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Giulio Cavalli

[Cs] Teatro Oscar 9/02 Aperto per Mafia

Una serata speciale per dire NO ad ogni intimidazione il TEATRO OSCAR, in via Lattanzio, 58 è Aperto per Mafia
Martedì  9 febbraio, dalle ore 20.30

Una serata per ripartire, tutti insieme, più forti e determinati che mai con le repliche dello spettacolo “L’apocalisse rimandata, ovvero benvenuta catastrofe”.
Un’occasione per ribadire la necessità di unirsi contro ogni intimidazione che possa minare la libertà di espressione.

In seguito alle intimidazioni che hanno costretto ad annullare sabato 6 e domenica 7 febbraio 2010 le repliche de “L’apocalisse rimandata, ovvero benvenuta catastrofe” con l’attore lombardo Giulio Cavalli, annunciamo che il Teatro Oscar, martedì 9 febbraio, dalle ore 20,30 sarà “APERTO PER MAFIA”.

Una speciale serata, aperta al pubblico, per manifestare piena solidarietà e vicinanza all’attore Giulio Cavalli, già in passato vittima di minacce e sotto scorta da più di un anno per i suoi spettacoli – inchiesta sulla mafia a Milano, ma anche per riaffermare un principio essenziale: il teatro non si tocca!

Ad aderire alla serata “APERTI PER MAFIA” sono stati per ora Paolo Rossi, Dario Fo, Eugenio Finardi, Enzo Iannacci, Marco Balbi, Maddalena Crippa, Flavio Oreglio, Walter Leonardi, Renato Sarti, Gian Carlo Dettori, Massimo De Vita, Andrèe Ruth Shammah e altri esponenti dei teatri milanesi. Sarà presente l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiamo Finazzer Floris.

Tutti uniti intorno a Giulio Cavalli che metterà in scena il suo lucido e stralunato testo teatrale “L’apocalisse rimandata ovvero benvenuta catastrofe”.

Invitiamo tutti i teatranti di Milano ad intervenire: inviateci un’adesione per completare la scaletta per la serata di martedì 9 febbraio 2010. Vi aspettiamo con uno sketch, una testimonianza, un intervento in difesa del “teatro civile”, della libertà d’espressione al di là di ogni intimidazione.

Per aderire all’iniziativa:
Andrea Perrone – info@tieffeteatro.it – 0236503740 – cell. 3895149261
Maddalena Peluso – stampa@tieffeteatro.it – cell. 3406968133

[cs] Milano, 23 proiettili davanti il Teatro Oscar, di scena uno spettacolo di Giulio Cavalli.

Questa sera, presso il Teatro Oscar di Milano, sarebbe dovuta andare in scena la replica dello spettacolo “L’apocalisse rimandata, ovvero benvenuta catastrofe” dal testo di Dario Fo e messa in atto dall’attore lodigiano Giulio Cavalli.

L’evento, però, è stato sospeso. Nel pomeriggio il direttore di sala ha rinvenuto nella striscia di parcheggio per auto davanti al teatro, sito in via Lattanzio 58, 3 proiettili inesplosi che, in seguito ad un controllo effettuato dalla Digos, sono diventati 23. Sul posto sono giunte le forze dell’ordine. Il ritrovamento è stato subito collegato allo spettacolo dell’attore lombardo Cavalli, vittima già di altre simili “attestazioni di disistima” da parte della criminalità organizzata e già sotto scorta da diverso tempo.

Lo stesso attore ha poi spiegato dal palco del teatro le ragioni dell’annullamento al pubblico già seduto in sala.

“Sicuramente a queste condizioni – spiega Giulio Cavalli – non ho più la tranquillità di poter fare il mio lavoro. Considero troppo importante il contatto con il pubblico e non ho nessuna intenzione di perderlo. Non riesco a concepire che la mia vita e soprattutto il mio lavoro debbano essere così duramente stravolti da questi eventi.”

“Avrei voluto vederli questi omuncoli mentre gettavano a terra la loro viltà scambiandola per coraggio. Avrei voluto vedere il loro sguardo vuoto mentre pensavano di compiere un gesto importante.”

