Alla fine quindi abbiamo deciso di produrre sia un libro e sia uno spettacolo con le nostre (e le vostre) forze. Qui sul blog ho scritto nei giorni scorsi del perché abbiamo ritenuto la scelta del crowdfunding la soluzione migliore per ritenerci più “liberi” e per testare le nostre forze. Provo a spiegare cosa fare e come fare per chi ha voglia di sostenerci.
La raccolta fondi:
La pagina del progetto la trovate cliccando qui. Si possono fare donazioni da 25€ in su e ogni donazione dà il diritto ad alcune cose:
LIBRO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete una copia cartacea del libro. 25,00 €
LIBRO E INGRESSO SPETTACOLO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete una copia cartacea del libro e un ingresso omaggio per uno spettacolo su Milano o su Roma entro 12 mesi dal debutto. 50,00 €
2 LIBRI E 2 INGRESSI SPETTACOLO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete due copie cartacee del libro e due ingressi omaggio per uno spettacolo su Milano o su Roma entro 12 mesi dal debutto. 100,00 €
5 LIBRI E 2 INGRESSI SPETTACOLO PER LA “PRIMA”, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete cinque copie cartacee del libro e due ingressi omaggio per il debutto riservato ai comproduttori e alla stampa in luogo da decidersi (in base alle residenze dei sottoscrittori). 200,00 €
5 LIBRI E PRESENTAZIONE CON LA PRESENZA DI GIULIO CAVALLI, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete cinque copie cartacee del libro e organizzazione di una presentazione del libro in luogo a vostra scelta. 500,00 €
1 REPLICA DELLO SPETTACOLO “L’AMICO DEGLI EROI”, 1 replica dello spettacolo (esclusi i costi di location e eventuale attrezzatura tecnica). Per info paola.vicari@bottegadeimestieriteatrali.it 2500,00 €
Ovviamente partecipare alla produzione non significa “acquistare” uno di questi pacchetti, l’idea è di una “produzione sociale” (lo so, l’abbiamo ripetuto 100 volte) che tenga il filo diretto con tutti i “comproduttori” sullo sviluppo del libro e dello spettacolo con un’apposita newsletter che darà aggiornamenti sul lavoro svolto (capitoli, immagini dello spettacolo, resoconto delle prove e tutto quello che possiamo inventarci o che potete inventarvi): Per questo pensiamo (e speriamo) che la produzione non si limiti ad un rapporto puramente economico ma diventi un “patto” di avanzamento lavori.
Lo spettacolo avrà le musiche di Cisco (come già per L’Innocenza di Giulio) eseguite dal vivo.
Cosa potete fare:
Potete contribuire (se volete e quanto potete) ma soprattutto potete parlarne, fare sapere cosa stiamo tentando di fare, portare l’attenzione delle persone interessate, raccontare chi siamo, cosa facciamo e cosa vogliamo fare, condividere sui vostri social e se serve invitarci a parlarne.
La campagna di “produzione sociale” per “L’amico degli eroi” (un libro e lo spettacolo) è partita. Qui trovate tutte le informazioni. Domani vedrò di scrivere nel dettaglio (intanto abbiamo bisogno che cominciate a fare girare la notizia e, se potete, contribuite) ma prima che si faccia sera voglio pubblicare le parole bellissime che mi ha scritto Paola Periti perché colgono il senso di quello che vorremmo fare e della forza che dobbiamo onorare:
Con questa mia mail volevo esprimere la mia soddisfazione per la tua scelta. Stampa, televisione non so il teatro oggi non sono indipendenti, non in Italia. E ti fa onore, sapendo che certamente non ti mancano le occasioni per pubblicare libri o testi o realizzare spettacoli, scegliere di non legarti ad alcuno.
Credo sia oggi più che mai arrivato il momento dell’intransigenza, nessun compromesso. Non sono mai stata rigida nei miei comportamenti ma lo sono diventata osservando questo paese che piano piano, con la connivenza di tutti noi cittadini, ha lasciato che il fango ci sommergesse tutti.
Ho due figlie adolescenti. Lascio loro un paese allo sfascio e nessun futuro degno di persone civili.
Cerco di rimediare, almeno con il mio comportamento privato.
Grazie per il tuo impegno.
Insomma alla fine sono quasi quindici anni che faccio il mio lavoro, che è il lavoro migliore che potesse capitarmi: raccontare storie. Certo poi alla fine le storie che racconti le paghi e non le cicatrizzi come dovresti, ne soffri le conseguenze e ne acquisisci i benefici, succede così a tutti, in ogni lavoro possibile ma in questi quindici anni alla fine ho imparato che nonostante gli sforzi (più o meno riusciti) di tenere libere le parole ogni libro ed ogni spettacolo sono il risultato del percorso di condivisione. Niente di troppo filosofico, eh: ragionarci insieme, litigarsi una scena o un capitolo, aspettare un cenno di approvazione o banalmente applaudire. Poi pubblicare o andare in scena sono semplicemente la fase ultima, l’emersione di uno spigolo di tutto il resto.
Fare cultura in questo tempo è un lavoro terribilmente politico, inutile fingere, soprattutto se raccontando storie si decide di dichiarare la propria posizione. Fa politica ciò che dici, come lo scrivi, il pubblico a cui decidi di rivolgerti, la storia che scegli e l’editore e il produttore.
