema

“Tuttavia, provo personalmente una certa diffidenza per chi “sa” come migliorare il mondo; non sempre, ma spesso, è un individuo talmente innamorato del suo sistema da diventare impermeabile alla critica. C’è da augurarsi che non possegga una volontà troppo forte, altrimenti sarà tentato di migliorare il mondo nei fatti e non solo nelle parole: così ha fatto Hitler dopo aver scritto il Mein Kampf, ed ho spesso pensato che molti altri utopisti, se avessero avuto energie sufficienti, avrebbero scatenato guerre e stragi.”

(L’altrui mestiere – Primo Levi)

Domani a Opera (MI)

Con Mario Portanova, alle 21 presso la Biblioteca del centro polifunzionale di via Gramsci 21 a Opera-MI (mappa qui: http://goo.gl/maps/9TTGk ) per un incontro-dibattito promosso dall’UniTre (Università delle Tre Età) di Opera-MI su “Le infiltrazioni mafiose nel nord Italia: il caso Lombardia“.

 

 

Prefetti imperfetti

L’attuale prefetto di Benevento, Ennio Blasco, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza in un’ inchiesta su episodi di corruzione relativi a certificazioni antimafia di imprese di vigilanza privata quando era prefetto di Avellino fra il 2009 e il 2011. Blasco è stato posto agli arresti domiciliari insieme a tre imprenditori.

Tre anni

Che è stato ucciso Vittorio Vik Arrigoni. E il dubbio di non essere “restati umani”. Per niente.

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Qui dove spariscono i bambini

6505621691_d3d393ca2d_zCi sono dolori troppo grandi evidentemente per starci dentro le notizie:

Solo da Augusta e solo in un giorno, 130 ragazzini sono scomparsi dalle strutture di accoglienza. Evidentemente le strutture erano inadeguate e non protette. Il dramma non è tanto la fuga, quanto il fatto che di questi ragazzini a questo punto nessuno in tutta Italia ha più traccia. Nessuno sa dove siano, dove mangino, dove dormano. Nessuno si occupa di loro. Nessuno sa a quale destino vadano incontro.

Poi dici la mafia al nord

131929401-77430361-ab32-4a22-859f-083642c0d8c4Mentre fioccano i convegni e le iniziative (e per fortuna) sulla presenza della mafia al nord si gioca ancora a non considerare fondamentale per il tema la latitanza di Dell’Utri che di questo nord è figlio politico. Ha ragione Nando Dalla Chiesa quando scrive:

Purtroppo sono amici anche Silvio e Marcello. Bisogna ammettere che non stanno facendo una bella fine. Ma peggio sta l’Italia, rovinata dai loro progetti e interessi. Pensate: vent’anni in cui il compito principale del parlamento è stato quello di far leggi per salvarli dai giudici. Non ci sono riusciti e questo qualche speranza la dà. Ci sono voluti vent’anni e questo qualche speranza la uccide. Colpa del Senato? No, il Senato non c’entra un piffero, anzi dal 2001 al 2006 è stato il luogo di massima resistenza alla frenesia dell’impunità (io c’ero…). Colpa, invece, dei partiti senz’anima e anche degli italiani che con il loro libero voto li hanno mandati ripetutamente al governo. Chiedo a tutti una cosa: ma ve lo ricordate, sì o no, che Dell’Utri è stato liberamente eletto nel centro di Milano? E che di lui si sapeva già tutto e mancava solo la sentenza dei tribunali? E perché stupirsi allora se in Lombardia dilaga la ‘ndrangheta?

Perché ho la sensazione che convenga a molti farci credere che la storia di Dell’Utri sia una storia siciliana?

Come nei film

L’intercettazione di Alberto Dell’Utri con Vincenzo Mancuso mentre cercano di sbrogliare l’eventuale latitanza di Marcello Dell’Utri ci riporta indietro nel tempo in quei giorni in cui i potenti (e mafiosi) preparano la fuga come nei film. Come Sindona e quegli altri che si fanno beffe di uno Stato che sembra che non possa (meglio: non voglia) fare il proprio dovere.

L’INTERCETTAZIONE. Questa è la conversazione registrata dalla Polizia l’8 novembre alle 21. Alberto Dell’Utri (A) e Vincenzo Mancuso (V) entrano nel privé e parlano degli investimenti in Guinea.

