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Lo sfruttamento del lavoro minorile è la nuova frontiera degli Usa di Trump – Lettera43

In un Paese in cui ancora oggi migliaia di adolescenti vengono impiegati illegalmente, la Florida di DeSantis sta pensando di legalizzare questo fenomeno. L’obiettivo è chiaro: reperire manodopera a basso costo e senza alcuna tutela per colmare il vuoto lasciato dai migranti irregolari. L’America da una parte racconta a se stessa di proteggere i bambini, dall’altra scrive leggi per farli sgobbare anche di notte.

Lo sfruttamento del lavoro minorile è la nuova frontiera degli Usa di Trump

Negli Stati Uniti il lavoro minorile non è un residuo del passato, ma una strategia del presente. Nonostante la retorica ufficiale lo consideri un fenomeno estinto, i numeri raccontano altro. Dal 2018, le violazioni delle leggi federali sul lavoro minorile sono aumentate del 69 per cento. Nel solo 2023, il Dipartimento del lavoro ha individuato oltre 5.800 casi di minori impiegati illegalmente. Non si tratta di eccezioni: ragazzini e ragazzine che puliscono macchinari industriali, lavorano nei magazzini Amazon, raccolgono frutta sotto il sole cocente o fanno i turni notturni nei fast food. Senza tutele, senza sindacati, senza alternative.

Lo sfruttamento del lavoro minorile è la nuova frontiera degli Usa di Trump
Nel 2023, il Dipartimento del lavoro Usa ha individuato oltre 5.800 casi di minori impiegati illegalmente (Getty Images).

La Florida pensa di usare i lavoratori adolescenti al posto dei migranti irregolari

La Florida ha deciso di renderli una risorsa stabile. Due disegni di legge in discussione propongono di abbassare le soglie di età e di eliminare le già fragili protezioni previste dalla legge. L’obiettivo è dichiarato: colmare il vuoto lasciato dai migranti irregolari, espulsi o fuggiti in massa dopo l’introduzione del sistema E-Verify, che obbliga le imprese con più di 25 dipendenti a verificare lo status migratorio dei lavoratori. Per chi non si adegua, sono previste sanzioni fino a 1000 dollari al giorno.

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Un picchetto contro la deportazione dei migranti in Florida (Getty Images).

Per il trumpiano DeSantis il lavoro minorile di 13 e 14enni è uno strumento educativo

Ron DeSantis, governatore della Florida e beniamino dell’estrema destra trumpiana, ha espresso senza giri di parole il suo pensiero: «Perché dobbiamo importare stranieri, anche illegalmente, quando abbiamo adolescenti e studenti universitari che potrebbero svolgere quei lavori?». Durante un forum con Tom Homan, ex capo dell’Ice (Immigration and Customs Enforcement) e regista del programma di deportazioni, DeSantis ha lodato il lavoro minorile come strumento educativo. «Non c’è nulla di sbagliato nell’aspettarsi che i nostri giovani lavorino part-time», ha detto. Peccato che nei testi di legge la formula “part-time” non compaia. Le proposte prevedono invece la possibilità, per i minori dai 14 anni in su, di lavorare su turni notturni, oltre le otto ore, anche durante l’anno scolastico, anche senza pause pranzo. I 13enni potranno essere assunti se hanno finito le medie e compiono gli anni entro dicembre. I ragazzi iscritti alla scuola online o istruiti in casa potranno lavorare senza limiti. È una regolamentazione scritta per aggirare la scuola e accorciare l’infanzia. Nello Stato in cui l’abbandono scolastico raggiunge il 20 per cento – con punte del 40 in alcune contee – si decide di aumentare il carico di lavoro invece di rafforzare l’istruzione. Oggi in Florida ci sono oltre 80 mila minorenni che già lavorano. Legalizzarne lo sfruttamento è solo il passo successivo.

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Ron DeSantis (Getty Images).

La benedizione delle ultraconservatrici Moms for Liberty 

La repubblicana Monique Miller ha dichiarato che la proposta di includere i 13enni è nata da una telefonata della moglie di Randy Fine, suo collega di partito. «Nostro figlio vuole lavorare durante l’estate ma compie gli anni a dicembre: non possiamo farlo lavorare lo stesso?». Questa è la genesi della norma. Una richiesta privata diventa legge. Ma dietro la facciata familiare si cela un progetto politico: sostituire i migranti con manodopera giovanile non sindacalizzata e priva di diritti. I repubblicani della Florida parlano di libertà. Ma nel loro lessico, libertà significa far lavorare un 13enne di notte in un fast food, per compensare l’assenza di migranti nei campi. Il contesto ideologico è chiaro. Miller è membro attivo di Moms for Liberty, organizzazione ultraconservatrice definita dal Southern Poverty Law Center come «movimento di estrema destra». Moms for Liberty è nota per le sue campagne contro i diritti delle persone Lgbtq+, contro i vaccini, contro i libri scolastici “non conformi”, contro l’istruzione pubblica inclusiva. Nel dicembre 2022 ha organizzato un evento insieme ai Proud Boys e ai neonazisti della Goyim Defense League.

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Monique Miller.

Sindacati e opposizioni contro l’ulteriore marginalizzazione dei più deboli

L’idea che il lavoro minorile sia uno strumento educativo è funzionale a un disegno politico regressivo: marginalizzare i più deboli e creare cittadini disciplinati fin dall’adolescenza. Contro questa ondata reazionaria si sono espressi con forza i sindacati e le opposizioni. Rich Templin, dell’Afl-Cio della Florida, ha parlato senza mezzi termini di «sfruttamento sistemico». «Invece di riformare il mercato del lavoro e offrire salari dignitosi», ha dichiarato, «si cerca nuova manodopera sottopagata. E ora la si trova tra i nostri figli». Anche Alexis Tsoukalas, analista del Florida Policy Institute, ha lanciato l’allarme: «È come trattare adolescenti con corpi e menti in sviluppo come se fossero adulti. Ma se questa legge passa, non ci sarà più alcuna protezione».

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Donald Trump (Getty Images).

L’America che racconta a se stessa di proteggere i bambini scrive leggi per sfruttarli 

Il caso della Florida è emblematico. È un laboratorio per il trumpismo di ritorno, che trasforma la repressione dei migranti in occasione per allargare i confini dello sfruttamento. Le leggi non si propongono di impedire l’illegalità, ma di riscrivere la legalità a favore delle imprese. La frontiera non è più quella tra cittadini e stranieri, ma tra chi è utile al sistema e chi può essere sostituito. Prima con gli immigrati. Ora con i bambini. Secondo le stime riportate da The Guardian e New York Times, nel 2022 sono stati almeno 130 mila i minori non accompagnati entrati negli Stati Uniti. Molti di loro sono finiti nei magazzini della logistica, nei campi di mais, nelle fabbriche di confezionamento. Il sistema li ha accolti con un contratto e un orario notturno. Altri, come in Florida, sono nati sul posto. Ma l’approccio è lo stesso: funzionali finché servono, silenziosi per necessità. Questa è l’America che racconta a se stessa di proteggere i bambini, mentre scrive leggi per farli lavorare di notte. Questa è la cultura politica che si appella alla famiglia per giustificare lo sfruttamento. E questa è l’occasione – storica, brutale, documentata – per dire che no, non è normale far lavorare un 13enne. Non lo era ai tempi del nonno. E non lo è nemmeno oggi.

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Uno sciopero di giovani lavoratori a Philadelphia (Getty Images).

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