La Commissione Istruzione del Senato ha licenziato (in prima lettura) il cosiddetto “decreto scuola” (DL 45/2025), presentato dal governo come uno strumento strategico per l’attuazione del Pnrr e l’avvio del prossimo anno scolastico. Il relatore, senatore Roberto Marti (Lega), ha definito il pacchetto di emendamenti una svolta “prospettica e strategica” per l’intero sistema scolastico italiano. Dietro la narrazione trionfalistica, però, si nasconde, secondo le opposizioni, i sindacati, le associazioni e gli Enti locali, un quadro disorganico, costellato da misure parziali e sottofinanziate che pare non in grado di affrontare le vere emergenze della scuola pubblica.
ITS e istituti tecnici: più vincoli per i docenti
Al centro dell’intervento governativo vi è la riforma degli istituti tecnici e degli Its Academy. Tra le novità: l’esenzione Irpef per le borse di studio, il riconoscimento dei crediti formativi all’estero e l’eliminazione dei limiti di numero per la formazione delle classi. Si tratta, secondo Marti, di “una risposta alla domanda di competenze del tessuto produttivo del Paese”.
Ma è proprio questa subordinazione al mercato a preoccupare i sindacati. La Uil Scuola Rua parla apertamente di “riforma a costo zero” finalizzata a sfornare operai specializzati, riducendo il ruolo educativo della scuola. L’Associazione Nazionale Presidi (Anp) denuncia invece l’assenza di investimenti e la non obbligatorietà della formazione dei docenti. La Flc Cgil teme sovrapposizioni con la sperimentazione delle filiere tecnico-professionali e chiede una revisione completa della misura.
Reclutamento docenti: più caos, stesso precariato
Il governo promette stabilità e copertura dei posti vacanti con elenchi regionali annuali, lo scorrimento degli idonei del 2020 e 2023, e un anno di prova anticipato per i vincitori di concorso. In realtà, si tratta di palliativi a un sistema già definito “fallimentare” dalla Uil Scuola Rua: negli ultimi otto anni, solo il 49% dei posti autorizzati è stato effettivamente coperto. Il nuovo meccanismo rischia di generare ulteriore contenzioso e discontinuità didattica, aggravando il “valzer delle cattedre” che danneggia studenti e insegnanti.
L’Anp chiede di abolire gli elenchi per tornare alla chiamata diretta dei dirigenti, mentre la Flc Cgil invoca la stabilizzazione degli idonei e l’utilizzo delle Gps come canale ordinario di assunzione. Il governo, invece, sembra continuare a rincorrere le emergenze.
Fondi Pnrr e edilizia scolastica: promesse con il contagocce
Il decreto prevede maggiore flessibilità nell’uso dei fondi Pnrr e 10 milioni in più per l’edilizia scolastica nei prossimi due anni. Troppo poco, denunciano le Province, che hanno visto definanziare progetti da 819 milioni per far posto al Piano asili nido. La messa in sicurezza degli edifici resta lontana, i rincari sui materiali pesano sugli enti locali, e la burocrazia resta opaca e inefficiente.
L’Unione delle Province italiane (Upi) parla di “scelte miopi e pericolose”, mentre l’Anp denuncia l’ennesima sottrazione di risorse alle scuole statali per finanziare misure spot o concorsi al ministero. Un’emorragia silenziosa che svuota la scuola della sua capacità operativa quotidiana.
Ricercatori, Ata e diplomifici: diritti a intermittenza
Il decreto introduce nuove figure contrattuali per i ricercatori, presentate come conformi alla Carta europea, ma duramente criticate dai sindacati: “Aumentano la precarietà”, denuncia la Flc Cgil, mentre proseguono proteste e scioperi. Per il personale Ata, restano in piedi discriminazioni, contratti a termine e una drammatica assenza di visione.
Sul fronte dei “diplomifici”, le intenzioni sembrano condivisibili, ma mancano decreti attuativi e controlli efficaci. Secondo Tuttoscuola, le misure rischiano di rimanere carta morta, mentre le irregolarità continuano a prosperare indisturbate.
Una strategia a somma zero
Nel complesso, il DL 45/2025 non rappresenta una riforma strutturale, ma l’ennesima operazione dettata dall’urgenza del calendario europeo. Si continuano a finanziare nuove iniziative tagliando altrove: ai fondi per il funzionamento delle scuole, alla formazione dei docenti, alla stabilizzazione del personale. Insomma, un sistema educativo che legifera in emergenza, spostando risorse da una falla all’altra.
Le opposizioni (Pd, M5S, Avs) hanno denunciato l’assenza di una visione pluriennale, l’inadeguatezza dei fondi, il mancato ascolto delle richieste sindacali. Ma la maggioranza ha tirato dritto, blindando un testo che si regge più sulla propaganda che sulla pianificazione.
Il risultato? Una scuola pubblica fragile, schiacciata tra precarietà strutturale e privatizzazioni striscianti. Ma va tutto bene, dicono: è per il futuro.
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