A: Allora ha aperto la società… c’è da ottenere le concessioni per lo sfruttamento della miniera e della pesca, risorse ricchissime e non sfruttate… allora di ingraziarsi definitivamente tutta la… il governo… quello che ha chiesto… Gennaro (Mokbel, ndr) dobbiamo fare della beneficenza.
V: In ospedale 5 milioni di beneficenza se li sognano.
A: E sfruttiamo una onlus di Berlusconi che ha in Africa per la costruzione degli ospedali.
V: Che dice Marcello? A: Ci fanno credito a noi tutti perché sanno che siamo vicini a Berlusconi, dobbiamo dimostrare la vicinanza… V: Vabbè quello non credo che sia un problema che Marcello… A: Ecco allora quello gli ha chiesto… i soldi per la costruzione delle opere benefiche… dice, li mando Gennaro.
V: Gli devi dire a Gennaro di stare saggio perché se riusciamo a chiudere con quella testa di cazzo (sta parlando forse di Berlusconi? ndr) lui manco quelli deve tirare fuori, se vuole apparire che è lui a farlo, facciamo fare alla sua società come se facesse una donazione … è inutile che esca fuori i soldi, possono essere utili per altro. A: Lui è disponibile. V: Intanto serve. A: Marcello non deve fare altro che andare da Silvio e dirgli: Silvio io vado nella Guinea Bissau gli spiega tutto, per fare… Fondo una scuola di calcio per i ragazzi “Luigi Berlusconi” (si riferisce alla Fondazione intestata al padre di Silvio, ndr). V: Minchia Berlusconi sarà…
A: Cose che a Marcello piace…
V: (…) Marcello ha detto che è una cosa fattibile per lui.
A: Si dice che quando abbiamo fatto ci danno la concessione di tutto.
V: Ma avete parlato dei passaporti diplomatici?
A: Passaporto diplomatico di tutto anche perché deve consentire lo spostamento: Libano-Guinea; Libano-Guinea e altri Paesi africani eventualmente… intanto hanno preso la concessione dei gratta e vinci (ridono).

Poi entrano nei dettagli tecnici.
V: La Guinea Bissau, lo sai che è uno Stato che concede i passaporti Diplomatici molto facilmente?!
A: È poi sei anche creativo e determinato. Allora, lunedì ci sarà anche questo personaggio che sta a Roma in centro… che qua bisogna accelerare i tempi… che Marcello se poi non ce la fa, rientra…
V: A scusami, non ha pensato Marcello a farsi nominare ambasciatore della Guinea Bissau?
A: Qua c’è tutto un retroscena, che ti dico in quattro parole: questo personaggio che ha sposato la figlia del presidente africano, che ha conosciuto questo… questi qua son rimasti impressionatidalfattocheunitaliano,un bianco che parla la loro lingua e l’hanno invitato ad andare con loro a Bruxelles che c’era una… con tante nazioni… tra cui anche questi della Guinea Bissau e lui li è andato insieme a questi della Guinea Bissau, che lo hanno preso in seria considerazione e gli hanno dato il passaporto diplomatico… gli hanno aperto le porte, a Bruxelles ha preso la parola… davanti a 400 delegati… questo qua e bravissimo e appunto è entrato nelle grazie di questi reggenti della Guinea Bissau… per cui lo hanno invitato ad andare da loro e lui ha scoperto delle ricchezze infinite.
V: No, è un Paese ricchissimo di minerali, oro, platino, diamanti…
A: Questo, lì ha scoperto un mondo incredibile.

Altro che “corna”

Altro che omicidio per “corna”, vendette meschine, altro che rivalsa di un pugno di spacciatori o ancora per coprire le magagne contabili della comunità. Ammazzato dalla mafia seguendo prima, durante e dopo, le metodologie mafiose: gli avvertimenti, i segnali di fastidio, le modalità del delitto, il mascariamento della vittima seguito successivamente, per quasi 26 anni. La “firma” della mafia sta tutta in queste poche righe. Solo chi non ha voluto vedere non ha visto. Anche tra i giornalisti, che fino a pochi giorni addietro hanno ancora scritto facendo intendere che la pista mafiosa è la panacea per tutti i mali di questa terra. “Dimostrerò – ha commentato il pm Paci – che avere individuato la mafia quale mandante ed esecutrice del delitto non è stata la pista più comoda e facile da battere. Non è stata comodità ma si sono messe in fila una serie di prove, e lo abbiamo fatto processando in questo processo anche chi ha condotto le indagini, inquirenti e investigatori”.

Rino Giacalone che segue con dovizia e intelligenza il processo per l’omicidio di Mauro Rostagno riporta le parole del pm Gaetano Paci.