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Beviti un caffè mafioso a Rho

A Rho il caffè è corretto ‘ndrangheta.

Gli arresti di questa mattina nei confronti di uomini appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta “Acri-Morfò” disegnano un quadro (e le caratteristiche allarmanti) di cui spesso abbiamo voluto parlare.

Al solito c’è la politica: tra gli arrestati c’è anche il consigliere comunale Ivan Nicoletti, del Pdl, posto ai domiciliari. Tra i reati contestati ad alcuni degli arrestati c’è anche quello di violenza e minacce per costringere gli elettori ad esprimere il loro voto per uno specifico candidato. In particolare, secondo quanto ricostruiscono gli inquirenti, in occasione delle elezioni comunali del 2011 alcuni componenti della cosca di ‘ndrangheta avrebbero avvicinato numerosi elettori, raggiungendoli anche nelle loro abitazioni, costringendoli ad accordare la loro preferenza elettorale in favore di Ivan Nicoletti, avvocato e candidato al Consiglio comunale tra le fila del Pdl. Nicoletti è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli inquirenti ritengono che Nicoletti avesse stretti legami con esponenti della cosca, ed in particolare con Isidoro Morfò. Dalle indagini è emerso anche che un elettore di Rossano è stato picchiato per costringerlo a votare per Nicoletti. Quest’ultimo, secondo gli inquirenti, durante la campagna elettorale si sarebbe più volte informato con gli esponenti della cosca circa il procacciamento dei voti. Stamane la Dda di Catanzaro ha compiuto anche una perquisizione nei confronti di Nicoletti.

Poi c’è il calcio: con la società calcistica ‘Ssc Rossanese’ utilizzata per ripulire denaro sporco, con l’aiuto “liquido” del proprietario di un distributore di benzina non troppo lontano dallo stadio.

E poi ci sono le forniture ai bar: la cosca imponeva agli stabilimenti balneari, ai bar e ad altre attività commerciali di utilizzare principalmente il ‘Pellegrino Caffe« oppure, in sostituzione, il ‘Jamaican Caffe» o ‘Pi.gi Caffe«. In alcuni casi, in modo particolare per i distributori automatici, la cosca obbligava i gestori a mescolare le miscele di caffè. Attraverso una stretta alleanza tra la cosca Acri e quella Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone) la distribuzione del ‘Pellegrino Caffe» era stata estesa e ‘favorita’ anche ad alcuni esercizi commerciale del nord Italia, in particolare nella zona di Rho, dove ci sarebbe una forte influenza della famiglia di ‘ndrangheta del crotonese. Da numerose intercettazioni telefoniche è emerso anche che i componenti della cosca organizzavano il reinvestimento dei proventi della vendita del caffè predisponendo l’acquisto di attività commerciali, in particolare gelaterie, anche negli Stati Uniti.

Quante volte abbiamo ripetuto che le forniture ai bar (che siano caffè o videopoker) che rispondono a logiche territoriali e non di mercato sono il sintomo più evidente di un controllo mafioso di quel mercato nel territorio?

Ecco. Appunto.

– Gli arresti –

  1. Nicola Acri, 34 anni, nato a Sondrio ma residente a Rossano, già detenuto, considerato uno dei capi del gruppo criminale;
  2. Maurizio Barilari, 44 anni, di Corigliano, già detenuto;
  3. Sergio Esposito, 43 anni, di Rossano, già detenuto;
  4. Giuseppe Ferrante, 30 anni, di Rossano, già detenuto;
  5. Salvatore Galluzzi, 37 anni, già detenuto;
  6. Gennarino Acri, 31 anni, fratello del presunto boss Nicola, di Rossano;
  7. Gianluca Fantasia, 38 anni, di Cosenza;
  8. Roberto Feratti, nato a Vittoria (Rg) ma residente a Vigevano (Pv), 56 anni;
  9. Massimo Graziano, 34 anni, di Rossano;
  10. Isidro Morfò, 32 anni, di Rossano;
  11. Salvatore Morfò, 56 anni, nato a San Demetrio corone ma residente a Rossano, considerato il presunto capo del gruppo assieme a Nicola Acri;
  12. Luigi Polillo, 31 anni, di Rossano;
  13. Sergio Sapia, 53 anni, di Rossano;
  14. Gaetano Solferino, 34 anni, di Rossano;
  15. Orazio Acri, 48 anni, di Rossano;
  16. Arianna Calarota, 34 anni, nata a Castrovillari ma residente a Rossano;
  17. Salvatore Cropanise, 35 anni, nato a Corigliano Calabro ma residente a Rossano;
  18. Espedito Donato, 47 anni, nato a Rossano ma residente a Gambolò (Pv);
  19. Vincenzo Interlandi, 54 anni, nato a Ragusa ma residente a Gambolò (Pv);
  20. Domenico Morfò, 28 anni, di Rossano;
  21. Lucia Morfò, 34 anni, di Rossano,
  22. Ivan Nicoletti, 37 anni, nato a Corigliano ma residente a Rossano, avvocato e consigliere comunale;
  23. Antonio Ruffo, 40 anni, di Rossano.

