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Marcegaglia e le minacce di Natale

Ha detto ai dipendenti che decideranno di stare con la Fiom e si opporranno al salario di ingresso (cioè allo stipendio previsto per i nuovi assunti che – se venisse applicato- sarebbe inferiore rispetto a quello dei lavoratori in organico per parità di mansione) non ci saranno più assunzioni negli stabilimenti del gruppo. Ha detto anche che consiglia di stare con gli altri sindacati che hanno già dichiarato essere disponibili a sottoscrivere il salario di ingresso. Il presidente e fondatore del gruppo Marcegaglia ha trovato davvero un bel modo per augurare buon Natale ai dipendenti. Si è dimenticato pmaerò di dire che le assunzioni non ci saranno più non certo per colpa del salario di ingresso ma per la difficile situazione in cui si trovano molti stabilimenti del gruppo. Auguri in salsa Marcegaglia.

Piscicelli: come atterra la iena ridens

Vito Piscicelli è l’uomo che rise del terremoto in Abruzzo. Con il cognato Pierfrancesco Gagliardi esultava per i grandi affari che si aprivano sulle macerie che non avevano ancora smesso di franare. Lui ha anche avuto la faccia di bronzo di negare nonostante gli audio registrati che hanno fatto il giro della rete. Poi ha tentato il suicidio (più per le commesse perse che per la vergogna) e si è salvato con una lavanda gastrica che però non è riuscita a lavare l’unto e lo schifo agli aquilani, evidentemente. Il giorno di Santo Stefano è atterrato con il suo elicottero in spiaggia (troppo vento, dice lui) e ha pranzato al ristorante lì vicino. Quousque tandem abutere, Piscicelli, patientia nostra? 

Presidente Monti, per favore, li faccia stare zitti

pubblicato su IL FATTO QUOTIDIANO

Non ho amato dal primo minuto l’aura francescana che si è voluto costruire intorno al governo Monti: questo dovere di gratitudine per presunti esperti che si sono dovuti scomodare per salvarci mentre erano indaffarati in altri importantissimi affari. Non mi è piaciuta l’idea dell’economia unica cura all’economia come cicuta senza alternativa e ancora meno mi piace l’aggettivo “tecnico” che sta a dire che non spetta ai cittadini giudicare.

Con la manovra la montagna ha partorito il topolino e il governo che in molti temono troppo vicino alle banche si è smutandato ben prima davanti ai tassisti, alla Chiesa e all’equità in fase di prelievo ma mai in fase di ridistribuzione. Ma questa è una mia opinione e leggo con molto interesse il dibattito di chi la pensa diversamente (esclusi quelli che agitano lo spettro del fallimento evitato e della “responsabilità nazionale”, perché in nome della “responsabilità nazionale” la sempre viva bicamerale sotterranea ha affossato questo Paese).

Una cosa però non sopporto: le interviste inconcludenti, spocchiose e sceme di alcuni Ministri ad alcuni (presunti) quotidiani come quella del Ministro Clini rilasciata a Libero. Ci raccontano della loro adolescenza, delle loro amicizie e del loro passato politico come se potesse essere interessante sapere delle vecchie correnti del Psi o delle discoteche notturne con De Michelis. Aprono l’album dei ricordi e viene un conato per l’immersione per niente tecnica nel peggio della Prima Repubblicae i “professori” risultano carneadi del politichese da Prima Repubblica. Politici con nomea di tecniciper lontana sparizione dal quadro politico: nuovi perché ci sono sempre stati ma non li aveva notati nessuno.

Quando esprimono opinioni, invece, smentiscono i risultati dei referendum (dall’alto della caratura tecnica, evidentemente) invocando il ritorno al nucleare o altre scemenze della stessa stregua. Nell’Italia dissanguata dal porcellum i nominati per eccellenza del governo Monti dimenticano di avere il compito di amministrare la crisi e non ispirare il gossip e ammaestrare la stampa.

Per favore Presidente Monti, li faccia lavorare e li faccia stare zitti. Per sobrietà, almeno.

