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Comunicati stampa

Pane e primarie

Mangiamo pane e castagne, in questo chiaro di luna, 
le mani ben ancorate su questa linea. 
Domani ce lo diranno dove dobbiamo andare, 
domani ce lo diranno cosa dobbiamo fare. 

Mangiamo pane e primarie tutti i giorni ma Ambrosoli va bene anche senza“: e invece no.

Come abbiamo avuto modo di dire ieri (e forse vale la pena ribadire oggi) abbiamo accolto con piacere la disponibilità di Umberto Ambrosoli a correre per il centrosinistra in Lombardia ma riteniamo indispensabile la sua partecipazione alle primarie già partite. Un’investitura costruita con un’ampia partecipazione popolare può solo fare bene a Umberto, a noi e alle secondarie che rimangono il vero obiettivo in Lombardia. Senza il passaggio delle primarie il quadro politico sarebbe un’altra cosa perché non ci può essere contraddizione tra Ambrosoli e le primarie.

Giulio Cavalli, Pippo Civati

A proposito della commissione (volutamente minuscola) antimafia leghista

[comunicato stampa]

“In Regione Lombardia l’unica garanzia antimafia possibile sono le dimissioni di questa giunta. Se la Lega ha intenzione di garantire i lombardi dalla ‘ndrangheta ha un’unica possibilità: protocollare le dimissioni e uscire dal Consiglio con le mani alzate. Ricordo a Cecchetti che questo Consiglio Regionale, ha già approvato una legge sulla legalità: purtroppo la Lega, dopo aver affidato un tema così delicato a Renzo Bossi, ha sempre dimenticato di finanziarla. Per quale motivo dovremmo credergli ora?” Così Giulio Cavalli commenta la proposta del leghista Cecchetti d’istituire una commissione permanente antimafia da lunedì prossimo in Regione Lombardia

“Sulla figura di Tizzoni, come presunto uomo di garanzia” conclude il consigliere di Sinistra Ecologia Libertà”è sufficiente riportare le parole della stessa Boccassini che evidenzia come in realtà non ha denunciato come avrebbe dovuto nel suo ruolo”

Finalmente Regione Lombardia è diventata una questione meravigliosamente ‘pubblica’

[comunicato stampa]

Forse sarebbe meglio che Formigoni si prendesse la responsabilità di continuare questa sua patetica lite domestica con la Lega con più tranquillità dopo avere dato le dimissioni da Presidente della Regione Lombardia. Avrebbe modo di non bloccare l’istituzione e soprattutto i lombardi con dispetti e personalismi che sono irrispettosi e dannosi nel momento di crisi che sta attraversando anche la nostra Regione.

A noi centrosinistra invece spetta il compito di iniziare un serio percorso di ascolto con i cittadini che in questi mesi hanno dimostrato di essere civilissimi nell’individuazione dei bisogni, senza perdere tempo nella pruriginosa osservazione dell’abbattimento del formigonismo abbiamo l’obbligo di indicare il più chiaramente e il più velocemente possibile la strada e le modalità dell’alternativa con primarie e regole certe per non ripercorrere i balbettamenti nazionali.
Finalmente Regione Lombardia è diventata una questione meravigliosamente pubblica e la lobby che conta oggi è solo quella dei lombardi.

Lombardia: occupiamocene noi

Continua il tira e molla tra la Lega (che dice, disdice, fa, disfa, e ridisfa) e un Formigoni imballato. Ora i leghisti dicono che si voterà ad Aprile (perché non subito?) e che dovrebbero dimettersi i consiglieri indagati (praticamente il gruppo consiliare più numeroso in Regione Lombardia: quello degli indagati).

Facciamo una cosa: Formigoni si dimetta e usciamo da questa lotta nel fango di reduci di un’era passata.

Nel frattempo sarebbe il caso che nel centrosinistra provassimo a raccontare l’alternativa e soprattutto le regole e i modi dell’avvicinamento all’appuntamento elettorale perché forse la mancata sollevazione popolare contro Formigoni è dovuta all’incollatura persistente di Penati alla poltrona che ricorda come alle primarie della desolazione anche noi negli ultimi anni abbiamo fatto la nostra parte. Per questo invito gli amici del PD, i compagni di SEL e gli amici dell’IDV insieme a FDS e ai tanti comitati, movimenti e cittadini che in questi ultimi anni praticamente ogni sera abbiamo incontrato, incrociato e con cui abbiamo dibattuto a non farsi condizionare dai tempi dei leghisti e pidiellini e dare il colpo di reni che serve: punti di rivoluzione rispetto al passato prossimo, programmi chiari su lavoro, scuola, sanità, trasporti e linea di avvicinamento alle primarie e coalizione.

