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Consiglio non richiesto: una legge per l’autismo

intolleranza-al-glutine-e-autismo1 bambino su 88 è autistico. Ce se ne accorge sempre con un po’ di fatica, noi genitori siamo fatti così: per amore dei figli ogni tanto allontaniamo anche i dubbi. Eppure una diagnosi precoce è fondamentale per riuscire ad intervenire ad un’età in cui i processi di sviluppo possano essere ancora modificati. Uno screening nei giusti tempi (e in tempi ragionevoli per analizzare il dubbio) è fondamentale. Lo Stato Italiano (e Regione Lombardia) ha regolamentato gli screening oncologici ma ha dimenticato gli screening precoce per la diagnosi dell’autismo.

Tra le terapie più note per curare i bambini autistici spicca, per riconoscimenti scientifici e per efficacia, l’A.B.A. (Applied Behavior Analysis). L’Aba è basata su un approccio comportamentale. Negli Usa questo metodo si utilizza in modo intensivo da oltre un decennio, mentre in Italia se ne parla diffusamente solo negli ultimi anni.

Nonostante sia consigliata dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia) e nell’ottobre 2011 lo stesso Istituto Superiore di Sanità abbia pubblicato linee guida ufficiali che che ne indicano l’efficacia, la maggioranza dei centri di neuropsichiatria non offre questa terapia.

I genitori che hanno le disponibilità economiche riescono ad accedere privatamente  questi percorsi mentre i cittadini “normali” (ancora meno quelli che abbiano poche possibilità di informarsi) non hanno possibilità di accedervi.

La Lombardia che vogliamo è all’avanguardia nel trattare i pazienti tutti allo stesso modo senza differenze di orientamenti sessuali, possibilità economiche, fede religiosa e professione.

Un bella legge per aprire la legislatura. In Parlamento e in Lombardia.

Ferite a morte

ferite-a-morte“Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti, l’ha detto mia mamma agli inquirenti, avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti. Era lì che fumava vicino al caminetto e non ce ne siamo accorti, avevamo il mostro proprio in casa e non ce ne siamo accorti, guardava la partita e non ce ne siamo accorti. Ma neanche il mio marito se n’era accorto, dico, lui che aveva proprio il mostro dentro non se n’era accorto, poveraccio, c’aveva sempre da fare, avanti e indietro con il Pandino, anche quando m’ha messo incinta per la terza volta non se n’è accorto. Di figli ne ho solo tre: uno l’ho perso appena nato e l’altro mi è rimasto in pancia sette mesi e non è più uscito. Sono morta prima”.

Ferite a morte, il nuovo libro dal progetto teatrale sul femminicidio di Serena Dandini.

Città della scienza: come contribuire

859307_492521760807848_1353605032_oPer contribuire singolarmente alla ricostruzione di Città della Scienza è disponibile il conto corrente, intestato a Fondazione Idis Città della Scienza – IBAN IT41X0101003497100000003256 – causale Ricostruire Città della Scienza.

Sarebbe un bel modo anche per cominciare la discussione sui contributi elettorali: cominciare a vedere i partiti contribuire.

Intanto brucia la scienza

 

nap_01_941-705_resizeCittà della Scienza, nata da un’intuizione di Vittorio Silvestrini e dalla volontà politica di Antonio Bassolino, era molto di più di un centro di eccellenza e di un luogo di cultura scientifica tra i migliori in Europa. Ridare vita ad un luogo attraverso la scienza, l’educazione, l’innovazione, là dove prima era l’acciaio, il rumore della fonderia, il fischio della sirena a scandire i tempi di Bagnoli, significava immaginare un futuro diverso per Napoli, fondato sulla società della conoscenza, su un rinnovato rapporto con il mare e con l’ambiente, su uno sguardo finalmente rivolto al futuro. Lì dove gli operai e gli abitanti di Bagnoli avevano respirato veleni ed erano stati ammorbati dai fumi delle ciminiere, i loro figli avrebbero finalmente avuto una vita diversa, si sarebbero riappropriati del territorio, avrebbero trovato lavoro puntando sulla formazione e sulla cultura. Per questo motivo Città della Scienza rappresentava la rinascita della Napoli degli anni ‘90, molto di più di Piazza del Plebiscito liberata dalle macchine. Perché mentre la seconda era una cartolina ad uso e consumo di chi a Napoli non viveva, la prima era l’immagine di una Napoli che cerca riscatto puntando sul futuro. Chi ieri ha dato fuoco a Città della Scienza non solo ha distrutto quei luoghi, non solo ha lasciato senza lavoro centinaia di persone, non solo ha privato migliaia di Napoletani di un museo straordinario amatissimo dai bambini. Chi ha dato fuoco a Città della Scienza ha accoltellato, ha ferito a morte chiunque immagini una città diversa, liberata dagli stereotipi e dai suoi vizi endogeni. Chi ha dato fuoco ieri notte a Città della Scienza, ha dato fuoco a ciascuna delle nostre case.