Quello che non c’è

“La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata a tutti i giovani è che se la politica non la faranno loro, essa rimarrà appannaggio degli altri, mentre sono loro, i giovani, i quali hanno l’interesse fondamentale a costruire il proprio futuro e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia”

Enrico Berlinguer al 22° Congresso Nazionale della FGCI – Milano Maggio 1982

La banalità della politica

Stavo per scrivere di questo Governo Monti che tutti invocavano a gran voce in senso di responsabilità e che si è svelato presto come la banalità al potere (tecnica si intende) che ora imbarazza quasi tutti. Mi ricorda molto la falsa opposizione che vivo pressoché quotidianamente in Regione Lombardia dove si ha la sensazione che la differenza tra i due grandi partiti (di governo e di “opposizione”) sia tutta sulle quote assegnate nelle diverse distribuzioni di uomini, opportunità e poteri. Perché il “terzo polo” anche in Lombardia non esisterebbe se non fosse il luogo che polarizza le derive centriste di alcuni pezzi delle due ali che non riescono a trattenersi dal volere a tutti i costi andare d’accordo. Pensavo anche a come si esulterà appena si insedierà la commissione d’inchiesta sul San Raffaele e poi subito vivremo queste kafkiane sedute dove in modo bipartisan si urlerà di lasciare fare alla magistratura e di avere responsabilità per l’eccellenza dell’Istituto (alla Monti, per intendersi) e alla fine sarà il solito conciliabolo di contriti e dispiaciuti che scartabellano qualche carta per chiudere con la promessa di non farlo più (del resto si litiga sulla presidenza della commissione per avere qualche rilancio di agenzia in più a disposizione e mica per esercitare curiosità. Non sia mai). Oppure avrei voluto scrivere dell’occasione persa con la vicenda Penati per aprire una seria discussione sul ruolo lobbystico delle cooperative per il centrosinistra, almeno per essere diversi nell’onestà intellettuale e nella voglia di spiegare e spiegarsi. Poi questa mattina ho letto l’editoriale di Giovanni Sartori sul Corriere e ho pensato che per fortuna abbiamo teste che sanno analizzare e raccontare guardando dall’alto. Con un pezzo che potrebbe essere un punto del programma per le prossime elezioni. E’ che mi lasciano perplesso gli alleati, per l’occasione.

Una politica a corto di idee di Giovanni Sartori

Forse esagero, ma è da cinquant’anni che dalla politica italiana non nasce una sola idea. Siamo partiti con il Bipartitismo Imperfetto di Giorgio Galli, dove «imperfetto» stava per dire che non c’era alternanza al potere. È sì un difetto. Ma sin da allora facevo notare che i Paesi senza alternanza di governo erano parecchi, specialmente il Giappone, che pure è stato per lungo tempo un Paese di prima fila.

Poi si è affermata l’idea che se un Paese non aveva una struttura bipolare non poteva funzionare. Per anni ho cercato di spiegare che una struttura bipolare (tipo destra-sinistra) veniva di solito da sé, che era fisiologica. Chi si prova, ogni tanto, a dichiararsi «terzo polo» è un politico spiazzato dagli eventi. D’altronde, i sistemi bipolari hanno spesso bisogno di un piccolo partito intermedio di sostegno. Come in Germania.

Qual è, allora, lo scandalo italiano? È che non abbiamo il voto di preferenza. Lo avevamo, ma a furor di popolo venne cancellato da due referendum. Non era un secolo fa, eppure ce ne siamo dimenticati. E ci siamo anche dimenticati perché non funzionò allora, e perché funzionerebbe ancora peggio se ripristinato. In passato la prassi costante, tra gli scrutatori dei seggi, era di controllare attentamente i voti di lista ma di consentire a sé stessi di aggiungere crocette di preferenza ai raccomandati del proprio partito. Oggi siamo più smaliziati. Così è ancora più sicuro che il votante non riuscirà quasi mai a eleggere chi voleva. Eppure ci crede.

In questo cinquantennio la vera novità è invece passata inosservata. Nel 1918 Max Weber scriveva un saggio, La politica come professione, che è illuminante già nel titolo, e che stabilisce una volta per tutte qual è il problema. Questo: che si è man mano consolidata e moltiplicata una popolazione che vive di politica e che non sa fare altro. Se perde il posto o le entrature nella «città del potere», allora resta disoccupato: o politica o fame. È evidente che la politica come professione è una inevitabile conseguenza della entrata in politica delle classi povere. Finché l’accesso al potere era ristretto ai benestanti, il cosiddetto «politico gentiluomo», non si faceva pagare. Non ne aveva bisogno. Ma i nullatenenti, invece, sì.
Va da sé che il politico di professione esiste oramai un po’ dappertutto. Ma da noi con una virulenza inedita che ci assegna tra i Paesi più corrotti al mondo (al 69° posto).

