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Carnaio

Carnaio: la recensione di Libriattraversolospecchio

Carnaio di Giulio Cavalli è un romanzo devastante, crudo e potentissimo, ambientato in un paesino del Mediterraneo dove il mare consegna cadaveri, tutti dalla pelle scurissima, che vengono da lontano, non importa neanche da dove.
E’ una storia di uomini che non cercano giustizia per gli altri, ma solo sicurezza per loro stessi. È una storia di corpi che divengono fonte di profitto. E’ una storia sulla perdita dell’umanità, e sul nostro presente.
Specchiandomi tra le sue parole ho guardato con dolore alla realtà che stiamo scrivendo e ho ricordato che non c’è nulla di più pericoloso di chi ci vuole indifferenti all’orrore.

Grazie a @giuliocavalli perché in un mondo di persone ormai “impermeabili” alle ingiustizie, lui ha il coraggio di alzare la voce.

#dietroillibro Sotto il coltello e la forbice, alcune citazioni prese dal libro:
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“Chi non si adatta diventa straniero. Chi è straniero diventa un impiccio, anche se un’ora prima era tua moglie, tuo fratello, tua figlia.”
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“Quando se ne va l’umanità, anche il vero diventa un lusso: non è per ignoranza, come potrebbe sembrare, ma per un rimescolamento avvelenato delle priorità.”
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“La barca mi ha insegnato che non è vero che domani andrà meglio, no, domani potrebbe piovere, potrebbe alzarsi il vento di Ponente, i pesci potrebbero decidere di schifare l’esca che si sono sempre mangiati, loro e i loro padri e i loro nonni, potrebbe sbiellarsi il motore, potrebbe incagliarsi la rete e magari ti tocca anche tagliare l’ancora.”
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“Quello che voglio è non diventare come loro, con tutte le mie forze. Mi sforzo di tenere a memoria il giusto e lo sbagliato, il tollerabile e l’intollerabile, la normalità e la ferocia.”
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«CARNAIO – GIULIO CAVALLI CHE SCHIAFFO!»: la recensione di Simone Zanatti

(fonte)

Uomini morti catapultati, lanciati, dal mare verso una città chiamata DF, prima li trovi in spiaggia, poi in strada, sui marciapiedi, vicino il parcheggio delle macchine, poi montagne di carcasse umane depositate sulla spiaggia, poi invadono completamente la città intera, uccidendo chi ci vive e te che fai? Te che faresti? Il sindaco e chi governa iniziano a costruire muri su muri per controbattere queste ondate di morti lanciati dal mare (ma da dove cazzo provengono? ma chissene frega, stanno distruggendo una città), poi sfruttano questi corpi inanimati per tutto quello che può servire a chi vive: dal mangiare al vestiario, cose dell’altro mondo, cose assurde eppure questa Df prospera, si arricchisce, diventa la città più potente della terra, questi morti diventano la fonte di arricchimento da chiudersi e dividersi dal mondo intero perchè in fondo non hanno bisogno di nessuno se non di questi morti. Ma qualcosa andrà storto, qualcosa romperà questo assurdo incantesimo, questa maledetta illusione di fare a meno degli altri e sarà carnaio…

Una storia inventata ma mica tanto, una storia assurda ma mica tanto, una storia frutto di una mente bacata ma mica tanto, io ci vedo tanto e troppo di quello che succede ora, adesso, in questo istante. Mi son visto i Salvini, i Di Maio, la destra, I Renzi,  la sinistra che non c’è a trovare soluzioni, ho intravisto i Travaglio, i Vespa, I Saviano, ognuno con le loro verità, intanto che questa politica fa danni, si fa bella, perde tempo, c’è chi muore..

Fa male, uno schiaffo, è una storiella… una storiella un cazzo, si muore punto, per cosa poi?

#Carnaio. La recensione di Erika Pucci

fonte: versiliatoday

Carnaio” (Giulio Cavalli, Fandango 2018)

“La barca mi ha insegnato che non è vero che domani andrà meglio, no, domani potrebbe piovere, potrebbe alzarsi il vento di Ponente, i pesci potrebbero decidere di schifare l’esca che si sono sempre mangiati, loro e i loro padri e i loro nonni, potrebbe sbiellarsi il motore, potrebbe incagliarsi la rete e magari ti tocca anche tagliare l’ancora.” 

