«Ne viene fuori un ulteriore paradosso. Chi prova a uscire da queste costrizioni accusa il politically correct di censura. Dice “il politically correct” ci impedisce di parlare di salsicce, dunque domani ci ingozzeremo di salsicce. Come se evitare il politically correct significasse sgozzare una capra in studio o ingozzarsi di salame vantando che il maialino da cui è stato ricavato era molto piccolo. Ovviamente non è così e, anzi, così non si fa altro che rafforzare le reciproche convinzioni.
L’altro paradosso è che gli stessi indignati per le impurità degli altri hanno poi degli standard molto più laschi quando si tratta di dover valutare le proprie. I sorveglianti hanno infatti uno standard d’espressione molto meno curato di quelli che credono di dover sorvegliare. Possono offendere se si sentono offesi e vivono senza il minimo imbarazzo la propria posizione. La sentono giustificata perché si vedono la parte debole.È molto interessante anche il fatto che quest’opera di sorveglianza colpisce soprattutto la televisione e i giornali. Mi capita di osservare, ogni tanto, alcuni video di comici che spopolano su Youtube. Nove volte su dieci sono video che pullulano dei più triti e ritriti luoghi comuni sulle differenze tra uomini e donne, sulle differenze tra Nord e Sud o sui rapporti uomo-donna. Battute che in tv sono considerate sorpassate da anni e che, se passassero, provocherebbero una lunga serie di tweet e status, non suscitano alcun tipo di reazione.
Fatto sta che, al momento, non si vede alcun tipo di inversione di tendenza. Ho anzi l’impressione che la direzione sia difficilmente arrestabile. Se va male, andrà molto peggio di così, ma se va bene finirà che dovremo imparare i film politicamente scorretti a memoria come in Fahrenheit 451. Sceglierei Amici Miei, ma tanto quello lo conosciamo tutti, allora vado su Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa.»
Arnaldo Greco su Studio riflette sulla censura contemporanea. Ed è una riflessione che vale la pena non fare cadere. È qui.