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Immigrazione, il pericoloso laboratorio Usa che piace alle destre europee – Lettera43

Con l’insediamento alla Casa Bianca, le ‘promesse’ elettorali di Trump diventeranno realtà. Centinaia di migliaia di migranti irregolari saranno deportati ed entrare negli Stati Uniti legalmente diventerà pressoché impossibile. Senza contare la criminalizzazione dell’aiuto umanitario. Un modello crudele, inefficace ma capace di portare consenso. E che per questo sarà facilmente esportabile a casa nostra.

Immigrazione, il pericoloso laboratorio Usa che piace alle destre europee

Alla vigilia del suo ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump non lascia dubbi sulla sua agenda migratoria: deportazioni di massa, detenzioni collettive e la trasformazione di famiglie disperate in strumenti di propaganda. Se il primo mandato era stato segnato dall’orrore delle gabbie per bambini, il nuovo piano promette di superare i limiti della crudeltà, testando la tolleranza degli Stati Uniti verso una strategia che combina disumanizzazione e spettacolo. Ma mentre l’America si prepara a osservare l’esito di questa politica “shock and awe”, l’Europa, e in particolare Giorgia Meloni, potrebbe trovare in Trump un modello sinistro.

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Donald Trump (Getty Images).

Richiedere asilo diventerà praticamente impossibile 

Il border czar designato, Tom Homan, ha delineato i contorni del piano: intere famiglie detenute in tende, bambini nati negli Stati Uniti costretti a scegliere tra rimanere soli o seguire i genitori deportati, e raid mirati nelle case e nei luoghi di lavoro per rastrellare migranti privi di documenti. La narrativa è quella già nota: responsabilizzare le vittime, come se chi fugge dalla fame e dalla violenza avesse volontariamente scelto di sfidare leggi e confini per mettere a rischio la propria famiglia. Per Homan, il messaggio è chiaro: «Avete fatto questa scelta, ora affrontatene le conseguenze». Le implicazioni umanitarie di queste politiche sono devastanti. Centinaia di migliaia di persone rimarranno bloccate in Messico, un Paese che non hanno mai inteso chiamare casa, vulnerabili a estorsioni, rapimenti e violenze. Il sistema di appuntamenti per l’asilo tramite l’app CBPOne, unica via legale per accedere agli Stati Uniti, verrà probabilmente chiuso, lasciando i migranti senza opzioni se non quelle offerte da trafficanti di esseri umani o dalle gang. «Non sappiamo cosa succederà», ha detto un operatore di un rifugio per migranti a Ciudad Juárez, «ma sarà un disastro».

Immigrazione, il pericoloso laboratorio Usa che piace alle destre europee
Migranti bloccati al confine meridionale degli Usa (Getty Images).

Il modello trumpiano rischia di essere adottato anche in Europa

Le conseguenze non si limiteranno al continente americano. Trump, infatti, offre un modello di repressione che potrebbe ispirare leader europei, tra cui Giorgia Meloni. Il filo rosso che unisce queste politiche è la costruzione di un nemico comune: il migrante, rappresentato come una minaccia culturale ed economica. Nel contesto europeo, dove i governi di destra si confrontano con la gestione dei flussi migratori, il metodo Trump potrebbe essere adottato per giustificare misure altrettanto drastiche. Meloni, già promotrice di accordi come quello con l’Albania per deportare le persone migranti, potrebbe trovare nella retorica trumpiana una potente alleata ideologica. La “linea dura” americana, pur mascherata da necessità di sicurezza, non è altro che una strategia di consenso, progettata per placare le paure dell’elettorato con risposte brutali ma inefficaci. E se Trump può deportare famiglie intere e confinare bambini in condizioni precarie, perché i governi europei non dovrebbero spingersi altrettanto lontano?

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Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa).

