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Bologna fu strage fascista. Ora dite “fascista”

L’Italia ha impiegato quarantacinque anni per scrivere, con sentenza definitiva, che la strage del 2 agosto 1980 fu un massacro fascista e di Stato. L’ergastolo a Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, chiude l’ultimo processo agli esecutori ma apre la pagina più rovinosa di una Repubblica che per decenni ha protetto i carnefici e ostacolato la verità. La bomba alla stazione di Bologna – 85 morti, oltre 200 feriti – non fu gesto isolato ma parte di un disegno eversivo preciso: finanziato dalla P2, favorito dai depistaggi dei servizi, nutrito da silenzi e impunità.

Bellini era la “primula nera”, poi infiltrato in Cosa Nostra, confidente e assassino, doppio e triplo giochista. Ma la sua identificazione arriva solo nel 2019, da un vecchio video amatoriale. Un ritardo che pesa come una colpa: le prove c’erano, ma serviva il coraggio. La Cassazione ha confermato che quella strage fu ideologica, armata e coperta. Una strage di potere. E mentre gli esecutori venivano processati a rate, gli ispiratori morivano in pace, intoccabili.

Oggi, la sentenza scrive ciò che la politica ha taciuto per anni. È verità giudiziaria, sì, ma anche verità storica. E se questa ferita può guarire, lo farà solo con una piena assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni. Perché finché chi governa avrà paura delle bombe giuste, le bombe sbagliate continueranno a pulsare sotto la pelle della Repubblica.

Ora dalle parti del governo possono smettere di balbettare, spremere le meningi, sforzarsi di articolare la parola fascismo in tutta la sua orribile pienezza. E valutare la consistenza morale dei nostalgici di quei tempi infilati in posizioni di comando dal partito della presidente del Consiglio. 

Buon mercoledì.

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