“Vorrei solo che non si parlasse più di coincidenze e che tutti cominciassero a capire che questi segnali sono pericolosi e lo sono perchè coloro che li causano si sentono talmente impuniti da non preoccuparsi minimamente delle conseguenze delle loro azioni. A questo punto- conclude Cavalli- continuerò a pretendere da me stesso e dagli altri che il diritto (dovere) di lavorare mi sia garantito.”

Rimandata ai prossimi giorni la riprese delle repliche dello spettacolo. Le informazioni saranno reperibili sul sito ufficiale del TieffeTeatro (www.tieffeteatro.it) e sul sito di Bottega dei mestieri teatrali (http://www.teatronline.com/ ).

Ufficio Stampa

Giulio Cavalli

www.giuliocavalli.net

Niente petrolio, niente guerre

Al Teatro Oscar «L’apocalisse rimandata, benvenuta catastrofe». Giulio Cavalli nella «giullarata» di Dario Fo, in cui si immagina un mondo che riparte dall’uomo. Il teatro può abbattere il Pm10? Sì! Mentre il sindaco di Milano per paura d’inquinare non apre i cassetti che parlano di smog noi, per tentare di discuterne, promuoviamo una riunione condominiale al Teatro Oscar». Giulio Cavalli è più deciso che mai. Da «portatore sano di parola», quale ama definirsi, l’attore sotto scorta per i suoi spettacoli sulla mafia, propone «L’apocalisse rimandata, benvenuta catastrofe» di Dario Fo. «Una giullarata d’inchiesta» in cui il Premio Nobel si è divertito a immaginare come cambierebbe il mondo il giorno che il petrolio fosse finito. «Non funzionerebbe più niente», sottolinea l’autore, «le lampadine, il frigorifero, niente caffè al bar, niente benzina alle pompe; le auto e i camion sarebbero abbandonati in mezzo alla strada, i supermercati chiusi e i panettieri con forno a legna presi d’assalto. I potenti, dal Papa ai politici, rimarrebbero prigionieri nelle ville superaccessoriate e il nostro presidente del Consiglio non potrebbe più ricaricare il cellulare per chiamare l’escort di turno. Una provocazione più verosimile di quanto io stesso potevo immaginare quando ho scritto questa storia».

Ma la catastrofe annunciata potrebbe essere salvifica… «Il petrolio è destinato a finire», dice Fo, «gli stessi industriali che finora hanno boicottato l’energia pulita si organizzano per l’emergenza». «Io sono per la catastrofe, spero che arrivi prima possibile», provoca Fo. «Forse è l’unico modo per far capire che senza petrolio le guerre di oggi non hanno ragione di esistere, e che tornando indietro di un secolo, in una società dove la gente andava a piedi, il rapporto tra le persone sarebbe diverso. Forse ricomincerebbe la rinascita che ho immaginato nella mia giullarata. Una società più umana dove i neri diventerebbero i migliori, i più capaci di vivere in un mondo dove i soldi non sono al primo posto». Economia, mafia, salute e ambiente, temi importanti, vicini a Giulio Cavalli. «L’alfabetizzazione è un dovere della politica, io la porto avanti facendo teatro», dichiara l’attore, candidato tra gli indipendenti alle prossime elezioni, per l’Italia dei Valori. «Mi accusavano di fare un teatro troppo politico, mi diranno che faccio una politica troppo teatrale».

«L’apocalisse rimandata, benvenuta catastrofe». Dal 4 febbraio al 7 marzo, Teatro Oscar, via Lattanzio 58, ore 21, 24 euro. Tel. 02.36.50.37.40.

