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Dove sono questa settimana

Mercoledì 5 ottobre: ‘ndrangheta a Pavia. Senza legalità non c’è futuro Intervengono: Giulio Cavalli, consigliere regionale SEL Mauro Cavicchini, fabbrica di Nichi di Siziano Massimiliano Brambilla, sindaco di Siziano – Daniele Bosone, Presidente provincia di Pavia – Franco Osculati, assessore bilancio e lavoro provincia di Pavia. Sala consiliare di Siziano (PV) ore 21

Giovedì 6 ottobre:  ore 21 presentazione del libro “Nomi, cognomi e infami” di Giulio Cavalli, Ed. Verdenero sala consiliare Piazza della civiltà contadina Arcene (Bg)

Sabato 8 ottobre: ore 21 No Tav, le ragioni di una protesta INTERVERRANNO NICOLETTA DOSIO segretaria circolo PRC Bussoleno EMANUELE D’AMICO consigliere comunale di Giaglione per una lista civica e avvocato del comitato NO TAV, membro del Legal Team GIULIO CAVALLI autore e attore teatrale, consigliere regionale SEL in Lombardia Moderatore : Luca Rinaldi, giornalista vigevanese Via dei Ronchi, 7 .Fraz. Sforzesca Vigevano (Pv)

Cappella Cantone/Cavalli (SEL) : “Autorizzato il disastro ambientale”

Dichiarazione di Giulio Cavalli, consigliere regionale Sinistra Ecologia e Libertà

“Così facendo si crea un pericoloso precedente. Ogni ex cava con falde acquifere affioranti potrà essere adibita a discarica di amianto tappando i buchi con un po’ di materiale isolante.”

E’ quanto afferma il consigliere regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Giulio Cavalli, dopo aver appreso della scelta di Regione Lombardia di emettere l’AIA alla ditta Cavenord srl tramite la Direzione generale territorio e urbanistica dando il via libera alla discarica di Cappella Cantone nella ex cava di Retorto.

“E’ giunto il momento di costruire tutti insieme una mobilitazione a livello regionale per chiedere una moratoria dei procedimenti in corso per rivederne le modalità. Non possiamo più lasciare che i privati scelgano i siti di scarico dei rifiuti – spiega Cavalli – è necessaria una pianificazione regionale che coinvolga il territorio per evitare che siano deturpati storici suoli agricoli come quello cremonese e quindi messe in difficoltà le categorie produttive ad essi collegati.”

“E’ importante ricordare – conclude il consigliere Cavalli – che Cremona è la terza provincia per infrazioni accertate nella filiera dei rifiuti in Lombardia e che quest’ultima è tra le primissime regioni per la presenza di soggetti che praticano una criminalità sistematica legata al traffico illecito di rifiuti e smaltimento irregolare. Rimaniamo vigili.”

Milano, 4 ottobre 2011

Prova di rettifica

Questa è una prova generale di quello che potrà accadere se il comma 29 dell’articolo 1 del DDL di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma “ammazzablog”, dovesse entrare in vigore così com’è. Buona rettifica a tutti. Metilparaben si mette alla prova provando a provare la legge bavaglio. E non è per niente uno spasso.

Formigoni e Cota: l’operoso nord (falso)

La questione giuridica delle false liste di Cota e Formigoni è ben più che aperta. E potrebbe tradursi in un bel problema per i governatori di Lombardia e Piemonte. La sentenza con la quale il Consiglio di Stato, ribaltando quanto deciso dal Tar della Lombardia, ha accolto il ricorso elettorale dei radicali contro la proclamazione dei risultati delle regionali lombarde dell’anno scorso costituisce un brutto colpo per Roberto Formigoni. Non che il presidente della Lombardia (beffardamente definito Firmigoni dai radicali, per le fi rme irregolari con le quali sarebbe stata presentata la sua lista «Per la Lombardia») abbia da temere, nell’immediato, di dover ripetere le elezioni. (E in Consiglio non sono solo nel centrodestra a pregare a mani giunte di non ripresentarsi ai cittadini).

Caro Mandalari, la sua lettera è un insulto

Lettera aperta pubblicata su IL FATTO QUOTIDIANO

Caro Vincenzo Mandalari,

La sua lettera al giornale bollatese Il Notiziario è patetica, fuori tempo massimo ed è un insulto al momento storico della nostra regione. Non solo perché è inaccettabile porre domande nel goffo tentativo di eludere le risposte ma anche (e soprattutto) per il ruolo che lei rivendica e che oggi finalmente la Lombardia ha deciso di negarle. Con buona pace per l’omertà e il collaborativo negazionismo di troppi lombardi.

