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L’omertà lombarda

Denunciano in dieci ma sono cinquemila. Le vittime di racket e usura in Lombardia sono un buco nero di cui vergognarsi un po’ tutti. I quattromilanovecentonovanta che non denunciano sono i migliori alleati delle mafie. La paura e la sfiducia che non si riesce a scalfire un impegno per la vita. Degli onesti.

La lobby degli onesti

Mi capita spesso di parlarne durante gli incontri pubblici e le riunioni di partito. Il punto fondamentale sta in qualche cricca (in Lombardia molto spesso attaccate alla sottana di Comunione e Liberazione o alla loro ala confindustriale che è la Compagnia delle Opere) che pur in minoranza riesce spesso a nominare in quadri dirigenti nei più disparati settori. E la lobby degli onesti sembra non volere imparare il radicamento del 99%. Cosa manca? L’obiettivo comune (non mi pare), le modalità (come se non bastasse l’onestà e trasparenza come comune denominatore) o semplicemente la divisione tra partiti non disegna un reale perimetro di volontà e modi? Perché qui su al Pirellone sembra sempre più spesso che la rendita dello sconfitto per qualcuno non sia così male. E si finisce per non essere credibili. Nè pagatori né credibili e quindi in minoranza sistematica.

E colpiscono le parole del PM Francesco Greco nell’articolo dell’Espresso su Mani Pulite che forse non si sono mai pulite per davveroEccola la parola chiave per capire il potere nell’Italia della recessione: lobby. I sinonimi possono essere nobili, come “élite” evocato anche per definire la composizione del governo Monti, o dispregiativi come “comitato d’affari”, “cartello” o “cricca”. Di sicuro è scomparsa la struttura verticistica dei vecchi partiti, che dominavano gli appalti e i contribuiti statali condizionando così la vita economica del Paese. Nel 2012 è l’economia ad avere la supremazia e a stringere patti con la politica e la pubblica amministrazione attraverso circoli ristretti dove spesso persino i burocrati contano più dei parlamentari. 

“Oggi ciò che conta veramente è far parte di una lobby”, sintetizza Francesco Greco, mente finanziaria dello storico pool e adesso procuratore aggiunto di Milano: “Con le indagini di Mani Pulite era emerso un sistema organizzato di finanziamento illecito della politica: uno scambio tra imprese e partiti, con ruoli abbastanza chiari e una gerarchia verticale. Oggi troviamo strutture complesse con ruoli confusi: politici accanto a imprenditori, faccendieri, personaggi di relazione. Più delle tangenti, che pure ci sono, conta l’appartenenza a una cricca che garantisce un potere di relazione: appoggi negli affari, nomine, ma anche ingressi in salotti, apparizioni televisive, perfino sesso”. 

Visto con gli occhi dei magistrati, si tratta di un nemico meno organizzato ma molto più difficile da colpire: spesso gli scambi indiretti di favori e appalti non possono essere qualificati come corruzione. Le indagini sulle varie P3 e P4 spesso ipotizzano reati, come la costituzione di associazione segreta, più difficili da dimostrare davanti a una corte. Anche per questo sono pochi a credere che si possa ripetere l’effetto a catena che tra il 1992 e il 1994 determinò la nascita della seconda Repubblica. 

E perché una lobby si rinforza inevitabilmente sulla consuetudine dell’esercizio (ecco perché il li limite di mandati diventa importante per tenere pulite le basi della democrazia) e se è vero che Formigoni è al suo quarto mandato è altresì vero che gli elettori lombardi hanno un numero di mandati certamente superiori. Ma noi in queste ultime quattro elezioni non siamo riusciti a convincerli. La banda degli onesti non copia in modo più etico i modi degli altri ma racconta un’alternativa, un altro modo. Un 416 quater che non sia un reato ma diventi obbligatorio per chi si propone per amministrare: tre o più persone che si mettono insieme per amministrare la cosa pubblica danneggiando con severità chi persegue il bene di pochi ai danni della comunità.

