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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Via Padova e il Risiko di propaganda

Me la immagino con la faccia attonita mentre pronuncia la frase con gli occhi dolci della propaganda: “ci rivediamo entro il 31 marzo”. Era il 23 febbraio e il sindaco di Milano Letizia Moratti aveva convocato un “tavolo” con circa venti associazioni pochi giorni dopo l’omicidio del giovane egiziano in via Padova a Milano.

Il cardinale Dionigi Tetammanzi al Teatro dal Verme pochi giorni fa è stato chiaro: “Il problema migratorio è complesso ma perché la sicurezza viene accostata sempre solo alla legalità? Non c’è una sicurezza che può essere legata anche all’accoglienza? E l’accoglienza è da intendersi in senso “passivo”, come un semplice aprire i confini o i paesi o le braccia, o anche in “attivo” come impegno per l’integrazione?”

E a Tettamanzi non sarà sfuggito che la “sicurezza” passiva è un concetto che sopravvive sulla paura: l’ingrediente principe della campagna leghista che miete voti sull’amplificazione degli allarmi. Sarà per questo che oggi via Padova è uno spettacolino ambulante della paura: il quartiere è diventato un accampamento militare all’aria aperta come piace al gendarme De Corato. I cittadini? per niente contenti: “siamo in stato d’assedio” dicono, mentre agli spacciatori basta spostarsi di un angolo. Poco male.

La Moratti dichiara “La nostra politica coniuga legalità e solidarietà. Per questo in città non ci sono ghetti e sommosse contro lo Stato“. Le risponde Asfa Mahmoud, presidente della Casa della Cultura islamica di via Padova 144 che nonostante la cacofonia del cognome è tutt’altro che un pericoloso attentatore come dovrebbe insegnare il recente Ambrogino d’oro ricevuto per la sua collaborazione con le istituzioni:  “Il nostro quartiere sembra diventato una caserma. Avevamo molta fiducia, quando il sindaco ci ha convocato a Palazzo Marino. Ma poi non è stato più nulla. Nessuno si è più fatto vivo e di tante belle parole non c’è rimasto che un pugno di mosche“.

Eppure, il gioco del Risiko politico per spostare soldatini a truccare i quartieri con l’ombretto della sicurezza sembra fare presa nella pancia molle di una bella fetta di elettorato. Eppure dal 2007 le statistiche ci dicono che il numero di reati in discesa: non sono più i fatti a determinare le opinioni, le opinioni si sono separate dai fatti. In un gioco dove la domanda e l’offerta sono monopolio della stessa parte.

Per finire come prevedeva Germaine Greer che probabilmente l’unico posto in cui un uomo può davvero sentirsi al sicuro è un carcere di massima sicurezza, non fosse per l’incombente minaccia di venire liberato.

Una Regione (non insediata) che manifesta contro se stessa

Formigoni ha vinto. Anzi, per essere onesti ha stravinto. Il Consiglio Regionale non si è ancora insediato eppur si muove.

Motivo di tanto dinamismo la paventata costruzione di un nuovo cancrovalorizzatore nel Parco Agricolo Sud Milano tra Opera e Rozzano (ai confini di Assago e a poco lontano da Buccinasco).  Per essere più precisi il Corriere della Sera dell’11 aprile scrive: …nei confini vincolati del Parco Sud tra Noverasco, Quinto Stampi e Ronchetto delle Rane…”.

Ora, al di là della scelta politica di costruire un termovalorizzatore (che, secondo l’opinione ufficiale di LEGAMBIENTE, non serve), tra l’altro in una località “protetta” e, guarda caso, ancora una volta nel Sudmilano diventato oramai la latrina per tutti i bisogni della città, c’è un’immagine che più di tutte lascia perplessi: alla manifestazione contro il progetto sfilano i i Sindaci della Lega e del PDL appoggiati dall’Assessore regionale della Lega Davide Boni.

Dopo la manifestazione nazionale del 20 marzo del Governo contro se stesso in piazza San Giovanni oggi a Opera la Lombardia si esercita nell’autoerotismo di protesta.

Per un monopolio che sia conclusivo: quello delle decisioni e quello del dissenso.