Livia Grossi

DA IL CORRIERE DELLA SERA L’ARTICOLO QUI

IL MISTERO (NON) BUFFO: L’APOCALISSE

di Mattia CarzanigA

Altro che 2012. Il mondo è già finito, almeno quello a cui tutti quanti siamo abituati, da sempre. Un’improvvisa crisi energetica ha lasciato al buio il pianeta. Basta telefoni e telefonini, computer, batterie da ricaricare, tv e decoder, aggeggi hi-tech, immaginate le condizioni in cui potrebbe versare il povero Steve Jobs, attaccato a iPad e altre diavolerie a cui non può più dare vita. Milioni di persone in preda al Caos, con la maiuscola come lo era quello primordiale. Anche il presidente (il nostro presidente) “è in crisi: si sveglia nella sua villa in Sardegna e non ha più nulla. Il telefono è scarico, spende tutti i suoi soldi per comprare a un prezzo da estorsione una batteria miracolosamente carica, per poter chiamare l’ultima delle sue donne e pregarla di raggiungerlo…”. Ecco il quadro dipinto da Dario Fo, che torna nella sua Milano così amata e così detestata per presentare lo spettacolo L’Apocalisse rimandata, ovvero Benvenuta catastrofe. In realtà lui ha scritto il testo ma, dal giugno dell’anno scorso, lo porta in giro per l’Italia l’attore e regista Giulio Cavalli (il debutto milanese questa sera al Teatro Oscar di via Lattanzio, sotto l’“etichetta” del TieffeTeatro – Compagnia stabile d’innovazione diretto da Emilio Russo, che dalla primavera prossima si sposterà nei gloriosi spazi del Teatro dell’Elfo). Ovvio che la sala, alla presentazione dello spettacolo in scena fino al 7 marzo, è tutta per il Dario del Nobel, sempre politico, molto ecologico considerato il tema (è presente pure il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine), animato dalla mai de-posta vis polemica. Casca il mondo, come profetizzava la “macchina” Hal9000 di 2001 Odissea nello spazio, e si è costretti a un risveglio brusco,moltobrusco.A“unavera e propria rinascita”, anzi, per usare le parole dello stesso Fo, che lo spettacolo l’ha adattato per il palcoscenico (con la fedele Franca Rame) a partire dal suo libro pubblicato da Guanda nel 2008, ma ancora non l’ha visto, lo farà una di queste sere assieme al pubblico milanese. “Immaginatevi che cosa potrebbe succedere con la fine del ‘mondo energetico’. Tutto si capovolgerebbe completamente, ma la prospettiva che mi ha fatto davvero sghignazzare è che mezzo miliardo di persone, che non hanno mai visto un’automobile e non sanno cosa sia la televisione, non si accorgerebbero della differenza. I neri, anche qui a Milano, andrebberoavanticomeseniente fosse successo, mentre noi occidentali non riusciremmo in nessun modo a farcene una ragione”. Viva il principio di contraddizione, dunque; anzi, delle tante contraddizioni che abitano il nostro tempo e il nostro mondo. Mistero (sempre buffo però) al tempo dell’ecosostenibilità. Per dire che la gente sta progressivamente cambiando rotta, Dario Fo tira fuori anche i numeri: “Di questi tempi c’è più coscienza della questione ambientale, lo si capisce a cominciare dalla vendita delle automobili: 40 per cento in meno di vendite nel mondo, anche se il nostro resta ovviamente il paese che vende di più”. E snocciola cronache di pubblica e ordinaria amministrazione, e si sa che sotto il capitolo “sindaco di Milano” ha avuto sempre molto da dire (e da fare, candidature comprese). “Quattrocento anni fa chi inquinava le falde acquifere milanesi, progettate da Leonardo Da Vinci, veniva cacciato fuori dalle mura della città. Oggi invece non ne parliamo…”. L’acqua, e l’aria: “Il nostro sindaco Letizia Moratti, in relazione al PM10 andato ben oltre i limiti consentiti, ci consola spiegando che avviene anche in altre città europee, un altro modo per dire “se sono tutti ladri, non c’è nessun ladro” o “se tutti cadono, allora nessuno è caduto”. Lo dice anche il regista e attore Giulio Cavalli, che “il teatro può assolutamente contribuire ad abbassare il PM10, soprattutto ora che la Moratti tiene il tema chiuso nel cassetto”. Perché “l’ambiente sarà sempre un tema sottovalutato dalla politica. È un argomento che va più in là dei cinque anni previsti da un qualunque mandato,guardaalungotermine,sispinge verso il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Soprattutto, richiede grande lungimiranza, ma si sa che questa è una parola che con la politica ha ben poco a che fare”. Teatro civile e contaminato (non in senso di polveri sottili, però), commedia umana che diventa manifesto politico, quasi – perché no – programma elettorale. E non si ricordi a Cavalli di aver dichiarato, a suo tempo, che non avrebbe mai portato in scena testi altrui: “Di certo non immaginavo che un giorno avrei incontrato sulla mia strada Dario Fo: credo che un ‘lodo teatrale’ mi sia concesso…”. Non pensiate però alla tragedia dell’apocalisse come da tradizione, se non da copione. A salutare la catastrofe, con tanto di banchetto di benvenuto, c’è il solito saltimbanco, il guitto con la pancia gonfia da ubriaco e – stavolta – le rovine futuribili di una città-macchina alle sue spalle, il giullare che è però capace di vedere più in là e meglio degli altri. Niente patetismi: il popolo rimasto “a piedi” alla fine si metterà a far festa, si farà contagiare da una vera febbre rivoluzionaria, andrà a riprendersi il rapporto con i suoi simili e con il mondo che gli sta attorno e che aveva perduto, per fondare una nuova “vivibilità”. Fo ci congeda con un invito: “Leggete qualche pubblicazione seria sulla questione ambientale, non le cose pubblicate dalle aziende petrolifere”. “Vedetevi lo spettacolo” è un invito ovviamente scontato.