Don Ennio, i maiali sono loro

Vittima degli atti intimidatori è un prete, don Ennio Stamile. Un parroco che negli anni non s’è mai sottratto al suo dovere morale di combattere la criminalità, in un paese dove la ‘ndrangheta esiste e non si nasconde. Don Ennio per un periodo è stato anche presidente dell’Osservatorio sulla Legalità, e ha promosso numerose iniziative di sensibilizzazione, cercando di coinvolgere soprattutto i giovani. Lui, come Paolo Borsellino, è convinto che la lotta alla mafia sia soprattutto un fenomeno culturale. E anche per questo nelle sue omelie sa alzare la voce, quando serve. Lo aveva fatto nelle ultime settimane, ad esempio, perché a Cetraro è tornata quell’aria pesante che si respirava negli anni Ottanta. Erano gli anni in cui un consigliere comunale del Pci di nome Giannino Losardo denunciava l’avanzare incontrastato della ‘ndrangheta sul territorio. Lo freddarono, il primo giorno dell’estate 1980. Erano anni bui, di faide e paure, in cui l’omertà la faceva da padrona. Per questo nelle sue ultime prediche, don Ennio, aveva esortato i fedeli a denunciare a non essere omertosi. Un messaggio che non deve essere piaciuto a tutti. Tanto che una settimana fa ignoti gli avevano sfregiato l’automobile. Proprio dopo questo episodio l’uomo aveva ribadito con forza il suo impegno per la legalità e la sua preoccupazione per la recrudescenza del crimine in paese. Poi due sere fa, tornando a casa da un incontro con un’associazione, don Ennio ha trovato sul pianerottolo una testa di maiale mozzata. In bocca un pezzo di stoffa, come un bavaglio. Qualcuno vuole che don Ennio taccia.

Gianpy Fiorani perde contro De Giorgi e noi rifacciamo lo spettacolo. Qui.

Ricordate la noiosissima querelle di Fiorani contro lo spettacolo di De Giorgi (e me) per una messinscena a Lodi sui furbetti del quartierino a cui il Gianpy Lodigiano nazionale aveva risposto con tuoni e fulmini? Bene, Fiorani ha perso la causa perché, dice il Giudice, “il tema del soggetto teatrale – è scritto nella sentenza – risulta essere di stretta attualità e concerne vicende di assoluto rilievo pubblico”. E prosegue  “…Nella satira non vige l’obbligo di rispettare la verità dei fatti, proprio perché la sua caratteristica principale è la deformazione della realtà, il paradosso, il sarcasmo”. Il giudice afferma che la rappresentazione satirica debba ritenersi legittima,  ancorché  lesiva della dignità  del personaggio. Noi per festeggiare replichiamo prossimamente lo spettacolo nel nostro piccolo Teatro Nebiolo leggendo anche le ultime sentenze sul caro (nel senso di costoso) cittadino lodigiano. E ci divertiamo tutti insieme con la gioia di quando vincono i giullari.

Una legge per l’open data in Lombardia

L’agenda digitale è entrata ufficialmente nell’agenda del Governo. Ne scrive La Stampa sottolineando quanto quel piccolo paragrafo possa essere forse poco ma sicuramente ha l’aria di essere un inizio per risolversi sui punti principali:

1)  BANDA LARGA E ULTRA-LARGA: la realizzazione della banda larga e ultra-larga. Quasi 5,6 milioni di italiani si trovano in condizione di «divario digitale» e più di 3000 centri abitati soffrono un «deficit infrastrutturale» che rende più complessa la vita dei cittadini. Le nuove misure intendono abbattere questi limiti e allineare il Paese agli standard europei.

2) OPENDATA: i dati in possesso delle istituzioni pubbliche, le università ad esempio, vengono condivisi attraverso la rete, per garantire la piena trasparenza nei confronti dei cittadini.

3) CLOUD: i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, de-materializzati, sono condivisi tra le pubbliche amministrazioni.

4) SMART COMMUNITIES: si avvia la creazione di spazi virtuali sul web in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e stimolare soluzioni condivise con le pubbliche amministrazioni.

“Con il decreto semplificazione, lo sviluppo dell’economia digitale  è finalmente entrato anche in Italia a far parte delle priorità dell’agenda di governo” è il commento del presidente di Confindustria Digitale, Stefano Parisi.  “L’istituzione di una cabina di regia per l’attuazione dell’agenda digitale posta in capo ai massimi responsabili della politica nazionale di sviluppo e modernizzazione del Paese, lo snellimento burocratico, l’obbligo di switch-off verso il digitale di una serie di  transazioni  – continua Parisi –  aprono concretamente la strada a una stagione di cambiamenti per l’Italia imperniata sulla valorizzazione delle tecnologie digitali e del web come chiave strategica  per affrontare i problemi di crescita, competitività e produttività ”.

Anche il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, ha espresso “vivo apprezzamento” per l’inclusione dell’agenda digitale nel decreto semplificazioni: “Abbiamo segnalato al Governo l’importanza di dotarsi di un’agenda digitale – ha dichiarato Corrado Calabrò  -. E’ con estrema soddisfazione che registro che i nostri suggerimenti sono stati accolti. L’Agcom, se consultata – ha concluso Calabrò – è pronta a collaborare per il successo dell’Agenda digitale italiana”.

