Smantellare. Non esiste termine più appropriato per descrivere gli effetti dei decreti presidenziali. A partire dalla commissione per le pari opportunità Usa. La struttura, nata per contrastare le discriminazioni sul lavoro, è stata depotenziata e svuotata. Mentre le tutele per la comunità Lgbtq+ vengono azzerate in ossequio al nuovo dogma della realtà biologica del sesso. Benvenuti negli Stati Uniti di The Donald.
Non servono molte parole per spiegare l’effetto di un ordine presidenziale quando il messaggio è chiaro: smantellare. È quello che è accaduto all’interno della commissione per le pari opportunità negli Stati Uniti (Eeoc) dopo i primi decreti firmati da Donald Trump al suo ritorno alla Casa Bianca. Il primo segnale arriva in una e-mail con oggetto apparentemente anodino: “Materiali e revisioni del sito web”. Un classico aggiornamento tecnico? No. È l’inizio del capovolgimento di una struttura che, dal 1964, avrebbe dovuto vigilare contro le discriminazioni sul lavoro. Il contenuto dell’e-mail è inequivocabile: eliminare ogni riferimento a diversità, equità e inclusione. Le persone transgender? Cancellate dai manuali, dai corsi di formazione, dai casi trattati. Il nuovo dogma è la “realtà biologica del sesso“, un mantra politico con il quale il nuovo esecutivo vuole giustificare l’esclusione delle persone trans dalle protezioni legali.

Il destino della commissione per le pari opportunità
L’autrice della comunicazione è Andrea Lucas, repubblicana e presidente ad interim della commissione. Il suo compito, almeno sulla carta, dovrebbe essere garantire il rispetto delle leggi federali sulla non discriminazione. Ma le nuove direttive dicono altro: evitare ogni discussione su identità di genere, rimuovere materiali di formazione, vietare ai formatori di trattare questi argomenti. Perfino la guida del 2024 sulla discriminazione nei luoghi di lavoro viene oscurata. La commissione per le pari opportunità diventa il primo laboratorio per l’attuazione dei decreti presidenziali. I dipendenti sono nel caos. Chi lavora alle indagini sulle discriminazioni non sa se i casi di molestie basate sull’identità di genere vadano ancora trattati. C’è chi si chiede se sia ancora legale chiamare le persone trans con il nome che scelgono. Le persone Lgbtq+ che lavorano nell’agenzia capiscono subito l’aria che tira: il messaggio tra le righe è che devono farsi da parte.

La demolizione delle strutture di supporto
Non basta cancellare la protezione delle persone trans. Serve smantellare anche le strutture di supporto. I gruppi di affinità tra dipendenti – Lgbtq+, persone con disabilità, veterani, afroamericani – vengono chiusi con un ordine immediato. Il software che permette di mostrare i pronomi nelle e-mail viene disattivato. Qualcuno osa chiedere se si potrà ancora celebrare il Black History Month. La risposta è un secco no. Nel giro di pochi giorni, Trump licenzia il consigliere generale della commissione e due commissari democratici, eliminando di fatto la maggioranza che garantiva il funzionamento dell’agenzia. La motivazione ufficiale? Erano «radicali di sinistra». Senza un numero sufficiente di commissari, l’Eeoc non può più deliberare. L’ordine successivo è ancora più chiaro: chi non è d’accordo, può dimettersi.

L’azzeramento delle tutele per le persone Lgbtq+
L’obiettivo è cristallino: ribaltare l’interpretazione della Corte Suprema nel caso Bostock v. Clayton County del 2020, che aveva stabilito che la discriminazione contro le persone Lgbtq+ è vietata dalle leggi sul lavoro. La commissione, che fino a poche settimane fa offriva protezione legale alle persone trans e non binarie, ora riceve ordini di non trattare più i loro casi. Nel frattempo, il dipartimento di Stato smette di rilasciare passaporti con il genere neutro “X”. L’esercito riceve il via libera per espellere le persone transgender. Trump firma un decreto che vieta l’accesso ai trattamenti sanitari per le persone trans minorenni, definendoli «mutilazioni chimiche e chirurgiche». Le strutture di tutela dei diritti vengono decostruite pezzo per pezzo, senza dibattito, senza mediazioni, senza passaggi istituzionali. Il metodo è brutale, ma efficace.

L’agenzia che doveva proteggere le vittime di discriminazione legittima le esclusioni
A chi lavora all’Eeoc resta una sola scelta: adeguarsi o andarsene. Chi resta cerca di salvare il salvabile. Qualcuno ricorda ancora perché lavora lì: «Se le persone hanno il coraggio di denunciare un’ingiustizia, noi dobbiamo avere il coraggio di ascoltarle». Ma il nuovo corso non ha spazio per la lotta alle discriminazioni. Trump ha sempre governato con un’idea chiara del potere: premiare la lealtà e punire il dissenso. Con i nuovi decreti, la Casa Bianca ha trasformato l’agenzia che avrebbe dovuto proteggere le vittime di discriminazione in un’istituzione che ignora – o peggio, legittima – le esclusioni. E per chi sperava in resistenze istituzionali, la realtà è già chiara: non si smantella solo una politica, si riscrive la definizione stessa di uguaglianza.
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