Il rischio di incentivare la ‘ndrangheta

Il movimento terra è una delle attività più citate nelle relazioni antimafia e meno conosciute tra la gente: è l’attività imprescindibile per ogni cantiere. Dove c’è da spostare sabbia, scavare, trasportare residui lì c’è un impresa per la movimentazione terra. Al nord (e in particolar modo in Lombardia) il movimento terra è il lembo del lenzuolo sotto cui trafficano e si arricchiscono le melme mafiose travestite da imprenditori. Si infilano nei subappalti come zanzare sotto la camicia e fingono l’espressione degli onesti faticatori. Oggi, in Lombardia, affidare il “movimento terra” a qualcuno di loro è il nuovo modo lombardo per pagare il pizzo fingendo di non accorgersene, è il compromesso nordico per “stare a posto” nella profonda Lombardia.

Gente come Marcello Paparo (entrato addirittura nei cantieri della TAV e con una bella Mercedes tutta bucherellata per un attentato scampato)  o gli uomini della cosca dei Barbaro-Papalia che pascolano tra Buccinasco, Corsico e Cologno Monzese (come racconta l’operazione “Parco Sud”) sono gli esempi più alti di una nuova strategia di business coperto dalla polvere delle macerie e dell’indifferenza. La terra vale oro e si nota poco.

Il procuratore capo di Milano, Manlio Minale, quando fa riferimento all’Expo 2015 chiarisce che «il punto che favorisce l’infiltrazione mafiosa è proprio la mancanza nei contratti d’appalto della voce sul movimento terra». Un business che, assieme al settore dello smaltimento dei materiali, rappresenta la porta d’ingresso delle cosche negli appalti. Anche perché, spiega Minale, «non c’è la necessità della certificazione antimafia ». Occore quindi rivedere le norme che regolano il settore, «la cui consegna – dice il magistrato – non può essere lasciata alla direzione dei lavori sui cantieri».

Ed è per questo che già da tempo ci siamo promessi di proporre con urgenza una legge regionale per rivedere quanto prima la regolamentazione.

Quello stesso movimento terra per il quale il presunto boss Salvatore Barbaro (figlio del più noto Mimmo l’Australiano) ha dichiarato “io ci ho una passione”. Roba che per farla “basta avere la terza media come scrivono i giornali, ma bisogna anche averci una certa precisione”.

Insomma, roba che scotta. Nonostante i piagnucolii dei guappi calabresi che si fingono lavoratori.

Oggi si mette in moto la macchina organizzativa degli incentivi. Un bonus totale di 300 milioni di euro che riguarda ciclomotori, cucine, elettrodomestici, abbonamenti a internet veloce, case ecologiche, motori marini e prodotti industriali, che produrrà – secondo il governo – benefici per un milione di famiglie. E spulciando tra i documenti del Ministero dell Sviluppo Economico si trova anche il settore “macchine agricole e movimento terra” per un importo totale di 20 milioni di euro fruibile come sconto del 10% dei macchinari in acquisto. Il provvedimento è firmato dai ministri allo Sviluppo economico Claudio Scajola, all’Economia e Finanze Giulio Tremonti e all’Ambiente Stefania Prestigiacomo e punta a favorire l’acquisto di prodotti innovativi e a basso consumo energetico.

Senza cadere nell’errore di banalizzare e criminalizzare un’intera categoria chiedo, fin da subito, che sia reso pubblico l’albo delle aziende che usufruiranno degli incentivi: i rivenditori e, per questo particolare settore, gli acquirenti finali.

Ci verranno a parlare di privacy, utilizzandola come una scusa impropria per coprire la trasparenza dei nomi. Quando, però, si erogano incentivi grazie al denaro pubblico, i cittadini hanno sempre il diritto di conoscere l’utilizzatore finale.

Intanto rischiamo di incentivare la ‘ndrangheta che si mangia l’Expo.

L’acqua pubblica e il valore della collettività

Ho già avuto modo di dire quanto l’acqua pubblica sia (e debba rimanere) un bene comune e un diritto umano e debba essere garantita dalla pubblica amministrazione con la massima qualità. Mi sono impegnato (e lo farò nel Consiglio Regionale) a chiedere che questo punto venga scritto nello statuto della Lombardia.