DA IL FATTO L’ARTICOLO QUI

Teatro Oscar, Giulio Cavalli e l'Apocalisse ecologica di Dario Fo

Milano, 2 febbraio 2010 – Assicurando che ‘’il teatro puo’ contribuire ad abbassare i livelli di pm10’’, l’attore Giulio Cavalli porta in scena a Milano ‘L’Apocalisse rimandata, ovvero benvenuta catastrofe’, versione teatrale dell’omonimo romanzo di Dario Fo e Franca Rame.

Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Oscar dal 4 febbraio al 7 marzo e chiuderà l’esperienza di Tieffe Teatro su questo palcoscenico, prima che la compagnia trovi fissa dimora all’ex Teatro dell’Elfo. Solo sul palco, con alle spalle una città futurista, Cavalli immagina il mondo il giorno in cui dovesse finire il petrolio, ‘’una catastrofe che però coincide anche con una presa di coscienza’’, ha spiegato.

“Avevo scritto questo testo come una provocazione, ma tanta gente ne ha capito l’importanza e purtroppo ciò che ho immaginato si sta avverando’’ ha commentato Dario Fo.

Trova posto nella riduzione teatrale anche un inserto di inchiesta giornalistica sulla situazione dei rifiuti a Napoli, città dove lo spettacolo ha debuttato con successo lo scorso giugno. Continua dunque il ‘teatro civile’ dell’attore anti-mafia Giulio Cavalli.

DA IL GIORNO L’ARTICOLO QUI

L’uragano Fo e la nuova apocalisse, Giulio Cavalli porta in scena l’opera del premio Nobel