Un po’ più preoccupato Alfonso Fuggetta, professore del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano, tra i principali promotori dell’Agenda Digitale, che ha commentato: «Va apprezzato l’obiettivo del governo di parlare di agenda digitale» e «l’istituzione di una cabina di regia è un riferimento importante ma non basta» perchè «va definita una leadership forte, altrimenti il progetto rischia di slabbrarsi» ha commentato . «Sull’agenda digitale -spiega Fuggetta- c’è tanto da fare, la cabina di regia è sicuramente un passo importante ma, ripeto, serve una mission forte. Auspicherei anche una delega direttamente in capo alla Presidenza del Consiglio, perchè è un tema così trasversale da necessitareuna mission mirata».

«Se la cabina di regia diventa solo un ’luogo di concertazione’, – continua ancora il direttore del Cefriel – allora si rischia lo stallo». «L’agenda digitale attraversa tutti i maggiori settori della vita pubblica, dalle tlc alla ricerca alla funzione pubblica, riguarda cioè le competenze dei ministri Passera, che ha già tante deleghe, Patroni Griffi, Profumo. Riguarda anche il turismo, la cultura. Insomma, serve una leadership forte per gestirla».

Come scrive Luca é un libro tutto da scrivere, certo. Ma la prima pagina di questo libro è stata scritta oggi. Secondo me, questa è una buona giornata.

Questa settimana, in Regione Lombardia, cominciamo a depositare la nostra proposta di legge sull’open data partendo dall’esperienza della Regione Piemonte. E proviamo a scrivere una piccola pagina due.

L’antropologia padana

Saverio Tommasi si infiltra nella manifestazione leghista a Milano. Ne esce un quadro antropologico interessante. Come scrive Saverio la vera faccia della Lega Nord che manifesta in piazza contro il governo Monti; una Lega nord razzista verso meridionali e immigrati. E un’ignoranza fra i manifestanti che si taglia a fette, di quelle grosse. Il video potete gustarlo qui. Solo stomaci forti.

Oliviero e Giulio sulla torre, il video. Binario 21 chiama Italia

Non è facile raccontare cosa significa parlare con Oliviero, la sua dignità e la sua forza arrampicandosi sulla torre del Binario 21. Dei risvolti politici ne ho scritto ieri e se ne parla ma i risvolti umani rimagono difficili da raccontare. Essere accolti nell’accampamento resistente di Oliviero è stato un regalo che spero di onorare. Scrivere l’aria spessa che ho respirato mi sarebbe impossibile. Per questo forse vale la pena guardare il video senza aggiungere altro.

La stilografica cremata

Cara Kitty,
ho un bel titolo per questo capitolo:
“Ode alla mia stilografica
in memoriam”
La mia stilografica fu sempre per me un prezioso possesso: l’apprezzavo molto, soprattutto per la sua grossa punta, perché io so scrivere bene soltanto se il pennino della stilografica ha la punta grossa. La mia penna ha una vita assai lunga e interessante, che ora ti racconterò in breve.
Quando compii nove anni, essa mi arrivò avvolta di ovatta in un pacchettino, come “campione senza valore”, da Aquisgrana, dove abitava mia nonna, la buona donatrice. Ero a letto coll’influenza, mentre il vento di febbraio soffiava attorno alla casa. La gloriosa penna era in un astuccio di cuoio rosso e fu subito mostrata a tutte le amiche. Io, Anna Frank, fiera proprietaria di una penna stilografica.
Quando ebbi dieci anni, potei portare la penna a scuola e la signorina mi permise di servirmene per scrivere. Quando ebbi undici anni dovetti riporre il mio tesoro, perché la signorina della sesta classe non ammetteva che penna e calamaio. Quando ne compii dodici e andai al Liceo ebraico, la mia stilografica si ebbe per maggior onore un nuovo astuccio in cui c’era posto anche per una matita e per di più munito di chiusura lampo. A tredici me la portai nell’alloggio segreto, dove percorre con me le innumeri pagine del diario. Ora sono arrivata a quattordici, ed è l’ultimo anno che la mia penna ha passato con me…
Fu un venerdì pomeriggio dopo le cinque: io venivo dalla mia cameretta e volevo andarmi a sedere al tavolino per scrivere, ma fui rudemente spinta da parte e dovetti cedere il posto a Margot e al babbo che volevano fare i loro esercizi di latino. La stilografica rimase inutilizzata sul tavolo, mentre la sua proprietaria si accontentò sospirando di un angolino del tavolo e si mise a strofinare fagioli. “Strofinare fagioli” qui significa ripulire i fagioli ammuffiti. Alle cinque e tre quarti scopai il pavimento, raccolsi lo sporco e i fagioli marci in un giornale gettai tutto nella stufa. Ne venne fuori un’enorme fiammata, e io fui contentissima di avere in tal modo ravvivato la stufa che pareva già quasi spenta. Tutto era di nuovo tranquillo, i latinisti avevano finito e io andai a sedermi al tavolo per cominciare, finalmente, a scrivere; ma la mia stilografica era irreperibile. La cercai dappertutto, la cercarono Margot, mamma, papà e Dussel, ma la penna era scomparsa senza lasciar traccia. «Forse è andata a finire nella stufa coi fagioli» insinuò Margot. «Ma no, assolutamente no» risposi io. La sera, però, la penna non era ancora ricomparsa e allora ci persuademmo tutti che era bruciata, tanto più che la celluloide è infiammabilissima.
Ed effettivamente i nostri tristi sospetti furono confermati la mattina seguente, quando papà nel ripulire la stufa trovò fra le ceneri il fermaglio metallico. Ma del pennino d’oro non si trovò traccia. «Certamente dev’essersi cotto rimanendo appiccicato ad una mattonella» disse il babbo.
M’è rimasta una consolazione, sebbene assai magra: la mia stilografica è stata cremata, proprio come vorrei io, a suo tempo.
La tua Anna.