Oggi ho ricevuto la lettera del Comitato promotore del referendum sull’acqua che chiede che la battaglia per l’acqua pubblica non diventi un’argomentazione strumentale di partito e sono assolutamente d’accordo con loro.

Ci sono dei valori (che siamo chiamati a difendere con i denti) che pretendono un’urgenza e un’unione che sfondino i muri dei partiti e delle associazioni: i diritti negati sono un unico confine in cui o si sta da una parte o dall’altra, tutti insieme. Lo scippo del diritto all’acqua pubblica deve seminare un corteo di “esigenti” che sventolano tutti  in alto lo sdegno e l’appetito per l’obbiettivo.

Se è vero come spiega Marco Bersani che “la coalizione che appoggia i referendum è la più ampia aggregazione formale di movimenti, associazioni laiche e cattoliche, forze politiche e sindacali che si sia mai riunita intorno a un tema simile” confido che IDV, TUTTE le associazioni e TUTTI i partiti (ancora di più oggi che è terminata la “raccolta” elettorale) riconoscano il valore dell’impegno comune per un bene comune. Ognuno mettendo in moto, senza esibizionismi, la propria professionalità e i propri luoghi d’azione.

La vostra vittoria

4363 preferenze. Anzi, 4363 Persone, donne, uomini, ragazze e ragazzi che hanno scritto il mio nome e cognome sulla scheda elettorale.

Questa fiducia mi ha portato, nella mia prima esperienza elettorale, ad essere il più votato di IDV. E il giorno dopo la vittoria, oltre la necessità di esprimere una gratitudine che non sappia di manifesto logoro e retorico, mi chiedo di chi sia la vittoria elettorale.

La mia, di coloro che hanno creduto in me, o molto più semplicemente delle 4363 persone che hanno scritto il mio nome. Già, è la vostra vittoria. Un argine, piccolo, ma un argine alle arroganze delle criminalità in Lombardia, un argine alle mani della criminalità sull’Expò di Milano. Un argine alla continua violenza dei territori da parte del cemento e degli appalti. Un argine all’ignoranza intenzionale che non vuole comprendere i pericoli del voltare lo sguardo e fare finta di nulla.

Abbiamo la possibilità di far sentire maggiormente la voce della cultura, di idee nuove, ma quelle vere che si tramutano in lavoro e che non hanno bisogno di fondi statali per andare avanti. Abbiamo la possibilità di creare maggiore imprenditoria culturale, allontanando nel contempo le azioni predatorie di una politica corrotta e collusa con le mafie presenti in Lombardia.

Posso fare tutto questo lavoro da solo? No, e non lo voglio nemmeno.

Il voto per tornare ad avere una reale valenza ha bisogno che l’impegno di tutti non si fermi alla scheda elettorale. Dobbiamo riprendere in mano la quotidianità politica. Risolvere insieme i piccoli problemi, e riflettere insieme sulle grandi problematiche.

Sicuri che se lasciamo decidere solo agli altri, beh non potremo lamentarci che non ci piacerà il domani.

La mia è una nuova esperienza che posso solo affrontare con l’impegno e lo studio, ma non voglio farmi incasellare in una torre d’avorio.

Quanto potremo cambiare? Quali leggi riusciremo a far approvare, quali le iniziative concrete a favore di tutti? Difficile dirlo, ma non voglio che si rompa il filo della comunicazione con tutti coloro che hanno appoggiato la mia avventura elettorale. Dobbiamo tenerci informati, seguire passo passo, e attraverso il mio sito cercherò di farlo, su quello che Giulio Cavalli combina in regione Lombardia. Una sorta di diario quotidiano. Il cammino è solo all’inizio e certamente una cosa posso assicurarvela: non cambierò atteggiamento. Non diventerò altro in nome di una carica politica. Ma proprio nel rispetto delle istituzioni farò sentire ancora di più la mia voce, ora ne abbiamo la possibilità. Possiamo farci sentire. E possiamo cambiare il nostro quotidiano. Almeno ci proveremo con tutte le nostre forze.

