La recensione di Omnimilano Libri dello spettacolo NOMI, COGNOMI E INFAMI:
La parola funziona contro le mafie. E’ questa la buona notizia con cui un Giulio Cavalli tra sedia Ikea e leggio esordisce nello spettacolo “Nomi cognomi e infami” in scena fino a domenica 16 marzo al Teatro Cooperativa di via Hermada. Quartiere Niguarda. La parola funziona? Allora insistiamo. Ecco quindi riproposta un’ora e mezza tra storie di persone “normali” diventate eroiche per contrasto con l’ambiente in cui si sono dipanate. Ecco un monologo che ha più della chiacchierata con amici e conoscenti uniti da interessi comuni. Uno certamente c’è: quello della denuncia, fatta con ironia ed intelligenza, con autoironia ed intelligenza, quelle che caratterizzano tutti gli spettacoli di Cavalli e che molti nel pubblico hanno esplicitamente cercato acquistando il biglietto per la serata. Cavalli è qualche metro sopra il pubblico, grazie al palco, ma è nel pubblico perché non c’è vestito di scena, non c’è scena, c’è un uomo che parla e vi guarda in faccia, vestito normale, un po’ illuminato dai fari, ma senza esagerare. Parla, gesticola, cammina avanti e indietro e racconta. Scava in quella che ormai è quasi storia, con incursioni di cronaca anche dell’ultimo minuto, giudiziaria e politica. Riesce difficile chiamarlo spettacolo, quello a cui si assiste in questi giorni al teatro della Cooperativa. Non è uno spettacolo e non vi si assiste, si ascolta e si partecipa, in primis per volontà di Cavalli stesso, si assorbe e si diventa, se già non lo si è, parte attiva, dialogante, anche solo annuendo, e coinvolta. Inutile cercare di assumere uno sguardo “da studioso del fenomeno” ascoltando Cavalli che “pigia” quasi solo sul tasto emotivo, solleticando indignazione e consapevolezza. Il tono dell’attore con la scorta, come lui stesso si “autodefinisce-autoironicamente”, non è quello cattedratico, è quello dell’amico o del conoscente. Complice l’ambiente ristretto e l’assenza di ghingheri. Nomi cognomi e infami, ha un titolo che non permetterà mai, purtroppo , di andare in scena senza argomenti, e Milano e dintorni sono generosi nell’offrirne, Cavalli non perde l’occasione per coglierli e rimbalzarli subito verso il pubblico impossibilitato ad illudersi che “qui la mafia non esiste”. Però, “noi in scena proviamo a ridere e disarticolare la nostra paura”.