È che da noi mancano le controforze politiche, manca un vero pluralismo politico. Il fascismo ha favorito lo sviluppo di quelle che oggi ci siamo abituati a chiamare lobbies , ovvero corporazioni di interessi economici. Dopodiché il dopoguerra ci ha restituito un sindacalismo largamente massimalista. Mentre nel 1959 i sindacati tedeschi ripudiavano a Bad Godesberg il sindacalismo rivoluzionario e da allora collaborano con le aziende, noi continuiamo il rito di inutili e dannosi scioperi.

Il punto è, allora, che lo strapotere della nostra casta di politici di professione non si imbatte in vere controforze che lo combattono. Noi siamo precipitati nel momento in cui la stupidità della sinistra, allora di D’Alema e di Violante, ha consegnato il Paese a Berlusconi regalandogli tutta o quasi tutta la televisione.

La Democrazia. Di Giorgio Bocca

«La felicità della democrazia, la felicità di essere, di sentirsi uomini liberi. Tutti, liberi di vivere la vita nelle sue infinite forme, di manifestare, di realizzarsi come cittadini, di assumere diritti e doveri.

Questa felicità non è un bene astratto o uno stato ideale irrealizzabile, è qualcosa di estremamente concreto e cogente, qualcosa che ha spronato una generazione a volere e a fare la guerra partigiana, la guerra di liberazione dagli occupanti tedeschi. (…)

Siamo liberi ma la mediocrità della vita ci sta soffocando. Apro la televisione, i giornali, ascolto le radio: è una marea di falsità e di stupidità che non ci dà tregua. Seguo i dibattiti politici, un bla bla bla ripetitivo, parole elusive prive di senso, una recita che ha dell’osceno perché capisci benissimo che i buoni intenti sono una copertura, un diversivo, e che al contrario tutti pensano ai buoni affari. Da cui una sorta di nausea per la politica in generale, vissuta come un colossale inganno e presa in giro.

La democrazia è il modo migliore di vivere associati, le sue forme sono le migliori, le sue ragioni inoppugnabili, ma se lascia che gli interessi privati prevalgano sui generali può diventare oggetto di feroci critiche e di odio, come all’inizio del secolo scorso, quando l’odio per la democrazia divampava in tutta Europa e creava i mostri del fascismo».

(Giorgio Bocca, 1920-2011)

I nuovi poveri. I vecchi diritti.

Mi ha molto colpito il pezzo di Pietro sui nuovi poveri che lottano contro la segnalazione ai servizi sociali mentre dormono in auto o in soffitta, elemosinano una doccia e si ritrovano in biblioteca. Quando il sistema sociale di sopravvivenza e sussistenza minimo viene progettato e sostenuto dai bisogni e dai bisognosi qualcosa non funziona. Qualcosa si inceppa nello Stato che smette di essere collante di diritti e doveri di tutti dedicandosi ai ceti sopra la linea di galleggiamento: la chiamano uguaglianza in tempo di crisi, invece è classismo (ampio sì ma classista). E mi sfugge perché di fronte ai nuovi bisogni e ai nuovi bisognosi non ci siano di pari passo i nuovi diritti, il nuovo welfare e la nuova politica. Davvero.

Morti per giornalismo

Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto. (Horacio Verbitsky)

Nel 2011 43 giornalisti uccisi per il proprio lavoro secondo CPJ. Un esercito rimasto sul campo di una libertà che sembra impossibile senza gli stili della guerra.