da http://temi.repubblica.it/micromega-online/giulio-cavalli-la-vostra-vittoria/

Dal diario di MICROMEGA: Le cene di ‘ndrangheta e la risposta sbagliata

Ho letto (e guardato) con sconcerto e una certa desolazione l’articolo della Casa della Legalità sulla cena elettorale della candidata Cinzia Damonte insieme a Orlando Garcea, indicato da più fonti come esponente di spicco di ‘ndrangheta, già condannato per droga e coinvolto nell’inchiesta sul controllo del gioco d’azzardo dei videpoker del clan dei Macrì’, di cui è considerato un esponente di vertice. Ho riletto con attenzione anche la risposta della Damonte che dichiara di “non sapere il nome di quel signore” e la risposta del suo mandatario elettorale Enrico Zerbo che dice “Il nome di quel signore non mi dice nulla. No, non sono in grado né di confermare né di smentire che fosse presente. Sarà stato uno dei tanti”.

Al di là dei giudizi nel merito, ancora una volta, mi spiace dirlo, leggo la risposta bagliata.

Chi mi segue sa bene quanto abbia espresso con rabbia la mia desolazione verso chi, come Maullu o Colucci o tanti altri, si è sempre difeso dicendo di “non sapere” o addirittura di “non potere sapere con tutte le persone che si incontrano in campagna elettorale”. Nessuno si sogna di criminalizzare gli eventuali incontri nell’attività politica (anche se, personalmente, conosco benissimo chi mi paga le cene elettorali e chi organizza i miei appuntamenti); qui si tratta di chiedere scusa e prendere le distanze da qualsiasi individuo che sfoggi credibilità criminale giocando di sponda con questo o quel politico.

E prendere le distanze con la schiena dritta, significa evitare teorie di complotto e creare subito una barriera contro mafiusetti infiltrati facendo i nomi e i cognomi: che si risponda dichiarando che Garcea e i suoi compari troveranno sempre una feroce ostilità politica.

Ogni cena elettorale con l’odore marcio di mafie è l’occasione doverosa per prendere una posizione. Un’occasione d’oro per dichiarare da che parte stare. Che sia una candidatura di destra o di sinistra. La superficialità e la disattenzione verso le mafie sono il vero concime della criminalità organizzata; un’indifferenza che si paga. E cara. Potete chiedere a mia moglie o ai miei figli.

L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati. ( Paolo Borsellino dalla lezione del 26 gennaio 1989 all’Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/idv-a-cena-con-la-ndrangheta-giulio-cavalli-il-partito-prenda-le-distanze-e-chieda-scusa/

Ricostruire fiducia con i cittadini

http://www.youtube.com/watch?v=hXeAjcJYwzc

Prima di riformare le istituzioni occorre riformare la politica. Per riformarla bisogna ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini, riattivando quei meccanismi di partecipazione e di controllo.
Sul piano del metodo intendo convocare un’assemblea mensile in cui illustrare tutto ciò che avviene all’interno del consiglio regionale ed ascoltare le proposte, ascoltare le sollecitazioni dei cittadini e dei movimenti di opinione. Con questo intendo onorare il mio impegno di trasparenza nei confronti dei cittadini, a partire da quelli che non mi voteranno. E’ ora di dire basta a chi usa il proprio mandato all’interno delle istituzioni come trampolino per altri incarichi o per le prossime elezioni.
Le istituzioni sono una cosa troppo seria per essere lasciate in mano ai professionisti della politica.

Prima di riformare le istituzioni occorre riformare la politica. Per riformarla bisogna ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini, riattivando quei meccanismi di partecipazione e di controllo.Sul piano del metodo intendo convocare un’assemblea mensile in cui illustrare tutto ciò che avviene all’interno del consiglio regionale ed ascoltare le proposte, ascoltare le sollecitazioni dei cittadini e dei movimenti di opinione. Con questo intendo onorare il mio impegno di trasparenza nei confronti dei cittadini, a partire da quelli che non mi voteranno. E’ ora di dire basta a chi usa il proprio mandato all’interno delle istituzioni come trampolino per altri incarichi o per le prossime elezioni.Le istituzioni sono una cosa troppo seria per essere lasciate in mano ai professionisti della politica.

Dal diario di MICROMEGA: L’ultima privatizzazione lombarda, quella delle regole

La campagna elettorale è una carovana con quattro valigie di cartone. Dentro ci stanno gli slogan da apparecchiare e i barattoli delle parole rubate: questa campagna di marzo è un rivolo di parole scippate.