La storia raccontata nel romanzo da Giulio Cavalli si svolge a DF, un paesino nel Mediterraneo sconvolto da ondate di cadaveri che si arenano sulla spiaggia. “Quelli”, così vengono ribattezzati i cadaveri, sono tutti di carnagione scura, provenienti da un altrove che, ai molti, non importa specificare. La vita del Paese sommerso dai cadaveri restituiti dal mare sui lidi di DF viene stravolta: i corpi sono sempre più numerosi, dal governo centrale nessuno dà indicazioni su come gestire l’emergenza. Allora il sindaco e le altre persone in vista del paese decidono di affrontare autonomamente la questione dei cadaveri: viene costruita una barriera affinché i corpi stiano confinati dai paesani, si ottiene l’autonomia politica e governativa, e dai cadaveri si cerca di ottenere il massimo del rendimento in termini di business economici. Niente dei cadaveri si butta via.

Lo scenario è un crescendo angosciante dove la paura del diverso instaura un clima di paura, censura, libertà violate come nelle dittature. Nessuno si salverà da questo orrore, tutti finiranno nel carnaio di DF.

Chi non si adatta diventa straniero. Chi è straniero diventa un impiccio, anche se un’ora prima era tua moglie, tuo fratello, tua figlia.”

La narrazione di Cavalli è affidata a diversi personaggi in vari stadi della situazione: questo è un espediente vincente perché riesce a dare voce a diversi punti di vista sulla “sciagura” che ha investito il paese e, al contempo, di sbirciare nelle piccole grandi quotidianità di numerose vite uniche e paradigmatiche.

Il cinismo, la paura del diverso, il terrore dell’altro, l’incapacità di governare un’emergenza umanitaria toccano nel libro di Cavalli confini inimmaginabili eppure, a pensarci bene, possibili. La lettura fa davvero male, male fisicamente, oltre che emotivamente: ci sono dei passaggi crudeli delineati con schiettezza, senza mai cadere nel melodramma, capaci per questo di essere ancora più potenti. Di certo la consapevolezza di quanto Cavalli sia da sempre seriamente impegnato nell’informare sullo stato dei migranti nelle vie del mare, rendo tutto ancora più angosciante: l’universo da lui delineato in questo romanzo distopico è solo un’iperbole di micro comportamenti che in fieri già strisciano nei luoghi comuni e nell’approccio governativo attuale.

Il passaggio che, in qualche modo, ho trovato colmo di speranza è indubbiamente quello affidato alla voce di Angelica Magnani: al di là dell’epilogo della vicenda sua e della propria figlia e di eventuali scelte fatte, è proprio nella sua volontà di non restare indifferenti e nella consapevolezza di poter sempre scegliere tra il bene e il male, che, in fondo, la speranza può sopravvivere anche nel peggiore dei futuri possibili.

“Quello che voglio è non diventare come loro, con tutte le mie forze. Mi sforzo di tenere a memoria il giusto e lo sbagliato, il tollerabile e l’intollerabile, la normalità e la ferocia”