Ora a Coroglio l’odore acre dei luoghi devastati dell’incendio è insopportabile, un odore terribile che quasi ricorda i veleni della fonderia. Quando invece entravi nel Museo della Scienza sentivi quell’odore tipico dei luoghi della conoscenza, come nelle Biblioteche e nei Teatri. Lì andavo spessissimo con mio figlio Emanuele, stavamo ore a giocare con gli esperimenti di fisica, guardavamo stupiti nel buio le stelle del Planetario. Attraverso il gioco e la scoperta, Emanuele era stimolato a farmi moltissime domande a cui ovviamente mi arrabattavo a rispondere.

Quando mi chiederà di riportarlo lì di nuovo, sarà un dolore fortissimo dirgli che qualcuno ha dato fuoco a quel luogo da lui così amato. Da cittadino e da padre pretendo che tutte le istituzioni, dal Governo, alla Regione Campania, al Comune di Napoli, facciano qualcosa e lo facciano presto. Per Emanuele e per tutti i bambini come lui.

Francesco Nicodemo racconta il senso di un incendio che porta più distruzione di quella semplicemente materiale. Mentre parliamo di corse in spiaggia, di come sarebbe stato “se” e dei governi tecnici, sarebbe bello che i partiti chiedessero tra gli interventi dei primi 100 giorni la ricostruzione della Città della Scienza. Insieme a loro il Presidente della Repubblica e i cittadini. Per risistemare l’asse delle cose che ontano, almeno.

La normalizzazione e le strumentalizzazioni

IMG_1281Ho letto con attenzione il post dell’onorevole del Movimento 5 Stelle Roberta Lombardi con cui si difende dalle accuse di filofascismo piovute un po’ da tutte le parti per le sue dichirazioni su Casapound. Dico subito che non mi interessa più di tanto entrare nel merito della disputa essendo profondamente antifascista, iscritto all’ANPI e dalle posizioni chiare. Mi interessa però leggere le parole con cui i capigruppo di Camera e Senato del Movimento si dichiarano sotto attacco e sotto assedio per ogni virgola che esca dalla loro bocca: ebbene sì, è il controllo democratico, signori, quella pressione che garantisce il rispetto delle regole e la conoscenza dei particolari. Ogni volta che sento parlare di “strumentalizzazioni” in politica penso a quanto sia duro pensare che l’esposizione pubblica di ognuno di noi (e non solo politica) ci sottoponga ad un’attenzione mediatica che ci rende ancora più responsabili nelle nostre parole e nelle nostre azioni. E’ la stessa pressione che ha dato così tanta soddisfazione a Beppe Grillo e i suoi mentre veniva compiuta dalla rete e ora si deve gestire dall’interno del palazzo. Per questo non mi interessano tanto le parole scritte e le varie interpretazioni sul fascismo della Lombardi quanto questo fastidio nell’essere osservati. E’ la politica, bellezza.

Stavate arrivando e ora siete arrivati

(Vale la pena anche leggere Alessandro qui).

30 euro al voto

Succede a Milano. Con di mezzo la camorra:

polizia-arrestoMaxi operazione dei carabinieri di Monza tra la Lombardia e la Campania per smantellare un’organizzazione camorristica che aveva stretti rapporti con ambienti della politica brianzola. L’indagine, denominata ‘Briantenopea’, ha avuto inizio nel 2010, da una rapina a un punto Snai a Gorgonzola nel mese di maggio, a cui sono seguiti altri due simili episodi a Brugherio ed Arcore, che hanno permesso, con intercettazioni e pedinamenti, di mettere in evidenza l’operatività di una “radicata associazione per delinquere composta, prevalentemente, da soggetti italiani di origine campana di elevato spessore criminale, in contatto con esponenti di clan camorristici del napoletano come Gionta e Mariano. Il nome più in evidenza è quello di Giuseppe Esposito, detto ‘Beppe ‘u curtu’. 