Il “malinteso” di cui dichiara di essere vittima è (nell’accusa che le viene mossa) un tassello di quella sistematica rete di illegalità, soprusi e violenze che è la ‘ndrangheta in Lombardia. Quella stessa ‘ndrangheta che nega di avere mai “frequentato” e che è nelle sue stesse parole del 29 febbraio 2008, quando lei stesso disse “come amico ti rispetto sì, ma come ‘ndrangheta io do conto solo ed esclusivamente a compare Nunzio Novella (…) Gli altri sono tutti capi quanto a me!”
Ebbene, caro Mandalari, qui nel paese delle regole (quelle che stabiliscono che lei debba difendersi in aula e non nelle lettere dei direttori) le persone rispondono nei luoghi opportuni e si assumono la responsabilità delle proprie azioni e della propria storia; per questo la invito a difendersi con le risposte piuttosto che con le domande e con gli strumenti che la legge le mette a disposizione. Qui non ci sono capi. Ci sono cittadini che reagiscono ad un tumore che non si può più tollerare. E le confesso che il suo disagio e la sua dichiarata sensazione di isolamento è, per molti che si impegnano in questa battaglia, un fiore: non pensiamo di sostituirci alla giustizia che è chiamata a giudicarla, seguiremo con attenzione e curiosità l’esito del suo processo ma, personalmente, gioisco per unacittadinanza responsabile che lentamente sta imparando a prendere le distanze con piglio deciso e forte. E rivendico con forza il diritto di non tacere la vergognosa compagine raccontata nell’ordinanza.

Caro Mandalari, le parole che ha riservato al comune di Bollate non funzionano più. Il credito politico che qualcuno avventatamente le ha concesso si è sbriciolato nei suoi mesi di latitanza e nel rifiuto di molti suoi concittadini. Le targhe di riconoscimenti che dichiara di aver ricevuto hanno il dovere del silenzio e della polvere finché ci sarà una sentenza definitiva. Esibirli oggi è un vanto perdente, illuso e inefficace.

Senza le stimmate della vittima ma consapevole del ruolo di imputato, potrebbe convenire con noi che le premesse di disinfestazione mafiosa possono promettere un futuro dignitoso: affermi con noi che la ‘ndrangheta è una consorteria di vili da cui liberarci, dimostri di essere nei fatti vittima di un malinteso e solo dopo sarà ora delle sue valutazioni e dei suoi consigli.

Il doppio rischio del declassamento italiano

Forse ci si vede con i contorni definiti appena si riesce a fare due passi più lontano. Almeno per non rimanere invischiati in questa melma dove non se,bra impossibile separare il lecito dall’illecito, la politica dalla prostituzione e la corruzione dal governo. E allora succede che basta leggere El Pais (da noi, dove al bar si vedono in tanti intenti a sfogliare le pagine dello sport e i trafiletti della cronaca locale) per ritrovarci in tutta la nostra banalità. Che, almeno, dovrebbe avere di buono di chiederci di stare o di qua o di là. Prima ancora di tutto il resto. E senza paura di essere raccontati come monotematici. Dal momento che l’Italia ha due premi per il rischio (un premio e il suo primo ministro), sarebbe adeguato preparare due piani di salvataggio. Il primo, quello del risanamento economico; il secondo e più importante, il recupero della credibilità sociale con un processo pubblico contro Berlusconi, come una causa generale che coinvolga tutta la società italiana. Senza una tale impresa di disinfestazione, l’Italia non ha futuro. Dai tempi dei Borgia nessuno aveva degradato tanto la politica italiana come Don Silvio; e si consideri che l’avevano degradata parecchio. (l’articolo El ‘primo’ de riesco, EL PAIS)

Nelle migliori librerie

Ecco, i libri distribuiti nelle migliori librerie o nelle migliori edicole italiane non se li fila nessuno. Anzi, già sanno che non se li filerà nessuno. La penna di un libraio chiarisce. Perché tra i librai c’è chi pensa che “il tempo è denaro” e c’è, invece, chi pensa che “il denaro è tempo”. I primi consigliano libri di un certo tipo, i secondi consigliano libri di un altro tipo.