Può il teatro abbassare il livello di pm 10 nell’atmosfera? Ci spera Giulio Cavalli, non se lo augura Dario Fo, convinto più che mai che la catastrofe ecologica sia necessaria «per rendere l’umanità più umana». In attesa di capire quando arriverà («perché il “se” non è più in discussione» puntualizza Fo), i due attori la raccontano con gli occhi dei pessimisti, «perché gli ottimisti sono il male della terra» e quindi «evviva la strage». “Uragano Fo”, ieri mattina nella sala stampa di Palazzo Reale a Milano, per la presentazione de L’Apocalisse rimandata ovvero benvenuta catastrofe, lo spettacolo che l’attore lodigiano Giulio Cavalli ha tratto dall’omonimo libro di Dario Fo e Franca Rame, in scena dal 4 al 28 febbraio al Teatro Oscar di via Lattanzio 58 a Milano, ultimo appuntamento della stagione di prosa del Teatro Stabile d’innovazione diretto da Emilio Russo prima del trasferimento nella nuova casa dell’ex Teatro Elfo. Dopo il successo di giugno per il debutto al Napoli Teatro Festival Italia, la produzione targata Bottega dei Mestieri Teatrali, lo stesso Napoli Teatro Festival Italia e Tieffe Teatro Milano (in collaborazione con Next – Regione Lombardia e Fondazione Cariplo), sbarca a Milano «dove da 22 giorni consecutivi le polveri sottili sono oltre il livello di guardia e dove la donna più importante della città continua a dire che non è grave perché ci sono altre città nella stessa situazione – ha detto Fo alla platea di giornalisti -: insomma siamo in buona compagnia. Come a dire: tutti ladri, nessuno ladro». La Milano di Fo e Cavalli (in scena da solo per lo spettacolo di cui ha curato l’adattamento del testo e la regia, a cui ha collaborato anche Fabio Francione) è quella che si sveglia di soprassalto nel giorno in cui il petrolio è finito, nel giorno in cui i frigoriferi sono spenti, gli ascensori fuori uso, le macchine e i camion fermi in mezzo alle strade, senza benzina. È la città che vive la paura e l’angoscia di chi non si è mai accorto prima del proprio destino, la stessa città «che tra pochi giorni inaugura i lavori da 5 miliardi di euro per la nuova autostrada Pedemontana senza sapere se, tra dieci o vent’anni, ci sposteremo ancora su mezzi a benzina» ha aggiunto Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia. Ma è anche la città che cammina verso una nuova origine, verso il ritorno alle campagne. «Ho immaginato cosa succederebbe se quel paradosso che molti studiosi annunciano come imminente fosse già realtà – spiega ancora Fo sulla genesi del suo libro -: nel mondo ci sono almeno mezzo miliardo di persone che non hanno mai visto un’automobile. Per loro non cambierebbe nulla. Poi ho immaginato il nostro presidente del consiglio nella sua villa in Sardegna che attende una ragazza che non arriva. Ho pensato al presidente che cerca di raggiungerla con un cellulare che non funziona, che litiga con tutti e che finisce in giardino rincorso dai suoi cani a cui non si è più curato di dare da mangiare. Sì, devo dire che è stato divertente». Da Milano a Napoli e alla metafora di un re nudo che cerca di nascondere la “monnezza” sotto il tappeto, «mentre le olive dell’aperitivo gli escono ancora dalle tasche». La cronaca dell’“apocalisse” passa anche per il capoluogo partenopeo con l’inchiesta sul business dei rifiuti, scritta da Giulio Cavalli e dal giornalista del settimanale «L’Espresso» Emiliano Fittipaldi. «L’unico giornalista antimafia che è finito sotto indagine per mafia perché noi non ci facciamo mancare davvero nulla» ha sdrammatizzato l’autore lodigiano, prima di tornare serio e raccontare di uno «spettacolo che scava nelle colpe del sistema politico». E di un’emozione: «Sono stato accusato tante volte, a ragione, del fatto che mai avrei portato in scena un testo non mio: se mi avessero raccontato che avrei avuto la fortuna di conoscere Dario Fo e di lavorare con lui non ci avrei creduto. Per chi come me ha iniziato a fare teatro dal basso, è davvero una grande emozione. Un Lodo-Fo me lo potete concedere?». Rossella Mungiello