Ho consegnato da poco il mio romanzo che uscirà prossimamente e ora c’è la stagione da programmare: saranno due nuovi spettacoli e uno dei due è uno spettacolo (e un romanzo) su Marcello Dell’Utri. Si intitolerà l’amico degli eroi e vuole essere un lavoro diverso da l’innocenza di Giulionell’uso più cattivo della fantasia. Ne scriverò. Però stasera pensavo che un progetto così ha bisogno di una produzione politica, un editore del libro e un produttore dello spettacolo che siano un segno e un’indipendenza chiara e per questo mi è balenata l’idea di una “produzione sociale”, crowdfunding semplificherebbe qualcuno, che sia partecipazione nella presa di posizione. Ci sto pensando. Voi che ne dite?
(Per vedere le date e gli appuntamenti potete andare qui, per contattarci e chiedere informazioni qui.)
Spettacoli in distribuzione
FALCONE, BORSELLINO E LE TESTE DI MINCHIA – IL RIDICOLO ONORE
Recuperando i canoni dei giullari del ‘500 si percorre la storia delle mafie smontando il presunto onore di presunti boss che si sgretolano di fronte alla risata. Poiché ridere di mafia è il modo migliore per neutralizzarla e poiché praticare la memoria è un dovere, ridere e ricordare sui palchi è il modo migliore per additare le mafie e per provare a sconfiggerle (e costringere chi deve farlo a farlo).
Ridere di mafia è un antiracket culturale. Se la parola funziona significa che tutti hanno in tasca l’arma bianca con cui prendere parte alla battaglia
Il mare non uccide. Ad uccidere sono le persone, la povertà, le politiche sbagliate e le diseguaglianze che rendono il mondo un posto opposto dipendentemente dal nascere dalla parte giusta o sbagliata. “A casa loro”, partendo dalle coraggiose inchieste di un reporter internazionale, prova a raccontare quella parte del mondo che ci illudiamo di conoscere e di poter giudicare guardando le immagini dei profughi mentre invece ci viene nascosta nel buio delle notizie non date. “A casa loro” è anche la scelta di versare sul palco quel pezzo di mondo che ignoriamo per assolverci e invece la storia ce ne renderà conto perché la solidarietà non sta nei regolamenti, nei trattati internazionali e nemmeno negli editoriali. E per questo forse anche uno spettacolo teatrale serve: i furbi parlano molto di solidarietà, ma ne parlano troppo con chi avrebbe bisogno di riceverla, piuttosto che parlarne con chi avrebbe bisogno di farla.
Dalla lezione dei giullari del ‘500 abbiamo imparato che la risata è l’arma più potente contro i prepotenti: quando il potere è incapace di governare rispettando le regole teme la parola dei giullari perché ha bisogno di nascondere le proprie impudicizie. Ripercorrendo le operazioni antimafia degli ultimi anni “Mafie, maschere e cornuti” racconta la tragica comicità di una mafia che svelata non può fare così paura. Perché ridere di mafia è antiracket culturale. E le mafie, come tutte le cose terribilmente serie, meritano di essere derise.
Cos’è l’uguaglianza? Ma davvero siamo tutti uguali? E davvero, come continuano a ripeterci, viviamo nell’unico mondo possibile? Rileggendo Trilussa, passando da Pasolini e ripercorrendo il tempo in cui gli emigranti eravamo noi lo spettacolo affronta le cause di disuguaglianza di questi anni, dalla mancata regolamentazione della finanza, al “colonialismo solidale” che non vuole accogliere i nuovi poveri, all’invocata (e mancata) rivoluzione ecologica fino alle storture dei sistemi bancari internazionali e alla sistematica corruzione. SONO TUTTI UGUALI è un manifesto teatrale (e politico) che prova a scardinare il nonsenso di chi si ostina a dire che “non c’è alternativa”.
Nomi, cognomi e infami è racconto, cronaca e discussione per scoprire alcune di queste storie. E’ una riscoperta della parola, pura e semplice, una testimonianza diretta senza filtri tra palcoscenico e platea, è Cavalli che si racconta e ci racconta queste storie attraverso il suo sguardo personale.
L’INNOCENZA DI GIULIO Andreotti non è stato assolto
Bottega dei Mestieri Teatrali e Teatro della Cooperativa, presentano il nuovo spettacolo scritto ed interpretato da Giulio Cavalli che descrive attraverso le testimonianze, le deposizioni, gli atti giudiziari una delle figure più controverse della politica italiana: Giulio Andreotti. Con la collaborazione di Gian Carlo Caselli e Carlo Lucarelli, regia di Renato Sarti e musiche dal vivo di Stefano Cisco Bellotti.
DUOMO D’ONORE A Cento Passi Dal Duomo – Capitolo Secondo
Dopo il successo di A cento passi dal Duomo, Giulio Cavalli con i giornalisti e gli scrittori che hanno raccontato la Lombardia e il Nord dopo la maxi operazioneCrimine-Infinito, ci illustra cosa è successo, cosa succede e cosa succederà nella Regione che tra riciclaggio e corruzione voleva essere la “locomotiva d’Italia” e si è risvegliata colonizzata dalla ‘ndrangheta. I nomi, gli atti giudiziari e le amicizie politiche delle “famiglie” sul territorio tornano in scena.
L’AMICO DEGLI EROI (PAROLE, OPERE E OMISSIONI DI MARCELLO DELL’UTRI)
Uno spettacolo liberamente tratto dalle vicenda giudiziarie (e dalle amicizie consolidate) di Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi. La vicenda (dis)umana di un giovane siciliano arrampicatore sociale che decide di essere l’anello di congiunzione di due mondi totalmente differenti (l’imprenditoria milanese estrema e l’arrembante mafia siciliana) passando indenne dal cambio dei vertici mafiosi, dei vertici politici: praticamente indenne dalla Storia d’Italia fino alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.