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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

La scomunica del Papa e le Confraternite

Per indole non credo ai moniti, per di più papali. Non credo, in generale, alle affermazioni con voce grossa di chi ha gli strumenti per intervenire: solidarizzo con i lamenti antimafiosi degli esclusi, degli oppressi o delle vittime ma chiedo a tutti gli altri di disegnare un cambiamento. Sono uno scassaminchia, lo so, per natura.
Quando il Papa dichiara “scomunicati” i mafiosi posso certamente applaudire per un secondo alla buona intenzione (di un costruttore seriale di buone intenzioni, del resto, per professione) ma mi aspetto subito dopo un decreto attuativo che mi spieghi come cambierà l’ordinamento religioso per evitare l’accesso alla Chiesa degli uomini di mafia. E invece niente. Per ora, siamo al monito e agli applausi. Trovo normale che una Chiesa che voglia fare sul serio non possa avere nulla a che fare con la criminalità di ogni genere, e quindi anche quella organizzata, e troverei normale che oggi un nuovo corso papale chiedesse scusa per le innumerevoli volte che gli uomini di chiesa si sono resi disponibili (se non affiliati) al boss di turno, IOR incluso.
L’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi ha deciso di trovare una strada per l’attuazione delle parole di Bergoglio emettendo un decreto in cui obbliga tutte le confraternite della sua Arcidiocesi ad inserire nel proprio statuto la norma per cui non possono accettare affiliazioni di appartenenti ad associazioni mafiose. Quando ho letto la notizia questa mattina ho pensato che allora il mio dubbio non fosse così infondato e che forse e per fortuna in questo benedetto paese, piano piano, si costruiscono vaccini.

La migliore risposta agli amici degli amici di Dell’Utri

In riferimento alla triste pagina pubblicata ieri sul Corriere della Sera in sostegno al mafioso e condannato Marcello Dell’Utri tra le tante risposte indignazioni che abbiamo letto in giro (e che sono ossigeno per la democrazia) mi ha colpito una lettera. Una lettera scritta da Antonio Vassallo. Antonio Vassallo è il fotografo giunto per primo sulla strage di Capaci quando ancora la polvere non si era abbassata ed è lo stesso fotografo a cui dei personaggi mai identificati con il distintivo in mano gli sequestrarono il rullino che non arrivò mai in Procura.

Cari “fiancheggiatori” di Marcello dell’Utri, mi chiamo Antonio Vassallo, sono un consigliere comunale di Capaci. Dopo aver letto la vostra pagina a pagamento, sul Corriere della Sera, con la quale avete sentito il dovere di esprimere vicinanza al vostro amico e capo, sento anch’io il dovere di ricordarvi che Marcello dell’Utri non è stato condannato per non avere saputo amministrare bene Publitalia o per avere falsato qualche partita della Bacigalupo calcio.

Non entro nel merito dei sentimenti di quanti di voi conoscono e vogliono mostrare la loro vicinanza a una persona detenuta, ci tengo a ricordarvi che Marcello Dell’Utri è stato messo in galera perché condannato a sette anni, a titolo definitivo, per concorso esterno in associazione mafiosa, per avere avuto rapporti con chi nel nostro Paese, dalla Sicilia alla Lombardia, ha seminato terrore e sangue, uccidendo bambini, uomini e donne.

Dite che nulla può cambiare il vostro giudizio su chi ha contribuito a far crescere il nostro Paese. Perché non lo dite ai tanti ragazzi italiani disoccupati che non hanno mai voluto vendere la propria dignità per un lavoro? Ditelo ai familiari delle vittime di Mafia. Ditelo ai familiari di tutti i giornalisti che sono stati ammazzati da Cosa Nostra.

Vi ho scritto queste righe pensando a tutti gli italiani molto diversi da voi, che ancora amano coltivare il senso dell’indignazione, che vorrebbero dire – non attraverso le pagine di un quotidiano ma guardandovi in faccia – che chi ha favorito la Mafia ricoprendo il ruolo di Senatore è due volte Colpevole e va allontanato.

Potevate fare sentire la vostra “vicinanza e affetto” al vostro Marcello privatamente e invece, da maestri della comunicazione quali siete, avete voluto scegliere di farlo così, pubblicamente, sapendo bene che certe iniziative possono trasformarsi in pericolose interferenze su indagini in corso e contribuire a creare un clima di discredito nei confronti dei magistrati e degli uomini delle forze dell’ordine impegnati contro la mafia.

L’averlo fatto in modo così plateale è davvero inquietante, imbarazzante ed offensivo, in una Italia fatta da tante persone che vorrebbero comprare dieci pagine di tutti i quotidiani d’Italia per scrivere che la mafia è una gran montagna di m****, e che uomini come Il vostro “fiancheggiato” vi hanno costruito sopra le loro fortune politiche, compromettendo il futuro di molti territori Italiani. A Marcello Dell’Utri mi sento di dire molto umilmente di scontare serenamente i sette anni di prigione e al suo rilascio, di tornare tra la belle persone (quelle che forse non ha mai frequentato) quelle pulite, quelle che credono e operano ogni giorno inneggiando alla bellezza per farsi contagiare.

Eh sì, sta andando proprio bene Expo.

Milano – Dopo Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia, Islanda, Portogallo, Turchia, Australia, Canada e Sudafrica, anche la Svizzera potrebbe rinunciare alla partecipazione, con un proprio padiglione, all’edizione dell’Expo che si terra’ a Milano l’anno prossimo. Molti di questi, hanno organizzato in passato edizioni dell’Esposizione, o sono in procinto di ospitarle (Turchia 2016). Per Expo si tratta di un’ecatombe, dopo gli scandali e gli arresti operati dalla magistratura meneghina per presunte tangenti sugli appalti.