DA IL CITTADINO L’ARTICOLO QUI

MM2 intervista Giulio Cavalli

Articolo di Emanuela Meucci N°4 27 Gennaio 2010

«La mia Milano è quella di Giorgio Ambrosoli, assassinato per aver liquidato la Banca Privata Italiana di Michele Sindona, di Emilio Alessandrini e Guido Galli, giudici uccisi dai terroristi di Prima Linea». A parlare è Giulio Cavalli, 32 anni, attore, regista e direttore del teatro Nebiolo di Tavazzano, a pochi chilometri da Melegnano. Il suo è un teatro civile che vuole tenere viva la memoria.
Dopo aver scritto uno spettacolo sulle 118 vittime della strage di Linate dell’8 ottobre 2001, quando due aerei si scontrarono sulla pista d’atterraggio provocando il più alto numero di morti in un incidente aereo in Italia, nel 2008 ha portato in scena Do ut des, pièce tragicomica sui riti mafiosi. L’ironia di Cavalli ha colpito nel segno, tanto che da dieci mesi vive sotto scorta dopo le minacce della criminalità organizzata. Il «Saviano del Nord» ha risposto con A cento passi dal Duomo, un monologo in cui racconta le infiltrazioni dell’ndrangheta in Lombardia scritto insieme a Gianni Barbacetto de Il Fatto quotidiano. E l’Italia dei Valori lo ha candidato alle prossime Regionali.
«La mia storia inizia in viale Piceno. Dove oggi c’è una sede della Provincia, negli anni ‘70 c’era un orfanotrofio: lì ho vissuto fino a due anni. Per questo con Milano ho un rapporto di amore-odio. Da quando sono sotto protezione i miei movimenti sono molto limitati e per me è difficile girare liberamente, ma se cammino per strada e mi guardo intorno mi chiedo sempre dove sono nato. Ogni casa potrebbe essere la mia». Cresciuto a Tavazzano, Giulio ha studiato recitazione al Centro di ricerca per il teatro. «E per me, come per tutti quelli che fanno il mio mestiere, la città è soprattutto un palcoscenico e un camerino».
La sua attenzione è rivolta soprattutto al mondo del teatro. «Sembrano esistere solo la Scala e il Piccolo. Il giorno della “prima” si accendono i riflettori e si stende il tappeto rosso. Ma vorrei che, di tanto in tanto, qualcuno si ricordasse delle decine di spettacoli in cartellone ogni giorno. E del lavoro di scenografi e costumisti che c’è dietro ad ogni spettacolo. I grandi numeri sono
solo un placebo, nel settore della cultura è importante impegnarsi con costanza». Fra i piccoli palcoscenici poco conosciuti, Cavalli ne sceglie tre. Il Pim Spazio Scenico, in via Tertulliano, il Teatro della Cooperativa, in via Hermada, e l’Atir – Teatro Ringhiera, in via Boifava. «Qui c’è ancora gente che lavora, si impegna e fa “artigianato culturale”, interpretando il vero spirito lombardo». Il problema, prosegue, è che «Milano, dopo aver inventato la pubblicità, ne è rimasta schiava e si è plastificata. Quello che serve è più sostanza. La città non è un prodotto, ma un insieme di persone».
Ma si sente milanese o no? «Quando sento la città coltivare la sua memoria e stringersi intorno alle vittime, come cerco di fare con i miei testi, allora sento anch’io di farne parte».
Come è successo quando è andato in scena Linate 8 ottobre 2001: la strage. «In quell’occasione», racconta, «ho sentito l’abbraccio di tutti i cittadini che si sono fatti carico della tragedia. In un certo senso, i funerali di Stato in Duomo rappresentano una risposta a quelli di Giorgio Ambrosoli, celebrati il 14 luglio 1979, dove non si presentò nessun rappresentante delle Istituzioni». Ed è proprio dall’omicidio di Ambrosoli che parte A cento passi dal Duomo, per attraversare tutta la metropoli e il suo hinterland. Da Buccinasco (rinominata la «Platì del Nord») all’Ortomercato controllato dalle cosche, fino agli aperitivi del centro, frequentati dai figli dei vecchi boss. «La città ha bisogno di reagire. È un simbolo di operosità, piena di persone che si dedicano al lavoro. Quando racconto queste storie non lo faccio per rovinarle l’immagine». Ma per metterla in guardia dalla criminalità organizzata in giacca e cravatta che potrebbe infiltrarsi negli appalti dell’Expo. «Che non è per forza un male, ma non va neanche santificato. È un’occasione, a patto che non si trasformi in un evento isolato. Mi sembra però che manchino progetti concreti».
Piazze, strade e ristoranti. Per Giulio, per via dell’adozione, non è sempre facile parlare di Milano. Ma vuole ricordare il Bosco di faggi nel parco di via Forlanini, lungo il vialone che porta a Linate. Centodiciotto giovani alberi piantati per ricordare i morti dell’8 ottobre, con al centro la scultura «Dolore infinito» dell’artista svedese Christer Bording, ispirata ai monoliti usati nella tradizione scandinava per commemorare i defunti.
«Un luogo conosciuto da pochi. Sarebbe bello se questo parco della memoria si trovasse in centro, e non seminascosto in periferia».

