Leggete Christian Raimo stamattina (bravo come sempre):
Oggi, 19 febbraio, si sarebbe dovuta tenere l’attesa riunione del gruppo di lavoro che sta preparando il Piano per la lettura, un progamma voluto e sostenuto dall’ormai ex-ministro dei Beni e le Attività Culturali Massimo Bray. Quest’incontro, col governo Letta andato a gambe all’aria non si farà. Ora, da anni si cercano di trovare dei risultati seri sulla politica di promozione alla lettura. E qualcosa con Bray stava accadendo. E anche, forse, con i tempi complicati della politica, si stava riuscendo a fare di quella struttura debole e mal diretta del Centro del Libro e la Lettura un organo di coordinamento e intervento più efficiente.
L’altro giorno parlando con quelli che è per me uno dei affidabili analisti di politiche culturali in Italia, Giovanni Solimine, mi passava questi dati:
“Secondo Save the Children, più di 300.000 ragazzi di età inferiore ai 18 anni, residenti nelle regioni meridionali, non hanno mai fatto sport, non sono mai andati al cinema, non hanno mai aperto un libro o acceso un computer.
La partecipazione ad attività di educazione formale o informale per adulti è in Italia la più bassa tra i paesi OCSE: siamo al 24% rispetto a una media del 52%. Le conseguenze si vedono: le persone di età superiore ai 55 anni che hanno partecipato ad attività formative fanno registrare livelli di competenze nella lettura, nella scrittura e nel calcolo pari a più del doppio dei coetanei che non hanno avuto esperienze formative. L’assenza di iniziative di formazione per gli adulti va ad aggiungersi ad una situazione che ci vede già in posizione arretrata rispetto ad altri paesi avanzati, con i quali dobbiamo confrontarci: solo il 15% degli italiani adulti (25-64 anni) ha raggiunto un livello di istruzione universitaria, mentre nei paesi OCSE il dato medio è più che doppio, essendo pari al 31%, e nell’Europa a 21 è 28%. Solo due nazioni su 36 dell’area OCSE presentano percentuali inferiori alla nostra.”
Ora per me è chiaro è che se vero che esistono emergenze varie per l’Italia in crisi: artigiani e commercianti con l’acqua alla gola che oggi protestavano in massa a Roma, una legge elettorale che restituisca un minimo di credibilità alla politica, una riforma del lavoro in controtendenza rispetto a Biagi, Treu, Fornero e compagnia… Ma è vero che per me c’è un’emergenza ancora più urgente – quella di un Piano di alfabetizzazione culturale che interessi tutta l’Italia, le province remote, i paesini sperduti, le regioni depresse.
Nella scelta di chi nominare come ministro, e invece di lanciarsi in altri slogan ad effetto, Matteo Renzi potrebbe partire semplicemente da qui.
Si sta assistendo ad una mobilitazione per la conferma del Ministro Bray (con l’hashtag #iostoconBray) che ha una caratteristica incredibile di questi tempi: la richiesta a gran voce che un Ministro venga riconfermato, cosa che non succedeva da decenni, perché riconosciuto capace. Il tutto succede di questi tempi non proprio benevoli con politici e per di più ministri.