La Lombardia, regina delle sfilate in centro con il vestito buono, galoppa veloce verso la privatizzazione come arma di massa per la disinformazione. Dopo avere privatizzato la scuola, la salute, la speculazione edilizia, il ruolo del governatore (perpetrato fino al ventennio), la Lombardia degli azzurri si prepara a privatizzare le notizie e le regole.

La privatizzazione come modus operandi lombardo rappresenta un modello anticostituzionale e antisociale. In questi anni di supremazia, il centro destra guidato da Formigoni è riuscito a scipparci la scuola e la sanità pubblica regalando dei servizi fondamentali, garantiti dalla Carta Costituzionale, ai privati. Ma c’è di peggio. La giunta regionale non solo ha svenduto dei diritti invendibili per definizione, ma ha anche smerciato la dignità dei cittadini.

So che per alcuni politici la dignità non ha alcun significato, ma avere una scuola funzionale, competitiva sul piano internazionale e veramente accessibile a tutti e un sistema sanitario che non deve invidiare nulla alle strutture private, riguarda molto la dignità di tutti, non solo di quelli che non hanno votato Formigoni.

Il modello lombardo che la maggioranza vorrebbe importare in tutto il paese è la proiezione malata di una insensata privatizzazione, che punta solo al profitto senza curarsi minimamente delle vere necessità dei cittadini.

Dobbiamo essere particolarmente attenti perchè i professionisti della politica sanno mentire senza mai tentennare. Dicono che il bonus regionale per la scuola paritaria (altro termine ingannevole) permette la libertà di scelta. Mi chiedo quale libertà di sceltà può avere un operaio di fronte a una retta di 8.000, 9.000 euro al mese con un contributo di soli 1.000 euro. Mi chiedo quale sia la libertà di scelta di un anziano che, spesso, per svolgere un esame clinico in una struttura pubblica deve aspettare tempi biblici, mentre pagando può ottenere lo stesso servizio in giornata.

Forse per Formigoni e i suoi seguaci la salute e l’istruzione sono diritti svendibili al miglior offerente, forse ha chiuso a doppia mandata la Costituzione in un cassetto e ha perso la chiave, forse ha semplicemente usato la fiducia di molti per accrescere il potere di pochi

da http://temi.repubblica.it/micromega-online/giulio-cavalli-lultima-privatizzazione-lombarda-quella-delle-regole/

10 priorità per l’infanzia e l’adolescenza in Lombardia

Oggi ho partecipato alla tavola rotonda sull’adolescenza e l’infanzia in Lombardia promossa da PIDIDA Coordinamento per I Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Sulla questione infanzia di solito si sfoderano due alibi: la mancanza di risorse e il ruolo già attivo del volontariato.

La farsa della “mancanza delle risorse” è un delitto d’impoverimento politico: fare politica è scelta netta di investimento di risorse. Decidere come dividere le “fette” del proprio bilancio pubblico è la doverosa manifestazione delle priorità dell’agenda politica.

Sul ruolo del volontariato (inteso, in malafede, come sostituto procuratore dei doveri della pubblica amministrazione) il giochetto è quello di solidarizzare moltissimo e sostenere pochissimo. Al volontariato, oggi, mancano sempre troppo spesso i mezzi, le risorse e i fondi.

Per questo firmare le proposte di PIDIDA oggi è un preludio di azione concreta, continuativa e coerente.

Il Coordinamento del PIDIDA Lombardia propone alla Regione di:

1. La partecipazione dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze

inserire, ai diversi livelli di governo, il principio dell’ascolto dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, sancito dall’art. 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, di prevedere occasioni permanenti di ascolto e di tenerne conto nell’elaborazione e nell’attuazione delle politiche regionali;

2. Un quadro legislativo amico dei bambini e degli adolescenti

rendere effettiva l’attuazione da parte della Regione Lombardia di quanto previsto dalle normative in vigore per un reale diritto di tutti i bambini e gli adolescenti a vivere e crescere in una famiglia in un’ottica di assunzione di precise responsabilità istituzionali e di trasparenza e coinvolgimento partecipativo delle diverse realtà del terzo settore.

