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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Eversione fiscale

Siamo un Paese talmente di sinistra in cui i dipendenti guadagnano più dei “padroni“. Forse abbiamo esagerato.

I soggetti con reddito da lavoro dipendente prevalente dichiarano un reddito medio di 20.680 euro mentre coloro che hanno un reddito di impresa prevalente dichiarano mediamente 20.469 euro. È quanto risulta dai dati diffusi dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia.

Le potenti intese

POTENTI-INTESE_-copia-2-187x300Enrico Letta era il politico perfetto per incarnare e al contempo nascondere un patto onusto di ipocrisia e di non detti. Lo era per il curriculum e le relazioni; per l’immagine di serietà attenuata quel giusto dalla cordialità dei modi e da qualche cortese battuta; per la capacità di rappresentare mediaticamente un cambiamento generazionale ma anche di stile – e niente auto blu con la scorta quando va a giurare al Quirinale, meglio arrivarci guidando un’utilitaria in favore di fotografi.

Ricordate che orgoglio aveva in fronte il giovane Letta quando presentava il suo esecutivo come «pieno di giovani e di donne»? Che straordinaria operazione mediatica erano le varie Lorenzin e Kyenge, chiamate a camuffare l’eterno pote- re di sempre, l’andreottiano «tiriamo a campare» che si era tolto la grisaglia per esibirsi con il Friday wear.

Il tutto condito da un eloquio di velluto – Enrico Letta non riuscirebbe a litigare veramente nemmeno con il mostro di Rostov – oltre che da una rete bipartisan come quella di VeDrò (a cui il libro dedica alcune delle sue pagine più interessanti).

E, naturalmente, da una parentela come quella con zio Gianni: fondamentale, come vedremo, non perché Enrico sia un «raccomandato», ma perché gli ha permesso di crescere respirando la Roma profonda e antica del potere democristiano. Intendendo per «democristiano», più che un partito, un metodo: un insieme di prassi basate sull’inclusione, la spartizione, l’arrotondamento degli spigoli, la coltivazione dei rapporti, lo scambio perpetuo e sorridente, insomma la subcultura di casa Angiolillo che sopravvive a ogni mutamento e ogni mutamento assorbe, anestetizza, annulla. E che pure è fra i protagonisti di questo libro.

(Uno stralcio dalla prefazione di Alessandro Gilioli per il libro di Matteo Marchetti e Luca Sappino “Le potenti intese”, uscito oggi per Castelvecchi. Vale la pena leggerlo, per capirsi).

Documentarsi per indignarsi: le carte sull’On. Crisafulli

Sta passando abbastanza sotto traccia (anche se ne ha parlato Pif alla Leopolda e qualcuno ne scrive) la vicenda di Crisafulli, i suoi incontri con i boss e il suo appoggio (consistente, nelle sue zone) alla mozione Cuperlo. Poiché ogni volta che si affronta questo argomento arrivano di seguito strali e diverse interpretazioni dei fatti (nell’augurio di un Paese che riesca a farsi un’idea sull’inopportunità al di là dell’esito della giustizia) mi sembra il caso di lasciare qui la circostanziata CNR (Comunicazione Notizia di Reato) dei Carabinieri del Comando provinciale di Enna. Perché conoscere per indignarsi in modo sano è sempre un buon esercizio:

Qui il link.

Riina ordina che Di Matteo deve morire

“Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire”. Totò Riina era furibondo qualche giorno fa, dopo l’ultima udienza del processo che sta scandagliando i segreti del dialogo fra Stato e mafia. “Quelli lì devono morire, fosse l’ultima cosa che faccio”, ha urlato il capo di Cosa nostra a un compagno di carcere, e le minacce non sono sfuggite a un agente della polizia penitenziaria.

110109484-bde21fd0-1293-4c0f-82e6-ee95a0a61fcfNino Di Matteo è ancora sotto minaccia, in continuazione, mentre il processo sulla trattativa si svolge con ali politiche starnazzanti e i magistrati coinvolti rischiano di rimanere soli. Qualcuno dice che Di Matteo dovrebbe forse essere trasferito in località protetta insieme alla famiglia senza pensare che sarebbe un segnale desolante e triste per lo Stato. La solitudine istituzionale è il miglior modo per uccidere e non voglio nemmeno pensare che gli ordini di Riina ‘U Curtu possano ancora valere qualcosa e andare a segno. Forse qualcuno non se ne rende conto ma su Di Matteo si gioca la credibilità lasciata in eredità da Falcone e Borsellino. A Nino e alla sua famiglia va il mio abbraccio più largo e stretto che sia mai riuscito a fare.