INTERVISTA – Giulio Cavalli, autore teatrale che vive sotto scorta

Nuovasesto – 22 gennaio 2010
Con le mie parole sfido la mafia silenziosa
Da sempre porta in scena teatro civile e di denuncia, da due anni si è concentrato sull’antimafia, e da nove mesi vive per questo sotto scorta. Le minacce sono arrivate dopo lo spettacolo “Do ut Des”. Giulio Cavalli, 32 anni, autore teatrale prima che attore, è l’animatore di quello che sta diventando un  punto di riferimento per il dibattito e l’informazione anti-mafia.
E’ il Teatro Nebiolo, a Tavazzano con Villavesco (LO), di cui Cavalli è direttore artistico e dove opera con la sua compagnia, la Bottega dei Mestieri Teatrali. E dove si svolgono incontri e presentazioni: magistrati di rilevanza nazionale come Giancarlo Caselli, Alberto Nobili e Antonio Ingroia e protagonisti in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata come I.M.D. (agente del reparto Catturandi della polizia di Palermo). Questi gli ospiti solo delle ultime due settimane.
Lo scorso 11 gennaio Cavalli ha annunciato la sua candidatura come indipendente nella lista dell’Italia dei Valori per le elezioni regionali: “Ho quelle due caratteristiche che nella politica italiana probabilmente ti tutelano più di tutto: non essere ricattabile e non essere a disposizione” dice. Tra le proposte, un’agenzia regionale per i beni confiscati e una commissione antimafia che prenda atto di quello che il prefetto aveva consigliato al sindaco Moratti. “Oppure – aggiunge – estendere, almeno nel periodo dell’Expo, i controlli sulle attività a maggiore rischio d’infiltrazione, come la movimentazione terra e il nolo a freddo”.

Lo scorso 5 gennaio hai ricevuto il premio “Pippo Fava” [giornalista catanese ucciso dalla mafia nel 1984, ndr] per la categoria giovani. Cosa ha significato per te?

E’ particolarmente significativo perché Fava era un teatrante, così com’era un giornalista, un pittore, un drammaturgo, uno scrittore, e così come fondamentalmente era Pippo Fava, qualsiasi cosa facesse. E allora rispetto a essere paragonato al Paolini, al Celestini, al Fo di turno – che comunque fa sempre piacere -, se c’è un personaggio particolarmente vicino alla non identificabilità, alla non etichettabiltà era lui. Ricevere quel premio dai suoi figli è abbastanza una soddisfazione.

Com’è vivere sotto scorta?

Normalissimo. In Italia sono 660 le persono sotto scorta, c’è gente che lo fa da quaranta anni. Siamo il paese in cui gente come Caselli, Chinnici ha vissuto con i sacchi di sabbia davanti alla porta. Forse il cambiamento più grosso è di sapere che ci sono delle istituzioni che credono che tu abbia il diritto di continuare a fare quello che fai. Non la vedo la notizia sinceramente.

A chi e perché dai fastidio con i tuoi spettacoli, qui al Nord?

Tutte le mafie sono anche al Nord, loro qui hanno bisogno di essere carsici, del silenzio e nel momento in cui qualcuno alza la voce e soprattutto viene ascoltato allora è inevitabile. Sul campo della cultura, dell’arte, della bellezza, della parola che vive nella relazione – come il teatro – non sanno rispondere, sono dei sub-culturati, e allora reagiscono in questi modi.

Questo dimostra la forza dell’anti-mafia culturale.

La sconfitta della criminalità organizzata sta nella solidarietà, e quindi è un lavoro culturale. Perché la mafia è l’espressione del non essere solidali, quindi dell’interesse per pochi a scapito della comunità. Quello che è incredibile è che siamo un paese che considera eroi gente come me o Roberto [Saviano ndr] ma poi considera un vizio desueto la solidarietà. Non è un caso che il portatore sano dell’anti-mafia in Italia sia Don Ciotti.

Come è nato l’interesse sulle mafie al Nord?

In realtà abbiamo cominciato a parlare di mafie. Nel momento in cui cominci a parlare succede quello che è successo a me e sembra quasi che qui al Nord tu debba giustificarti. Allora fai uno spettacolo in cui dici: attenzione, “cosa nostra” non è “cosa loro”, a Milano sono 60 anni che esiste. Ambrosoli è stato ammazzato a Milano, Calvi è di Milano, Sindona è di Milano, Raul Gardini è di Milano, quindi c’è una storia che ogni tanto è bene ricordare.

Sembra che una consapevolezza rispetto a questo fatto manchi ancora nell’opinione pubblica. Come la pensi a riguardo?

Il problema fondamentale è che tutti i consapevoli non si auto-ghettizzino, e invece è una cosa che si è portati a fare. Borsellino diceva: parlatene ovunque, l’importante è che se ne parli. La Lombardia probabilmente non è pronta a una commissione o un movimento antimafia, nel senso largo della sua popolazione, semplicemente perché non ha alfabetizzazione sulla mafia. La mia domanda è: un processo di alfabetizzazione è l’obbligo culturale della politica?