Non credo che il nostro ruolo sia quello di preoccuparci delle dinamiche politiche della maggioranza, quanto piuttosto essere credibili per la maggioranza dei lombardi. E noi, dopo aver scavallato provincia per provincia in questi ultimi mesi di ascolto, siamo pronti a partire.

Scioglierci

Ci sono due aspetti sull’arresto dell’assessore Zambetti per concorso esterno in associazione mafiosa. Distinti ma confusi per dolore e rabbia.

Le persone che hanno rovinato la mia vita in questi ultimi anni dialogano con un assessore che siede poco distante da me in Aula. Non c’entra la responsabilità penale è molto di più: è la difficoltà di raccontarlo ai miei figli. Semplicemente.

C’è il punto politico: smettiamo di credere che sia criminalità organizzata, qui siamo alle macerie democratiche, all’incendio delle regole e per anni nessuno ha voluto vedere la brace. Nessuno. Anche dalle nostre parti abbiamo creduto (in troppi) che fosse roba da commissione o quelle cose lì e invece è il cuore del potere. Per la rabbia e l’indignazione non voglio nemmeno chiedere le dimissioni, vorrei gridare la sconfitta di tutti: la ‘ndrangheta gestisce pacchetti di voti perché la politica non riesce a farlo, le mafie usano le preferenze (un’opportunità che sta nelle regole) battendo gli onesti anche negli strumenti democratici, per dire.

Faccia una cosa il Governo, ma davvero: sciolga Regione Lombardia. Le inchieste degli ultimi anni parlavano di zona grigia, ora cominciano a galleggiare i nomi e i cognomi, la commissione antimafia aveva parlato di consiglieri eletti con i voti delle mafie, Massimo Ponzoni viene definito dagli atti della magistratura “capitale sociale della ‘ndrangheta” e ora Zambetti.

Scioglieteci. Da questo laccio che ogni giorno sembra più un cappio.

Sul San Raffaele Formigoni come Schettino

Comunicato stampa
“La crisi occupazionale e sanitaria, che attanaglia i resti del San Raffaele, è la polaroid delle macerie create da un ventennio di politica formigoniana in Regione Lombardia.” Giulio Cavalli affida a una nota il commento a quanto emerso oggi dalle audizioni sul San Raffaele in commissione sanità.

“A quasi 200 giorni dall’acquisto è semplicemente imbarazzante che la nuova proprietà non abbia ancora presentato nessun piano aziendale e che non abbia alcuna idea di futuro della gestione se non quella che passa attraverso tagli e licenziamento del personale.” Continua il consigliere di Sinistra Ecologia Libertà “Le audizioni oggi in commissione hanno reso evidente la falsità di quanto affermato dalla proprietà, di come la qualità del servizio reso ai cittadini sarà intaccato dai 450 licenziamenti previsti: si è definitivamente acclarato che le problematiche, contrariamente a quanto fin qui indicato dalle strutture regionali, non sono solo occupazionali ma anche di presidio sanitario.”

“Formigoni dopo aver utilizzato il San Raffaele come serbatoio di voti con un’attenzione più che sospetta” conclude Cavalli “come uno Schettino qualunque scarica qualsiasi responsabilità sulla struttura, senza neppure tentare di aprire un serio tavolo tra le parti in cui Regione Lombardia sia garante.”

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Cava Cantello: sì allo stralcio

[comunicato stampa]

Troppo spesso, in questa legislatura, abbiamo visto la Giunta usare l’ambiente per interessi privati nei collegi elettorali. Anche per la Cava Cantello si è rischiato il disastro e ci si è fermati solo sul ciglio del burrone” Giulio Cavalli commenta così  a margine del Consiglio Regionale il voto sul ripristino ambientale per la cava di Cantello.

“Il vero bene comune è il senso di responsabilità che la  maggioranza anche in questa occasione ha dimostrato di avere con molta fatica” conclude il consigliere regionale di Sinistra Ecologia Libertà “perché l’unica lobby cui è necessario rispondere è la salute dei cittadini”

Mi hanno promesso la morte, dicono.

Ieri sera ho avuto modo di vedere la testimonianza di Adamo Gasparetto dal sito dell’associazione Sos Racket e Usura e leggere l’articolo a corredo dei video.