[da IL DIARIO DI ANNA FRANK Traduzione di Arrigo Vita]

Insediato l’osservatorio sulla legalità

Si è insediato l’osservatorio sulla legalità in Regione Lombardia. Il primo appuntamento sarà la giornata del 21 marzo che oggi, finalmente, la regione riconosce in tutto il suo valore per la memoria delle vittime di mafia. Ed è un passo importante perché quando ne parlavo (quasi due anni fa) non ci credeva praticamente nessuno dopo che la legge era rimasta a lungo nel cassetto nella scorsa legislatura. Ed è una vittoria (piccola perché l’esercizio dell’osservatorio e le risorse finanziarie sono tutte da verificare) della regione che ci sta intorno piuttosto che la regione che sta dentro il Pirellone perché il cambiamento su questo tema è partito dalle piazze, dalle associazioni, dai libri, dalle tante manifestazioni e gli incontri che ogni giorno si moltiplicano. Ed è lì che l’osservatorio va tutelato e controllato per il futuro perché non diventi una mera vetrina. E perché è arrivato il tempo che il controllo dei cittadini sulle istituzioni non rallenti e non si senta mai sazio. Soprattutto in un tempo di banalizzazioni pericolose e di citazioni a vanvera di Sciascia come la solita Carmela Rozza. Perché la legalità si può osservare ma la superficialità non si può tollerare. Capogruppo del PD in Comune a Milano inclusa.

Per la resistenza sulla torre faro

“Oggi ho avuto modo di portare la mia solidarietà a Oliviero Cassini in cima alla torre-faro del binario 21 della Centrale, dove è salito lo scorso 8 dicembre insieme ai suoi compagni Giuseppe Gison e Carmine Rotatore, ora scesi.

Parlare con lui mi ha consentito di apprezzare una volta di più le motivazioni di questa eclatante protesta, ben più ampie della banale rivendicazione di posizioni che qualcuno si ostina a raccontare.

La vicenda dei lavoratori ex-Wagon Lits è la vicenda di un Paese che non può permettersi di ritrovarsi diviso nei collegamenti ferroviari, senza la garanzia – sancita dalla Costituzione – della possibilità per i cittadini di spostarsi su tutto il territorio nazionale.

E’ una vicenda di lavoro, che illumina il senso della dignità di questi ferrovieri in contrapposizione alle scelte incomprensibili e sconsiderate dell’amministratore delegato di Trenitalia Moretti, figlie di logiche imprenditoriali lontane anni luce dal concetto di etica del servizio pubblico.

E’ una vicenda profondamente umana, di persone costrette a rincorrere gesti estremi per accendere l’attenzione dell’opinione pubblica su temi fondamentali per la tenuta democratica di questo Paese.

Ora è il momento di stare vicini a Oliviero in tutti i modi possibili, respingendo qualsiasi tentativo di sgomberarlo senza la necessaria soluzione politica e dando il nostro contributo a costruire risposte credibili anche per sua figlia, che lo aspetta a casa.

Domani è il 27 gennaio. Dopo il tempo delle cerimonie, sarebbe una buona scelta partigiana onorare la Giornata della memoria con la propria presenza al binario 21. Perché in questo nostro tempo la Resistenza attraversa i diritti del lavoro”.