Nel corso dell’operazione i militari hanno pure eseguito il sequestro preventivo di 25 beni beni mobili, 17 società, 45 rapporti bancari, 45 autovetture e 7 polizze assicurative, per un totale di cita 40 milioni di euro.

Una luce in vigilanza Rai

Il Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5s), ha dichiarato la sua contrarietà alla svendita dell’ente radio televisivo di stato sostenendo, giustamente:

  • che oggi non si tratterebbe di vendere qualche canale ma di svendere tutto (ed a favore dei soliti noti, aggiungiamo noi).
  • che se questo si deve fare, prima occorre definire la legge sul conflitto di interessi.
  • che la cifra che lo Stato ricaverebbe (2 miliardi di euro) è la metà di quello che ci costano gli F35 (di cui non si capisce quale bisogno ci sia, aggiungiamo ancora noi).

Partendo dalla Rai c’è bisogno di comunicare cosa si nasconde dietro questa rincorsa alle “privatizzazioni” che non sono altro che le solite spartizioni oligarchiche dei gioielli italiani troppo spesso decretandone la fine. Le parole di Roberto Fico tra l’altro sarebbero anche l’occasione per mettere alla prova la benedetta “maggioranza che avrebbe dovuto essere” che ha l’occasione di costruire cambiamento sulla Rai e più in generale sull’informazione. Magari raccogliendo lavoro che da anni stanno facendo gli amici di Move On Italia.

La democrazia diretta diventa soltanto democrazia referendaria e, all’orizzonte, compare piuttosto la democrazia plebiscitaria

«Se si vuole discutere seriamente di politica e tecnologia (…) bisogna evitare una versione riduttiva dell’una e dell’altra. Gli strumenti resi disponibili dalle diverse tecnologie dell’informazione non debbono essere considerati soltanto come mezzi che rendono possibile un voto sempre più facile, rapido, frequente. Così verrebbe accolta una visione ristretta della democrazia, vista non come un processo di partecipazione dei cittadini, ma solo come una procedura di ratifica, come un perpetuo gioco del sì e del no, giocato da cittadini che tuttavia rimangono estranei alla fase preparatoria della decisione, alla formulazione delle domande alle quali dovranno rispondere. Il mutamento concettuale e politico è evidente. La democrazia diretta diventa soltanto democrazia referendaria e, all’orizzonte, compare piuttosto la democrazia plebiscitaria»

(daTecnopolitica di Stefano Rodotà, Laterza, 1997, seconda edizione).

“don Panino” a Vienna. E qui.

Una riflessione di Walter Giannò sui don Panino nostrani:

A Palermo, da molti anni, sulle bancarelle che s’incrociano spesso per il centro e nei negozi di souvenir per turisti, accanto a pupi e carretti, non è affatto difficile trovare oggetti che ricordano ai visitatori di essere nella “capitale della mafia“.

Gli esempi sono vari: magliette con l’effigie de “Il Padrino“, statuette di mafiosi con la lupara in mano o altre che fanno esplicito riferimento all’atteggiamento delle “tre scimmiette“: non vedo, non sento, non parlo, ecc.

Lo stesso Rosario Crocetta, quand’era sindaco di Gela, nel 2009 disse che era un’oscenità “fare business sfruttando la parola mafia o le immagini del Padrino: è una delle cose più volgari che siano mai state pensate. Non si può scherzare su un fenomeno come quello della criminalità organizzata“.

Tuttavia, nonostante sia passata tanta acqua da sotto i ponti, in Sicilia si continuano a vendere ai turisti ricordi che fanno esplicito riferimento a cosa nostra.

Insomma, legittimo adirarsi per i menù che banalizzano volgarmente Giovanni Falcone e Peppino Impastato.