Nemmeno la legge elettorale

Vi ricordate Enrico Letta (come dice il mio caro amico Davide “il nipote di suo zio”) che prometteva una nuova legge elettorale in tempi brevi? Beh, i tempi brevi sono scaduti ormai da qualche settimana anche se in pochi sembrano essersene accorti: così il Governo di scopo non riesce ad ottenere il primo scopo e questo dice tutto. Nel frattempo le proposte di legge elettorale sono in blocco completo, come scrive Alessandro:

Dunque, la situazione è questa: Pd, Sel e Scelta Civica ieri hanno proposto il doppio turno di coalizione, o meglio un superpremio di maggioranza da attribuire alla coalizione che supera «il 40-45 per cento» dei consensi al primo turno oppure vince al ballottaggio (qui il testo completo).

In commissione, al Senato, questo ordine del giorno è stato bocciato con il voto contrario di Lega e Pdl e con l’astensione del M5S, che a Palazzo Madama vale come voto contrario.

Il M5S preferisce un sistema proporzionale ‘corretto’, comunemente paragonato a quello spagnolo, il cui testo provvisorio potete leggere qui.

La Lega invece al momento è per un ritorno secco al Mattarellum, il sistema vagamente uninominale – ma anch’esso pieno di ‘correzioni’ – con cui abbiamo votato negli anni Novanta. Curiosamente, sei mesi fa la stessa Lega votò contro il ritorno al Mattarellum, quando alla Camera questo fu proposto da Giachetti.

Ah, anche Enrico Letta dice di essere personalmente favorevole a un ritorno al Mattarellum, però il suo partito sei mesi fa votò contro e ieri ha proposto un sistema completamente diverso (il doppio turno).

La proposta Giachetti invece ottenne il voto favorevole del M5S, che ora invece è appunto per il sistema spagnolo.

Un Governo che non riesce nemmeno a partorire un legge elettorale e viene descritto come “larghe intese”.

Il tempo delle seghe

Mi piacerebbe sapere quanto tempo ancora decideremo di concedere alla masturbazione collettiva che sui quotidiani si sta scaldando sotto lo scandalo delle baby prostitute del Parioli. Mi chiedo (come sottolineano anche su DonneViola) se forse sarebbe anche il caso di spendere una parola che sia una sui facoltosi clienti che probabilmente si concedevano un pompino di mezzo pomeriggio prima di andare a prendere le proprie figlie a scuola, se non ci interessano anche loro, i fruitori, che sono tutta l’onta di chi è forte del bisogno degli altri per soddisfarsi. Mi chiedo se non sarebbe il caso di essere, almeno noi e quelli che ne scrivono, meno pruriginosi parapedofili di quei clienti poiché questo spaccio di intercettazioni e mezze foto ha la stessa natura perversa. Mi chiedo quanti di quelli che leggono queste notizie non siano sani portatori di sdegno che sotto mentite spoglie possono sfamare gli istinti più bassi con la libertà di chi “legge le cronache”, trovando un po’ di solletico da youporn senza aprire youporn: bastano i quotidiani.

Lo smercio di un prodotto viene legittimato dalla cura e dai modi che ne determinano la diffusione. E con queste ragazzine la pedofilia non è mai stata così à la page.

Il tifone menzognero

Scrive Silvestro Montanaro:

Più di diecimila morti a causa di uno spaventoso tifone nelle Filippine. Il racconto della gran parte dei media si ferma a questo. Punta il dito sulla violenza assassina della tempesta. E a me viene una gran rabbia, un gran senso di nausea per questo modo superficiale, menzognero ed offensivo di raccontare le cose. Mi è capitato di esser presente nel corso di terribili tempeste. Ero in albergo. Le ho viste dalla finestra, assolutamente al sicuro. A morire, in assoluta maggioranza, erano e sono quelli che non possono mettersi al sicuro. Nelle Filippine ci sono baraccopoli immense. Poveri pali e tetti di cartone. Ci vivono milioni di esseri umani. Indifesi. Anche quando c’è il sole. Muoiono i poveri sotto l’unica tempesta assassina che io conosca. L’ingiustizia.