Il confine meridionale degli Usa potrebbe diventare un laboratorio di repressione migratoria globale

Le implicazioni sono inquietanti. Le politiche di Trump, nel loro cinismo, rischiano di trasformare il confine meridionale degli Stati Uniti in un laboratorio per nuove forme di repressione migratoria globale. L’Europa, già testimone di naufragi nel Mediterraneo e di accordi con regimi autoritari per bloccare i flussi migratori, potrebbe rapidamente adottare queste pratiche. A peggiorare il quadro è la crescente criminalizzazione dell’aiuto umanitario. Negli Stati Uniti, come in Europa, chi aiuta i migranti rischia di essere perseguito. Le organizzazioni che gestiscono rifugi e offrono supporto sono sotto attacco, accusate di incentivare l’immigrazione irregolare. Negli ultimi mesi, episodi di intimidazione contro operatori e volontari sono diventati sempre più frequenti. In Texas, il governatore Greg Abbott ha tentato di chiudere rifugi cattolici accusandoli di traffico di esseri umani, mentre in Messico, le gang sfruttano la disperazione dei migranti, imponendo tasse di passaggio o costringendoli al lavoro forzato.

Immigrazione, il pericoloso laboratorio Usa che piace alle destre europee
Il governatore del Texas Greg Abbott (Getty Images).

La dissennata strategia del meglio curare che prevenire

La narrativa anti-migranti, amplificata da leader politici e media compiacenti, rischia di radicalizzare ulteriormente l’opinione pubblica, normalizzando politiche disumane. Se Trump riuscirà a chiudere l’unico canale legale per l’asilo, centinaia di migliaia di persone si troveranno intrappolate alla frontiera senza risorse e senza futuro. La tensione aumenterà, con conseguenze potenzialmente esplosive sia per le comunità locali sia per i migranti stessi. Eppure, mentre il mondo osserva con apprensione, le radici di questa crisi affondano in decenni di fallimenti politici. Gli Stati Uniti, come l’Europa, hanno ignorato le cause profonde delle migrazioni, preferendo affrontare i sintomi con muri e barriere. La povertà, i conflitti e il cambiamento climatico continuano a spingere milioni di persone a cercare sicurezza e opportunità altrove, e nessuna politica di repressione potrà fermare questo fenomeno.

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Migranti davanti al muro al confine tra Messico e Usa (Getty Images).

Il business dietro la disperazione 

Ciò che rende il momento attuale particolarmente pericoloso è la velocità con cui le politiche di esclusione si stanno diffondendo. Con la vittoria elettorale di Trump, leader come Meloni potrebbero sentirsi legittimati ad adottare misure sempre più estreme, giustificando la repressione come necessità per la sicurezza nazionale. Questa competizione al ribasso rischia di trasformare il diritto all’asilo in un concetto obsoleto, un ricordo di tempi più umani. Ma c’è un altro aspetto che non possiamo ignorare. Le politiche migratorie di Trump non solo alimentano sofferenza e ingiustizia, ma rafforzano un sistema economico che prospera sulla disperazione. Il complesso industriale delle carceri private è pronto a trarre profitto dalla detenzione di massa, con contratti miliardari che trasformano la sofferenza umana in opportunità di business. Lo stesso vale per le gang e i trafficanti di esseri umani, che vedono aumentare i loro guadagni grazie alla chiusura delle vie legali. Di fronte a questa realtà, il rischio maggiore è l’assuefazione. Ogni immagine di bambini separati dai genitori, ogni storia di famiglie intrappolate in condizioni disumane rischia di perdere il suo impatto, diventando parte di una normalità distorta. E quando l’indignazione si spegne, ciò che rimane è l’accettazione passiva di un sistema che tratta la migrazione non come un fenomeno umano, ma come un crimine da punire. Con Trump alla guida e leader europei pronti a seguirne l’esempio, il futuro della gestione migratoria si preannuncia oscuro. Ma mentre le vittime si accumulano, nelle tende, nei centri di detenzione e nei deserti, una domanda rimane sospesa: fino a che punto siamo disposti a ignorare la nostra umanità per compiacere un’agenda politica?

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