Però, bisognerebbe azionare come si deve il meccanismo dell’indignazione anche per quanto ogni giorno capita in Sicilia, soprattutto in un settore fondamentale come quello del turismo.

La Regione e i Comuni dell’Isola – assai bravi con le parole quando c’è da difendere l’immagine della Sicilia oltre lo Stretto di Messina – perché non cominciano a battagliare contro l’uguaglianza Sicilia = mafia nelle strade principali di Palermo?

Il resto è qui.

Meno male che Grillo c’è /2

Mi dicono che non vedo le battaglie di Beppe Grillo e mi soffermo su resto. La battaglia (e il sondaggio, viva la rete!) di oggi è una presa per il culo (che non fa nemmeno ridere) contro Pippo Civati.

Fate vobis.

Per cacciare la cittadina Realtà

Gramellini, oggi, su La Stampa:

«Salve, cittadino Cinquestelle, sono un disoccupato senza casa e pieno di debiti, deluso dai partiti che pensano soltanto ai fatti loro. Voi invece siete qui per aiutarmi, giusto?». «Puoi dirlo forte, cittadino disoccupato senza casa e pieno di debiti. Noi ci occupiamo dei problemi veri del Paese. Oggi per esempio stiamo decidendo se mettere ai voti la diretta streaming della riunione in cui si deciderà se sottoporre al voto della Rete la decisione di cacciare dal movimento una cittadina senatrice infetta che ha osato dire che Grillo ogni tanto sbaglia».

«Capisco le esigenze della democrazia diretta, cittadino Cinquestelle. I miei problemi possono aspettare fino a domattina». «Domattina abbiamo un’altra emergenza, cittadino. Dovremo rendicontare in diretta streaming gli scontrini dei cornetti del bar di Montecitorio, dividendo i cornetti alla crema da quelli al cioccolato e i cornetti dei buoni cittadini dai cornetti dei cittadini infetti». «Potrei avere un cornetto, cittadino? Anche infetto». «Per darti un cornetto devo fare lo scontrino e per fare lo scontrino devo chiedere il permesso alla Rete in diretta streaming. Il problema è che per chiedere la diretta streaming è necessario convocare una riunione del gruppo». «Convocala, cittadino: sto morendo di fame». «Impossibile, cittadino, il gruppo è già riunito». «Per fare che?». «Te l’ho già detto: per decidere se cacciare o no la senatrice infetta». «Ma quando comincerete a occuparvi della realtà?». «La cittadina Realtà? Va disinfettata, cittadino. E se oppone resistenza, va cacciata. A meno che abbia richiesto lo scontrino».

La dignità dentro una lacrima, dietro al violino

Annichiliscono tutto il resto le lacrime della violinista durante l’ultimo concerto dell’orchestra sinfonica della televisione pubblica greca che chiude travolta dalla crisi. Dentro quelle lacrime c’è la sconfitta di una nazione che chiude il servizio pubblico (anzi, soprattutto: l’informazione pubblica) come scalpo di una crisi che è stata masticata dalla finanza europea, rigurgitata dagli economisti d’eccezione e poi risputata sui violini. Forse starò invecchiando io ma la differenza tra i grafici macroeconomici della Merkel & co. e l’inoffensiva disperazione di quel timido violino mi traccia la distanza tra la politica e la polis: l’incapacità di sentire e e farsi carico del dolore.

Ogni mattina, qui a Roma, c’è un anziano signore che all’ora del caffè arriva con passo lento ma certo nel bar, apre il frigorifero dei gelati e ci entra tutto fino alla spalla per prendere una bottiglia di latte commentando il rincaro di qualche centesimo e il caldo che prima non arrivava e ora è arrivato troppo presto. Poi stringe la borsa arricchita dal latte e ripercorre al contrario la sua strada come in un lunghissimo ralenti fino alla mattina successiva. Non si lamenta, l’anziano signore, non ha drammi visibili oltre a quella sua dignità che si sforza di rimanere a galla con tutta l’eleganza antica con cui si può combattere per i centesimi che servono per il latte che forse sarà per la sua moglie che non può uscire con questo caldo o per il nipote che ha appena accompagnato a scuola.

Guardando le lacrime della violinista greca e del suo violino mi è tornato in mente lui, il signore del latte, e quanto la dignità sia internazionale anche senza bisogno di lingue. E questa Europa che è comune nella disperazione e non riesce ad accordarsi su una speranza credibile. Nemmeno con i violini.