3. Una strategia per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

garantire il maggior coordinamento possibile tra i livelli di assistenza sanitaria e sociale. Nello specifico ambito dei bambini con disabilità si sottolinea l’importanza di garantire il diritto ad una diagnosi certa e precoce, e la possibilità di una reale attuazione di qualsivoglia tipologia di prescrizione conseguente alla diagnosi. Nell’ambito invece dello sfruttamento del lavoro minorile si propone di procedere a una raccolta dati, soprattutto nelle aree con forte presenza di persone provenienti da Paesi stranieri.

4. Meccanismi di coordinamento per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

creare un coordinamento tra le istituzioni deputate alla programmazione delle politiche e degli interventi dedicati ai diritti dei bambini e degli adolescenti.

5. Una Valutazione e un’analisi dell’impatto sull’infanzia e sull’adolescenza

creare un meccanismo di valutazione periodico e costante dei programmi realizzati a favore dei bambini e degli adolescenti, nonché monitorare l’impatto sull’infanzia delle leggi regionali approvate, dei progetti realizzati, delle politiche sociali e delle prassi, con la partecipazione e il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi.

6. Un bilancio regionale dedicato all’infanzia e all’adolescenza

indicare in termini percentuali a quanto corrisponde l’intero ammontare delle risorse destinate a favore dell’infanzia e dell’adolescenza (sia in Italia sia nell’ambito della cooperazione decentrata) rispetto all’intero bilancio regionale, nonché realizzare e diffondere un sistema di rendicontazione delle risorse allocate a favore dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lombardia (sia in Italia sia nell’ambito della cooperazione decentrata).

7. Un regolare Rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza

Si propone di rafforzare il ruolo dell’osservatorio al fine di ottenere un reale ed esauriente rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Lombardia con particolare riguardo ai bambini e agli adolescenti che vivono al di fuori della famiglia di origine, favorendo la partecipazione, il monitoraggio e l’accesso alle informazioni da parte degli organismi (enti) del terzo settore.

8. La diffusione della conoscenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

fare una mappatura corsi di formazione per adulti e per i ragazzi sui principi sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza prevedendo una maggiore organizzazione e diffusione degli interventi; di diffondere la conoscenza in particolare per gli operatori, che a diverso titolo, lavorano a contatto per e con i bambini e con gli adolescenti e di dedicare particolare attenzione alle “categorie vulnerabili” di bambini e adolescenti.

9. Il Garante regionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Procedere alla nomina del Garante regionale sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza promuovendo l’emanazione del Regolamento previsto dalla l.r. 6/2009

10. Il raggiungimento degli obiettivi specifici del documento “Un mondo a misura di bambino”, approvato dai Governi partecipanti alla Sessione dell’Assemblea Generale delle NU del 2002 dedicata ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: rafforzare le iniziative destinate alla promozione del diritto alla salute tra bambini e i ragazzi e le attività di prevenzione su questo tema e di sviluppare programmi per la prevenzione e la protezione dei bambini e degli adolescenti da ogni forma di abuso, sfruttamento e violenza e programmi per combattere l’HIV/AIDS.

No eliporto al Parco Nord

Aderisco convinto assumendomi l’impegno alla petizione NO ELIPORTO AL PARCO NORD.

Regione Lombardia, insieme ad ENAC ed ENAV, sulla base di una ricerca commissionata allo Studio Ambrosetti dalla Agusta (azienda costruttrice di elicotteri militari/civili), sta progettando un sistema di eliporti regionale per rendere facilmente accessibile l’aeroporto varesino di Malpensa, in vista dell’Expo 2015.

Costo della corsa: 120 euro. Di certo non per tutte le tasche.

SECONDO IL PROGETTO, IL PARCO NORD OSPITERA’ L’HUB DEDICATO ALLA MANUTENZIONE E RIFORNIMENTO DEGLI ELICOTTERI.

Ciò comporterà, come chiunque può intuire, un impatto devastante sul parco e sull’abitato circostante.

Ci opponiamo a quest’opera con la quale la giunta Formigoni inevitabilmente deturperà il nostro parco, causando inoltre gravissimi disagi ai residenti che abitano nei suoi pressi.

Il Parco Nord non si tocca!