Matteo Del Fabbro

Martedì 2/02 conferenza stampa Giulio Cavalli e Dario Fo

e determina quindi un nuovo inizio, allora può trasformarsi in una catarsi salvifica.
In scena Cavalli racconterà di una città dove all’alba di un certo giorno tutta la produzione energetica va al collasso.
E tutti si risvegliano in un ambiente che ha fatto un passo indietro di almeno un secolo”.
Dario Fo

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Carissimi

Il 4 febbraio 2010, alle ore 21, debutta in prima milanese al Teatro Oscar
“L’apocalisse rimandata ovvero benvenuta catastrofe” con Giulio Cavalli
dal romanzo omonimo di Dario Fo e Franca Rame.

Si tratta di un potente testo di denuncia, strampalato e lucido al tempo stesso. Un bell’esempio di teatro civile,
documentato e coraggioso, interpretato da un “portatore sano di parole”, come ama definirsi Giulio Cavalli.

Lo spettacolo sarà presentato martedì 2 febbraio alle ore 11,30 presso la sala stampa di Palazzo Reale
Ad intervenire saranno il Premio Nobel Dario Fo, il regista e attore Giulio Cavalli,
il presidente di Legambiente Lombardia, Damiano Di Simine e il direttore artistico del TieffeTeatro Emilio Russo.

Maddalena – 3406968133 -0236592538
stampa@tieffeteatro.it

Giullarata d’inchiesta
dal 4 febbraio al 28 febbraio 2010
L’apocalisse rimandata ovvero benvenuta catastrofe
di e con Giulio Cavalli
L’inchiesta su Napoli è realizzata da Giulio Cavalli con la collaborazione di Emiliano Fittipaldi
Disegni di Dario Fo
Teatro Oscar  – Via Lattanzio, 58 – Milano
Orari spettacolo:   mar. ore 21 – mer. ore 19.30  da gio. a sab. ore 21 – dom. ore 17
lun. riposo – durata 1h15’
Orari biglietteria: dal lunedì al sabato dalle ore 16 alle 19
Prenotazioni allo 0236503740 – info@tieffeteatro.it –
Info spettacolo: www.tieffeteatro.it
Bottega dei mestieri teatrali: www.teatronline.com – info@bottegadeimestieriteatrali.it

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Giulio Cavalli con L'APOCALISSE RIMANDATA di Dario Fo in scena a Milano

Dallo strampalato e lucido testo teatrale, tragico e comico al tempo stesso, ispirato all’omonimo romanzo pubblicato nel 2008 da Guanda Editore del premio Nobel Dario Fo, un potente spettacolo di denuncia: e se un giorno nel mondo finisse il petrolio? Le lampadine smetterebbero di illuminare, i frigoriferi di raffreddare, niente più benzina per le auto e per i mezzi di trasporto. In un batter d’occhio crollerebbero le borse e il denaro non avrebbe più valore. Uno scenario apocalittico, ma forse anche l’occasione per una rinascita…

Giulio Cavalli, “portatore sano di parole”, come ama definirsi, dopo il successo allo scorso Napoli Teatro Festival, mette in scena al Teatro Oscar in prima milanese dal 4 febbraio 2010 questa “giullarata d’inchiesta”, violenta e livida come urgenti sono gli argomenti trattati.

Solo in scena per poco più di un’ora, con alle spalle una “città-macchina” futurista, simbolo della Terra ansimante, che si blocca smettendo di inquinare. Su uno schermo, l’incessante susseguirsi di dipinti, acquerelli e schizzi realizzati proprio da Fo, paesaggio visivo e sonoro su chi si muove questo “teatro d’inchiesta”.

Con graffiante ironia ma basandosi su una documentazione puntuale e accurata, dopo lavori come “A 100 passi dal Duomo”, “Linate, 8 ottobre 2001”, “Bambini a dondolo” e “Do ut des”, Cavalli, giovane lodigiano senza peli sulla lingua, parte dall’inquinamento per poi toccare anche altre tematiche con tecnica teatrale, ottimo utilizzo dello spazio e appassionata verve.

 

dal 4 al 14 febbraio

Teatro Oscar, Milano

Indirizzo: Via Lattanzio, 58 | Mappa

Come arrivare: MM3 Lodi – 90-91-92 – tram 16

PER ACQUISTARE I BIGLIETTI CLICCA QUI