Quante verità, quanta poca credibilità

“In Italia esistono almeno quattro verità. La verità giudiziaria, l’unica che si può raccontare senza venire querelato. Ma mica è detto che sia la verità. Poi c’è la verità storica. Ma viene revisionata. Poi c’è la verità del buon senso. Tipo Pasolini che diceva che lui sapeva anche se non aveva le prove. Infine la verità politica. Un bel macello. Come si fa a dire che c’è una storia di cui si sa tutto? Se pensi che non ci si può mai fidare di nessuno, nemmeno degli organi preposti all’accertamento della verità.” [Carlo Lucarelli]

Formigonopoli: le cooperative celesti sul massaggio cardiaco

Con l’acronimo AREU si indica l’azienda Sanitaria regionale attivata il 2 aprile 2008 (delibera n° VIII/6994 della Giunta regionale) con il compito di promuovere l’evoluzione del sistema di emergenza e urgenza sanitaria (SSUEm 118) sviluppando l’integrazione a rete dell’assistenza intra ed extraospedaliera e fornendo valore aggiunto alla gestione delle patologie acute e complesse (infarto del miocardio, ictus, trauma cranico,…). Sul sito istituzionale si legge: la sua mission è quella di garantire, implementare e rendere omogeneo, nel territorio della Regione, il soccorso sanitario di emergenza urgenza, anche in caso di maxiemergenze; ha inoltre il compito di coordinare il trasporto di persone, organi e tessuti, le attività trasfusionali, di scambio e compensazione di sangue ed emocomponenti. In parole semplici, AREU sta dietro (e dentro) tutto ciò che comporta l’arrivo di un ambulanza per un ferito qualsiasi delle nostre città: l’ennesimo pezzo di quell’algebrico gioco di scatole cinesi che è la sanità secondo Formigoni.

Ma veniamo al punto. La riorganizzazione di AREU passa proprio in questi giorni in III commissione (sanità) con il DGR n. 1964  avente per oggetto “ soccorso sanitario extraospedaliero aggiornamento DD.G.R.  N. VI/37343 del 17.7.1998, n. VIII/1716484 del 23.2.2004 e N. VIII/1743 del 18.1.2006 “; sempre semplificando, una ristrutturazione organizzativa di mezzi e risorse all’interno della regione. Ma la sorpresa vera arriva su un emendamento da parte del PDL (leggasi, Formigoni) che propone (dicono loro) una piccola integrazione: rendere possibile l’utilizzo sui mezzi di personale non facente parte del Servizio Sanitario Regionale ma affidato a cooperative. Banalizzando si potrebbe dire che vogliono togliere il personale medico del servizio pubblico per sostituirlo con personale di aziende (cooperative, per la precisione) private. Privatizzare anche questo ramo sanitario, nemmeno sorprendente come idea, nella Regione in cui il privato costruisce business su sanità (e scuola) sotto l’ala protettrice del vero assessorato alla sanità (e primo consigliere, quasi un soprasegretario) di Regione Lombardia: Comunione e Liberazione. Appena abbiamo colto il fatto che la piccola integrazione è la solita bulimia privatistica del Governatore, per ora, siamo riusciti a rimandare la votazione.

Le sigle FP CGIL CISL FP UIL FPL Lombardia scrivono:  il contenuto degli emendamenti  da Voi presentati alla delibera si riconduce ad un tema che negli ultimi anni é stato più volte oggetto di confronto  sindacale presso l’Assessorato alla sanità,  e  che è stato anche declinato nel Protocollo di Intesta relativo alla riorganizzazione del sistema emergenza urgenza,  sottoscritto tra l’Assessorato alla sanità regionale, la Direzione Generale Sanità ed AREU il 14 giugno scorso. Le modifiche proposte, per noi inammissibili, prefigurano un modello gestionale del servizio profondamente difforme da quello ad oggi esistente.  Noi intravvediamo il rischio di notevoli problemi  di ordine organizzativo e funzionale, ma anche normativo e contrattuale, per un sistema, come quello del soccorso sanitario, estremamente delicato e importante.

Non faremo un passo indietro, non ci piace per niente l’ombra delle cooperative celesti all’arrembaggio del massaggio cardiaco. Facciamolo sapere, parliamone, opponiamoci.