Voglio essere chiaro: ho condiviso molte delle battaglie di Frediano Manzi che hanno poi avuto evidenti riscontri investigativi (perché qualcuno finge di dimenticarsele: l’arresto del Prefetto Ferrigno, la vicenda delle case popolari e della signora “Gabetti” e altre, basta cercare in rete). Non ho condiviso alcuni atteggiamenti di Frediano e altre storie. E l’ho fatto non attraverso la delazione sotto voce ma in Procura. Pur conoscendo le difficoltà umane che possono avere alimentato la dissennatezza di alcuni suoi gesti. Ma queste sono cose che qui, ora, non c’entrano se non per il poco spazio di metterle come inciso per evitare che qualcuno mi riproponga una storia che conosco fin troppo bene.

Così come ho conosciuto Adamo Gasparetto. Mi ha raccontato la sua odissea lavorativa e come si sia ritrovato praticamente fallito per amicizie sbagliate. Non sta a me sindacare l’attendibilità. Certo Gasparetto conosceva molto bene la geografia criminale della periferia milanese. Conosceva i nomi, i cognomi e non solo. E anche questo nostro colloquio è stato depositato in Procura che, lo apprendo dal video, non ha ancora ritenuto di convocarlo. Questa l’introduzione.

Gasparetto mi aveva raccontato della promessa di morte di Vincenzo Mandalari nei miei confronti, nei suoi e altri. Non mi aveva voluto specificare i nomi del tramite e altri particolari. Potrà sembrare strano (faccio fatica a raccontarlo anche alle persone più vicine) ma di avvertimenti ne arrivano molti. Troppi, certo. Ma ci si abitua a tutto. Quest’anno abbiamo deciso di evitare che si parlasse delle minacce arrivate. Di tenerle il più possibile tra noi, i carabinieri che mi tutelano da tempo e la Prefettura che si occupa di tutte le valutazioni del caso. So molti dei nomi che stanno dietro ai segnali di sorta. Purtroppo con qualcuno ho avuto modo di avere scambi diretti. Faccia a faccia, come in quei brutti film di para-mafia che tiravano alla tele fino a qualche anno fa.
Ma, l’ho sempre detto, non mi piace la spettacolarizzazione di scorte e minacce, non riesco a non viverla come un dolore troppo intimo per essere prostituito ciclicamente alla notizia e mi sento sempre irrispettoso verso i tanti in prima linea che non hanno luce e (troppo spesso) nemmeno l’adeguata protezione: penso ai testimoni di giustizia e molti altri con cui ho l’onore di condividere amicizie e collaborazioni.

In questo video, però, ci sono luoghi, date, nomi e cognomi. E una frase sinistra che è nel DNA delle ‘ndrine: “farla pagare, senza fretta, un anno, due anni, dieci anni, non è un problema”.
E c’è il chiaro riferimento ad un’intervista che a volto coperto abbiamo fatto ad Adamo Gasparetto. Tra gli intervistatori c’ero anch’io. E nessuno, certo, avrebbe pensato che potessero riconoscerci con questa facilità. Questa volta Adamo Gasparetto ha deciso (finalmente) di parlare chiaro:

Penso che a questo punto sia il caso di chiedere un riscontro a queste parole. Mica per essere tranquillizzato: ormai la paura è un fischio cronico all’orecchio. Riesco a leggere, scrivere, grattarmi e sbagliare comunque con molta naturalezza. E purtroppo il mio mondo è pieno di tanti piccoli Mandalari. Cambia il cognome, l’accento, qualche volta la professione, ma in fondo si assomigliano tutti per la banalità criminale e l’animalità delle minacce.
Ma confido nelle istituzioni perché le responsabilità raccontate in questo video vengano accertate.
Perché è una signora che merita rispetto, anche la paura.

Le primarie sono il grimaldello contro Formigoni

[comunicato stampa]

“Le primarie per la Lombardia? Uno strumento indispensabile ma è necessario che siano un grimaldello per scardinare l’attuale sistema di gestione politica della Regione e dare credibilità al futuro percorso del centro-sinistra” – Giulio Cavalli, consigliere regionale di SEL commenta così la proposta del segretario regionale del PD, Martina.

“Da sempre le primarie sono per noi un punto imprescindibile: non posso dunque che rallegrarmi della volontà di tenere una consultazione entro la fine dell’anno. Tuttavia dovranno essere un punto di partenza che permetta di riprogettare su nuove basi una Lombardia, che non sia la copia scolorita di quella attuale.” incalza Cavalli “ tanto più ora che la stessa maggioranza mette in mora il nocciolo duro delle politiche regionali formigoniane: la privatizzazione della sanità”

“Le primarie quindi come percorso e progetto, a partire dalla pratica di opposizione a Formigoni nei prossimi mesi” conclude l’esponente di Sel “un’opposizione che non potrà più essere intramezzata da vacanze, indugi e improbabili mediazioni”