Deadliest Countries in 2011

Pakistan: 7
Iraq: 5
Libya: 5
Mexico: 3
Bahrain: 2
Afghanistan: 2
Yemen: 2
Philippines: 2
Egypt: 2
Brazil: 2
Somalia: 1
Russia: 1
Nigeria: 1
Thailand: 1
Dominican Republic: 1
Vietnam: 1
Tunisia: 1
Ivory Coast: 1
Syria: 1
Azerbaijan: 1
43 Journalists Killed in 2011/Motive Confirmed
Terminology explained
Gadzhimurad Kamalov, Chernovik
December 15, 2011, in Makhachkala, Russia
Rafiq Tagi, Freelance
November 23, 2011, in Baku, Azerbaijan
Ferzat Jarban, Freelance
November 19 or 20, 2011, in Al-Qasir, Syria
Gelson Domingos da Silva, Bandeirantes TV
November 6, 2011, in Rio de Janeiro, Brazil
Javed Naseer Rind, Daily Tawar
November, in Khuzdar, Pakistan
Zakariya Isa, Nigeria Television Authority
October 22, 2011, in Maiduguri, Nigeria
Wael Mikhael, Al-Tareeq
October 9, 2011, in Cairo, Egypt
Faisal Qureshi, London Post
October 7, 2011, in Lahore, Pakistan
Maria Elizabeth Macías Castro, Freelance
September 24, 2011, in an area near Nuevo Laredo, Mexico
Phamon Phonphanit, Sue Samut Atyakam
September 24, 2011, in Yala, Thailand
Hassan al-Wadhaf, Arabic Media Agency
September 24, 2011, in Sana’a, Yemen
Farhad Taqaddosi, Press TV
September 20, 2011, in Kabul, Afghanistan
Hadi al-Mahdi, freelance
September 8, 2011, in Baghdad, Iraq
Pedro Alfonso Flores Silva, Channel 6
September 8, 2011, in Chimbote, Peru
Noramfaizul Mohd, Bernama TV
September 2, 2011, in Mogadishu, Somalia
José Agustín Silvestre de los Santos, La Voz de la Verdad, Caña TV
August 2, 2011, in La Romana, Dominican Republic
Ahmad Omaid Khpalwak, Pajhwok Afghan News, BBC
July 28, 2011, in Tarin Kot, Afghanistan
Alwan al-Ghorabi, Afaq
June 21, 2011, in Diwaniyya, Iraq
Shafiullah Khan, The News
June 17, 2011, in Wah Cantonment, Pakistan
Edinaldo Filgueira, Jornal o Serrano
June 15, 2011, in Serra do Mel, Brazil
Romeo Olea, DWEB
June 13, 2011, in Iriga City, Philippines
Asfandyar Khan, Akhbar-e-Khyber
June 11, 2011, in Peshawar, Pakistan
Saleem Shahzad, Asia Times Online
May 29 or 30, 2011, in Mandi Bahauddin, Pakistan
Nasrullah Khan Afridi, Khyber News Agency, Pakistan Television, Mashreq
May 10, 2011, in Peshawar, Pakistan
Sylvain Gagnetau Lago, Radio Yopougon
May 8, 2011, in Abidjan, Ivory Coast
Chris Hondros, Getty Images
April 20, 2011, in Misurata, Libya
Tim Hetherington, Freelance
April 20, 2011, in Misurata, Libya
Karim Fakhrawi, Al-Wasat
April 12, 2011, in Manama, Bahrain
Zakariya Rashid Hassan al-Ashiri, Freelance
April 9, 2011, in Al-Dair, Bahrain
Anton Hammerl, Freelance
April 5, 2011, in an area near Brega, Libya
Sabah al-Bazi, Al-Arabiya
March 29, 2011, in Tikrit, Iraq
Muammar Khadir Abdelwahad, Al-Ayn
March 29, 2011, in Tikrit, Iraq
Luis Emanuel Ruiz Carrillo, La Prensa
March 25, 2011, in Monterrey, Mexico
Mohammed al-Nabbous, Libya Al-Hurra TV
March 19, 2011, in Benghazi, Libya
Jamal al-Sharaabi, Al-Masdar
March 18, 2011, in Sana’a, Yemen
Ali Hassan al-Jaber, Al-Jazeera
March 13, 2011, in an area near Benghazi, Libya
Noel López Olguín, Freelance
March 2011, in Chinameca, Mexico
Mohamed al-Hamdani, Al-Itijah
February 24, 2011, in Ramadi, Iraq
Ahmad Mohamed Mahmoud, Al-Ta’awun
February 4, 2011, in Cairo, Egypt
Le Hoang Hung, Nguoi Lao Dong
January 30, 2011, in Ho Chi Minh City, Vietnam
Gerardo Ortega, DWAR
January 24, 2011, in Puerto Princesa City, Philippines
Lucas Mebrouk Dolega, European Pressphoto Agency
January 17, 2011, in Tunis, Tunisia
Wali Khan Babar, Geo TV
January 13, 2011, in Karachi, Pakistan

5 Media Workers Killed in 2011
Terminology explained
Fuad al-Shamri, Al-Saeeda TV
October 22, 2011, in Sana’a, Yemen
Farah Hassan Sahal, Radio Simba
August 4, 2011, in Mogadishu, Somalia
Mohamed Shaglouf, freelance
March 15, 2011, in Ajdabiya, Libya
Marcel Legré, La Refondation
February 28, 2011, in Koumassi, Ivory Coast
Rodolfo Ochoa Moreno, Grupo Multimedios Laguna
February 9, 2011, in Torreón, Mexico