La scenografia de #lamicodeglieroi

Si fa per scherzare ma nemmeno troppo. La pagina è stata comprata oggi sul Corriere della Sera per dimostrare affetto a Marcello Dell’Utri.

(Per chi invece volesse aiutare i “nemici” di Dell’Utri a produrre il nostro libro e il nostro spettacolo può farlo andando qui)

dellutri

E intanto i Boss(i) vanno a processo

Anche se Salvini ha il potere di dimenticare spesso (e di voler fare dimenticare) oggi c’è una notizia che vale la pena leggere:

La Procura di Milano ha chiesto il processo per Umberto Bossi, i suoi due figli Riccardo e Renzo e altre 6 persone per la vicenda della gestione dei fondi della Lega. Le accuse a vario titolo sono appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato per circa 40 milioni. Chiesta l’archiviazione per l’ex vicepresidente del Senato Rosi Mauro.

L’inchiesta era stata chiusa lo scorso novembre con la contestazione di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” ossia i rimborsi elettorali ricevuti dal Carroccio in base ai rendiconti al Parlamento del 2008 e 2009. Una truffa allo Stato commessa, secondo i pubblici ministeri, in concorso con Maurizio Balocchi, segretario amministrativo della Lega ormai deceduto, per quanto riguarda il rendiconto dell’esercizio 2008 e con Francesco Belsito, ex tesoriere leghista per il 2009 e 2010. Con tanto di inganno ai presidenti di Camera e Senato e ai revisori pubblici delle due assemblee che autorizzavano i rimborsi basandosi su rendiconti volontariamente falsati “in assenza di documenti giustificativi di spesa e in presenza di spese effettuate per finalità estranee agli interessi del partito politico”.

Toh!

Ci dicevano che la questione morale fosse una bufala per scalzare la segreteria (e intanto sono spariti):

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Dall’Italia dei valori agli arresti nell’inchiesta sulle «spese pazze» in Liguria. Le due consigliere regionali Marylin Fusco e Maruska Piredda sono state arrestate e messe ai domiciliari, dalla Guardia di finanza per una ipotesi di peculato relativa alle spese effettuate nel 2012 con i soldi del gruppo dell’Idv, di cui facevano entrambe parte.

La Procura indagava su voci di spesa apparentemente lontane da cose che potevano rientrare nelle cosiddette “spese di rappresentanza“: migliaia di euro per viaggi, parrucchieri, giochi, modellini di auto, frigoriferi, divani, casse di vino, oltre che per tablet, computer, capi di abbigliamento, cravatte. Era emerso che il gruppo aveva già speso a ottobre l’intera somma a disposizione per il 2012, 230mila euro, al punto che vi furono problemi per pagare i compensi dei cinque dipendenti del gruppo. Ci pensò poi di tasca propria uno dei consiglieri indagati, Maruska Piredda.

La notizia è qui.

Adesso, a sinistra

Sulla mia proposta semplice semplice si vede che anche Civati (ma sono in tanti, vedrete) concorda e a Livorno presenterà azioni uscendo dalle discussioni. Basta ascoltarsi e rilanciare, confrontarsi e agire, mettersi insieme per contare. Contarsi, invece, lo facciamo dopo e se tutto viene fatto seriamente sarà una bella sorpresa. Sicuro. Io, su questo, ci sono. Subito.

A proposito di pentiti (e di assurde tesi circolanti)

Un’agenzia Adkronos:

“Serve qualche pentito di corruzione. E abbiamo ancora bisogno dei collaboratori di giustizia. Le mafie sono al sud ma anche a Roma e al nord Italia, come in Lombardia, Piemonte, Liguria e in Emilia Romagna”. Lo sottolinea il procuratore capo della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, nel corso del convegno ‘Il perdono di Dio e il perdono degli uomini”, tenutosi oggi a Roma. “I collaboratori di giustizia sono importanti – continua Pignatone – perché dimostrano che è possibile una vita diversa. E’ la prova provata che è possibile anche in Sicilia, Calabria e Campania rompere le catene che le associazioni mafiose hanno costruito in 150 anni”.

“Lo Stato – precisa – ha accettato il fenomeno dei collaboratori di giustizia per necessità. Lo Stato ne aveva bisogno, perchè era in ginocchio. Per questo ha fatto un patto con i pentiti, concedendo loro una serie di benefici in cambio dell’ammissione delle loro responsabilità e di dichiarazioni sul fenomeno dell’associazione mafiosa che avessero il carattere di novità”. Pignatone puntualizza che “è stato firmato un contratto” con i pentiti e conclude: “Lo ha fatto Buscetta e, anni dopo, lo fa anche Iovine”.

Presente all’incontro anche il sostituto procuratore della Repubblica di Roma Luca Palamara, che evidenzia come “il ruolo dei pentiti” sia “insopprimibile” per tutti coloro che sono “chiamati a svolgere indagini e a ricostruire fatti avvenuti lontano nel tempo”.

Io, vi prego, anche se non siete giornalisti

Di prendervi il tempo di ascoltare la riunione della Commissione plurilaterale al Dipartimento Informazione ed Editoria di Palazzo Chigi presieduta dal Sottosegretario on. Luca Lotti in cui si decide “l’equo compenso” per i giornalisti. E magari di fare una riflessione su una professione che diventa sempre di più volontariato: