Uno dei rischi maggiori in tempo di larghe intese e pubblicizzatissimi litigi è perdere il senso critico. Già in politica il parteggiare inibisce le larghe vedute (che sono diverse dalle larghe intese) in più sull’argomento del Presidente della Repubblica la spaccatura ha, in qualche modo, sancito l’ultima coalizione (naufragata prestissimo) del centrosinistra. Per questo credo che valga la pena leggere con meno condizionamenti possibile il pensiero di Antonio Ingroia:
Ma se è Giorgio Napolitano, che dovrebbe essere super partes, a esortare la magistratura a tenere “equilibrio, sobrietà, riserbo, assoluta imparzialità, senso della misura e del limite”, vuol dire che, a suo parere, molte procure non rispettano questi criteri. E implicitamente abbandona il suo ruolo di garante e prende una posizione precisa. Allora, a questo punto, sono io che, da cittadino, chiedo a chi siede al Quirinale maggiore equilibrio, maggiore sobrietà, riserbo, assoluta imparzialità, senso della misura e del limite. Insomma, chiedo a Giorgio Napolitano di rispettare il ruolo straordinariamente importante che gli ha affidato la Costituzione e di non entrare nell’agone politico. Anche perché, da presidente del Csm, gli strumenti per “bacchettare” i pm li ha tutti.
Cosa significa senso del limite? Non indagare se un pm ha una notizia di reato che riguarda qualche politico? Non indagare perché c’è una ragion di stato superiore e non può cadere il governo delle larghe intese? Non indagare e lasciare che il politico di turno possa corrompere, evadere, trattare con i criminali (e che criminali!)?
No. Io capisco che il garante della Costituzione, di fronte a una classe politica inetta e inefficiente, incapace di amministrare la cosa pubblica, svolga un ruolo di supplenza, proprio ai confini del ruolo che assegna la Costituzione, dettato dalle emergenze e dalle contingenze politiche ed economiche, ma che in nome di questo ruolo di supplenza venga sminuito il ruolo di garante della Costituzione non mi sta bene e, credo, non stia bene neanche a quei milioni di italiani che vedono il Quirinale, come me, punto di riferimento essenziale a garanzia dell’applicazione corretta della Carta.
Il presidente della Repubblica deve continuare a essere garante, il ruolo che la Costituzione gli assegna, e non può permettersi, lo ripeto, non può permettersi, di delegittimare il lavoro di pm e giudici in nome della governabilità.