35 Journalists Killed in 2011/Motive Unconfirmed
Terminology explained
Luz Marina Paz Villalobos, Cadena Hondureña de Noticias
December 6, 2011, in Tegucigalpa, Honduras
Charles Ingabire, Inyenyeri News
December 1, 2011, in an area near Kampala, Uganda
Roy Bagtikan Gallego, freelance
October 14, 2011, in Lianga, Philippines
Li Xiang, Luoyang TV
September 19, 2011, in Luoyang, China
José Oquendo Reyes, Radio Alas Peruanas, BTV Canal 45
September 14, 2011, in Pueblo Nuevo, Peru
Valderlei Canuto Leandro, Radio Frontera
September 1, 2011, in Tabatinga, Brazil
Humberto Millán Salazar , A Discusión, Radio Fórmula
August 24 or 25, 2011, in Culiacán, Mexico
Niel Jimena, DYRI-RMN Radio
August 22, 2011, in E.B. Magalona, Philippines
Muneer Shakir, Online News Network, Sabzbaat TV
August 14, 2011, in Khuzdar, Pakistan
Yolanda Ordaz de la Cruz, Notiver
July 2011, in Veracruz, Mexico
Auro Ida, Olhar Direto, Midianews
July 21, 2011, in Cuiabá, Brazil
Nery Geremías Orellana, Radio Joconguera, Radio Progreso
July 14, 2011, in Lempira, Honduras
Luis Eduardo Gómez, Freelance
June 30, 2011, in Arboletes, Colombia
Witness-Patchelly Kambale Musonia, freelance
June 22, 2011, in Kirumba, Democratic Republic of the Congo
Misael López Solana, Notiver
June 20, 2011, in Veracruz, Mexico
Miguel Ángel López Velasco, Notiver
June 20, 2011, in Veracruz, Mexico
Ibrahim Foday, The Exclusive
June 12, 2011, in an area near Grafton, Sierra Leone
Jyotirmoy Dey, Midday
June 11, 2011, in Powai, India
Luis Ernesto Mendoza Cerrato, Channel 24
May 19, 2011, in Danlí, Honduras
Yensi Roberto Ordoñez Galdámez, Channel 14
May 18 or 19, in Nueva Concepción, Guatemala
Wilfred Iván Ojeda, El Clarín
May 17, 2011, in La Victoria, Venezuela
Héctor Francisco Medina Polanco, Omega Visión
May 11, 2011, in San Pedro Sula, Honduras
Valério Nascimento, Panorama Geral
May 3, 2011, in Rio Claro, Brazil
Julio Castillo Narváez, Ollantay Radio
May 3, 2011, in Virú, Peru
Alfredo Antonio Hurtado, Canal 33
April 25, 2011, in Ilopango, El Salvador
David Niño de Guzmán, Agencia de Noticias Fides
April 20, 2011, in La Paz, Bolivia
Luciano Leitão Pedrosa, TV Vitória and Radio Metropolitana FM
April 9, 2011, in Vitória de Santo Antão, Brazil
Taha Hameed, Al-Massar TV
April 8, 2011, in Baghdad, Iraq
Zaman Ibrahim, Daily Extra News
April 2, 2011, in Karachi, Pakistan
Maria Len Flores Somera, DZME
March 24, 2011, in Malabon City, Philippines
Merardo Alejandro Romero Chávez, La Voz de Ytakyry
March 3, 2011, in Ytakyry, Paraguay
Umesh Rajput, Nai Dunia
February 22, 2011, in Raipur, India
Abdost Rind, freelance
February 18, 2011, in Turbat, Pakistan
Hilal al-Ahmadi, Freelance
February 17, 2011, in Mosul, Iraq
Ilyas Nizzar, Darwanth
January 3, 2011, in Pidarak, Pakistan

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A proposito di Giorgio Bocca: la TAV

Se vi sento dire la parola TAV sparo. Se vi sento dire che la Tav, l’alta velocita’, è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo il Thompson che ci ho lasciato dalla guerra partigiana. Perché d’inevitabile in questo stolto mondo c’è solo l’incapacità della specie a controllare la suo conigliesca demografia, le sue moltiplicazioni insensate. Il progresso! Se vi capita di pecorrere la Pianura Padana che ha fama di essere luogo più ricco e civile d’Italia, date un’occhiata ai paesi e alle citta’. Quà e là riuscite ancora a vedere un campanile, ma il resto è urbanistica informe, una metastasi di casoni e casette venuti a slavina senza un piano regolatore, di materiali scadenti, di forme informi collegati da autostrade che si vergognano di essere così brutte e si nascondono dietro i tabelloni di vetrocemento o di plastica. Questa necessità del progresso è un modo osceno per definire la nostra incapacità di resistere alle speculazioni. Lo scriveva Giorgio Bocca. Qui.