I carabinieri del gruppo di Monza hanno eseguito 43 ordinanze di misura cautelare, di cui 35 in carcere e 8 arresti domiciliari, nelle province di Monza, Milano, Lecco, Padova, Napoli, Avellino, e Salerno. Tra gli arrestati c’è anche l’ex assessore all’Ambiente e al Patrimonio del Comune di Monza, Giovanni Antonicelli (Pdl), a cui è stato contestato il reato di associazione a delinquere, come ad altri 20 soggetti. In sostanza, in cambio di voti, l’ex assessore avrebbe favorito gli affari del clan. Proprio sulla compravendita dei voti l’organizzazione avrebbe addirittura stilato un tariffario che andava dai 30 euro per il singolo ai 50 euro per il voto di un’intera famiglia. 

Due i fronti sui quali la magistratura di Monza, coordinata dal sostituto procuratore Salvatore Bellomo, ha concentrato le attenzioni nei confronti dell’ex assessore Antonicelli. Il primo è relativo alla manutenzione degli alloggi Aler, incarico affidato alla Pmg; il secondo riguarda la raccolta dei rifiuti nel capoluogo brianzolo, da anni affare della Sangalli. A giugno, la guardia di finanza si era presentata in Comune per acquisire materiale proprio sugli appalti delle case popolari e della raccolta rifiuti. Un passo a cui si era arrivati dopo che i carabinieri di Monza avevano messo in relazione una serie di scenari anomali su tutto il territorio. Scenari che hanno portato gli inquirenti a parlare di una vera e propria ‘enclave’ camorristica sul territorio di Monza in grado di respingere perfino tentativi di espansione della ‘ndrangheta.

I reati contestati in generale vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di gravi delitti quali rapine, estorsioni, usura, furti, ricettazione, al riciclaggio, spaccio di banconote false, detenzione illecita di sostanze stupefacenti e di armi e di reati contro la pubblica amministrazione. Citato ma non indagato, anche un ex consigliere comunale milanese del Pdl Renzo De Biase, in carica nella scorsa legislatura.

Direzione nazionale SEL, facciamolo anche noi

Il PD ha deciso che la direzione nazionale del partito di martedì sarà in diretta tv streaming. L’idea è stata lanciata e messa in atto dal Movimento 5 Stelle proprio oggi (con risultati che ognuno è libero di giudicare come meglio crede). Riprendere le buone pratiche degli altri è segno di autocritica e umiltà e fa bene a tutti, ancora di più se lo fanno anche i nostri alleati. Quindi la domanda è semplice: non vale la pena che siano in streaming anche le direzioni di SEL?

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Intendiamoci, io non ho niente contro la democrazia, ma io la fonderei piuttosto sulla coglionaggine.

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– E nessuno che ascolta.
– Non siamo più capaci.
– L’altro giorno, son venuti da me dei testimoni di Genova.
– Geova.
– E hanno detto che ai nostri giorni non c’è più nessuno che ascolta. Come noi.
– Noi invece ci ascoltiamo.
– Ma dicono che nessuno ascolta.
– È vero.
– E quando gli dico di dirmi quello che gli sta a cuore, che io son capace di ascoltare perché mi han dato un’educazione, non come ai nostri giorni…
– È una parola quasi dimenticata.
– Esatto. Allora quando gli ho detto così, mi hanno detto che avrei trovato tutto nella Bibbia e me ne hanno voluto vendere una per cento corone. Che ci avrei trovato la via. In una libreria, hanno detto, mi sarebbe costato almeno trecento cinquanta.
– La via è sempre più cara.
– Ma chiacchierare, no, non hanno voluto.
– È una cosa rara, oramai.
– Forse non erano dei testimoni di Genova.
– Geova.
– Forse erano dei Mermoni.
– Mormoni.
– Sì.
– Che non hanno la bibbia. Hanno la loro.
– Ma ce n’è solo una, di bibbie.
– Una santa, sì, ma ce ne sono anche delle altre.
– Allora non erano dei Mermoni.
– Mormoni.
– Sì.
– Si vede di no.
– Forse eran quegli altri, lì, del settimo giorno.
– Gli avventisti.
– Sì. Oggi qualsiasi abbrutito crede di avere il diritto di parlare.
– Sì.
– Se è questa, la democrazia…
– È questa.
– Lei ha senz’altro ragione. Ma a cosa serve?
– È democratica.
– Sì, e allora?
– Son d’accordo con lei.
– L’altro giorno, il presidente, per radio, ha detto che la democrazia si fonda sull’intelligenza.
– Non è mica una bestialità.
– Forse. Ma quanta ce n’è di intelligenza, qui?
– Non tanta.
– Vede?
– Lei forse ha ragione.
– Intendiamoci, io non ho niente contro la democrazia, ma io la fonderei piuttosto sulla coglionaggine.
– Sarebbe più semplice.

[Patrik Ourednik, Classé sans suite, Paris, Allia 2012, pp. 63-64]