Stili congressuali

Ognuno ha i congressi come se li merita. Il Celeste Formigoni è tutto teso ai progetti e ai valori, come sempre, eh:

 

 

 

Stabilizzando la loro sudditanza: Danilo Dolci

Torno ora da Ancona dove ho avuto il piacere di essere ospite di adALTAvoce con Lella Costa, Emidio Clementi, Ivano Marescotti e la bravissima Frida Neri. Mentre viaggiavo nel sedile posteriore dell’auto in una nebbia quasi padana pensavo all’ecologia intellettuale che rinfresca e vivifica se nutrita dalle parole: prima del mio intervento Clementi ha letto alcune poesie di Danilo Dolci, mi ha stupito riascoltarlo così inatteso e così attentamente condiviso. Danilo Dolci è uno degli antimafiosi più scomodi e quindi venerato strumentalmente per impedirne la normalizzazione e la diffusione. Eppure il messaggio di Danilo Dolci è, secondo me, è il più comprensibile nella funzione di profonda umanità e ricerca della bellezza per la lotta alle mafie, tutte: quelle organizzate e criminali fino a quelle di potere economico o politico.

C’è di Danilo Dolci uno scritto che ho letto e riletto più volte:

«Consideriamo […] quali siano gli ingredienti classici di ogni soffocamento popolare già in atto, o subito in atto appena la disattenzione dei più ne possa consentire il successo:
– la volontà di chi possiede le maggiori concentrazioni di potere (economico, militare, politico e perfino religioso) di eliminare chi possa porre loro dei limiti;

– la capacità, istintiva e tecnica, di collegamento tra questi detentori di potere complementare;
– la loro segretezza, il tramare tra pochi operazioni che riguardano tutti (tendendo a legittimare tutto ciò come segreto di Stato, segreto militare, eccetera eccetera);

– il saper manipolare le informazioni e presentarsi come paladini dei più alti valori morali;
– il contenere al massimo la libertà di informazione ed espressione;

– l’uso sistematico ed ufficializzato dell’ipocrisia anche a livello dei massimi responsabili cui l’animo della popolazione più naturalmente si rivolge come a padri della patria;

– l’incrementare le spie e il materiale spionistico utile ai ricatti;
– l’avere nei punti chiave propri uomini, malleabili, che si pos- sano tenere in pugno, abili produttori di consensi;

– il formare e alimentare gruppi di avventurieri e contrabbandarli come espressione degli umori e degli interessi del popolo; – il sapere scegliere tra miseri e disoccupati i più adatti a tenere ufficialmente in quello stato i loro simili;

– l’individuare tra i più ambiziosi i meglio dotati all’incremento e alla copertura del vecchio gioco;
– l’individuare nel mondo scientifico i più dotati «tecnici puri», non interessati cioè socialmente, e l’allevare vivai di specialisti irresponsabili;

– l’eliminare o castrare ogni possibile produttore di germi veramente nuovi (o, fin che questo non è possibile, saper muo- vergli contro campagne di diffamazione che lo rappresentino, possibilmente coi compiacenti bolli della Magistratura, nemico pubblico con spiccate capacità a delinquere);

– la disponibilità illimitata a promuovere violenze di qualsiasi natura fin che non rischino di diventare controproducenti;
– il riguardo e l’aiuto a quei religiosi che possono contribuire – dicendosi al di fuori, al di sopra, sono meglio dappertutto– a soffocare i risentimenti popolari. […]

Non a caso chi vuole soffocare il popolo cura come essenziale la falsa propaganda e l’eliminazione dei quadri animatori, coordinatori dell’inventiva, della creatività popolare; non a caso tende a garantire la cultura per pochi privilegiati e la nega agli altri, stabilizzando la loro sudditanza; e non a caso chi crede nella necessità che il potere sia di tutti affinché l’iniziativa possa essere di tutti, per lo sviluppo di tutti, punta sulla scuola per tutti.» [Inventare il futuro, 1968, pp. 88-90.] 

E’ del 1968, per intendersi. Sono andato a controllare per esserne sicuro. Del 1968.