#Carnaio la recensione di Libridimarmo

Vivere in Italia è bellissimo. I panorami sono mozzafiato, la storia e la cultura palpabili, la spontaneità e la passione parte integrante dell’essere italiani.
Vivere in Italia è bellissimo. La campagna elettorale non finisce mai, il razzismo dilaga, essere considerato un fascista è cosa migliore dell’essere chiamato “buonista”.
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“Carnaio”, ultima fatica di Giulio Cavalli (edito da Fandango Libri), è ambientato a DF, cittadina a ridosso sul mare che cerca di arrivare a fine mese tramite la pesca, anche se i pesci che un tempo affollavano l’acqua sembrano schifare ormai da tempo le esche e si tengono ben lontani dalle reti. 
La relativa quiete dei suoi abitanti è fatta a pezzi dall’arrivo di alcuni corpi senza vita portati dalle onde. Se il ritrovamento di un cadavere può essere attribuito ad un incidente in mare – forse uno dei poveri disgraziati che cerca di attraversare il mare su un traballante barcone –, quell’unico corpo è seguito da un altro, poi da altri quattro, poi ventimila, poi troppi da contare, tutti identici o quasi.
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L’intera DF, capitanata dall’impavido sindaco, cercherà di trovare aiuto nello Stato, ma, non ricevendo la risposta che vuole sentire, decide di fare da sé, alla sua maniera. Perché che ne sanno quelli di Roma come si vive con le strade inondate da cadaveri? Cosa ne possono sapere, quei professoroni, dove sta la linea che deve dividere il rispetto nei confronti di quei morti da quello per i loro vivi?
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Cavalli è abilissimo nel mimetizzare la propria voce, nel far parlare i suoi personaggi; costringe noi lettori a ragionare su quel che stiamo leggendo, a tracciare le linee che uniscono la finzione all’attualità, per comprendere meglio il tempo (e la nazione) in cui viviamo. Come un moderno Verga, Cavalli attua alla perfezione la poetica dell’impersonalità, tacendo anche quando vorrebbe zittire i suoi personaggi.
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DF è l’estremizzazione che ci serve per aprire gli occhi e guardare, con un occhio critico più allenato, la realtà che ci circonda per cercare di cambiarla.

Fonte: Libridimarmo

«Lascia senza respiro, persiste nell’anima e trapassa il cuore»: Gabriele Ottaviani recensisce “Carnaio”

di Gabriele Ottaviani

Tanto questi li hanno contati a spanne, non fatevi vedere e buttateli via.

Il primo l’ha trovato Giò impigliato fra gli scogli bassi all’attaccatura del pontile il quindici di marzo quando alle cinque e quarantadue del mattino rientrava dalla pesca, mentre il secondo, sotto uno dei lettini chiusi del Bagno Aristo, Fitto, il bassotto Kaninchen della signorina Lilly, che in questo modo si è guadagnata anche l’intervista, per cui ha messo un tailleur nero che ne accentuava il pallore e un foulard che ne sottolineava il seno, del fascinoso divo tv locale, l’anchorman Frediano Cattori. Ma il conto sale, sale, sale, non si ferma, e durante la consueta messa cantata domenicale, dinnanzi al sindaco Peppe Ruffini, come sempre in prima fila con la moglie – che tradisce ma penetrando l’amante di turno preferibilmente da dietro, così se non la vede in faccia si sente meno in colpa – Claudia, il figlio Lino, la nuora Fulvia e i nipoti vestiti alla marinara, dinnanzi al commissario Ciro Magnani, dinnanzi a Piermario Tondini con qualcuno dei suoi sette figli e la terza delle sue consorti, dinnanzi a tutto il paese invoca con veemenza il timor di Dio Don Mariangelo. Che ama vedere il suo gregge in ginocchio di fronte a sé. Soprattutto certe pecorelle. Soprattutto per certe particolari pratiche devozionali. E il conto sale, sale, sale, non s’arresta. Quale conto? Quello dei morti. Dei disperati che il mare che lambisce la località di DF scaraventa, di onda in risacca, di risacca in sciabordio, sull’arenile. E da cui gli onesti cittadini, visto che da Roma nicchiano, si ingegnano pian piano per trarre sempre maggior squallido profitto… DF siamo noi, è la nostra società. DF è Carnaio, il nuovo ottimo – ma non è certo una novità – romanzo tripartito – I morti, I vivi, La fine – e tragicamente credibile e attuale di Giulio Cavalli, edito da Fandango. Si legge in un baleno, ma lascia senza respiro, persiste nell’anima e trapassa il cuore.

(Fonte)

Sempre a proposito di #Carnaio

Ne ho parlato in diretta su Facebook, rispondendo alle vostre domande. Il romanzo è in libreria dall’8 novembre. E io ne sono molto felice. Ecco qua.

Due tre cose su #Carnaio

Ne ho parlato oggi, velocemente, in una diretta Facebook. Il mio nuovo romanzo Carnaio tra poco arriverà in libreria. Io ne sono contentissimo. Spero sia così anche per voi. Il libro esce la seconda settimana di novembre in libreria ma potete prenotarlo già ora.