Che poi se ci pensate è soprattutto una questione di dignità. Dignità nel senso di misura, forma, etica e potabilità di ciò che è universalmente riconosciuto come ingiusto, falso o disonesto. Se improvvisamente diventasse obbligatoria la dignità – obbligatorio averla, obbligatorio pretenderla – il fumus con cui si giustificano azioni indegne non verrebbe preso in considerazione, nemmeno se sparato di grancassa su tutti i media: una bugia sarebbe una contraddizione che una volta svelata pretenderebbe la dignità di farsene carico e di agire di conseguenza.
Se la dignità fosse obbligatoria il problema del giorno non sarebbe Bardonecchia, lo sconfinamento e i pruriti nazionalisti ma piuttosto sarebbe il succo dell’azione, quello che è veramente successo, il perseguitare un disperato come se fosse una priorità nazionale e, se la dignità fosse obbligatoria, il ministro Minniti non potrebbe ergersi a maestro di politica estera e sicurezza senza che goccioli dappertutto il sangue libico con etichetta italiana. Se la dignità fosse uguale per tutti non ci sarebbe una gara su chi è più xenofobo, disumano e respingente. Ci sarebbero i degni e gli indegni e Minniti e francesi sarebbero nella stessa squadra.
Se la dignità fosse uguale per tutti, le parole avrebbero un peso oltre che un senso. Salvini e Di Maio avrebbero addosso tutte le frasi che si sono detti, uno contro l’altro, e un abboccamento non potrebbe avvenire senza prima disfarsi di loro: non è un “avvicinamento” ma è un cambio di linea politica. Ed è così indegno cavalcare il cambiamento dopo essersi intascati i voti per farsi la guerra.
Se la dignità valesse per tutti ci sarebbero i “senza diritti”, i “senza casa”, “i senza lavoro”, i poveri, gli umiliati, i “senza speranza”, i periferici che sarebbero una violazione della dignità come diritto. Ci si concentrerebbe sui carnefici e non sui disperati.
Se la dignità fosse obbligatoria i servetti di Berlusconi non potrebbero discettare di diritti delle donne, Salvini sarebbe (nella migliore delle ipotesi) colui che ha ricandidato Umberto Bossi condannato in primo grado a 2 anni 3 mesi per appropriazione indebita, Casaleggio non potrebbe discettare di democrazia digitale avendo provato a registrarne il marchio, una certa parte del Pd dovrebbe raccontarti del proprio recente passato piuttosto che disquisire di futuro, un pezzo di sinistra dovrebbe placidamente farsi da parte e qualche ministro dovrebbe chiedere scusa.
Se la dignità fosse obbligatoria si scriverebbe che una porzione di questo Parlamento, anche se ha ancora addosso il profumo di nuovo, si porta dietro l’odore della fogna, intriso com’è di promessi dimissionari mai dimissionati, di volgari provocatori sempre sull’onda, di incapaci e di bolliti.
Sarebbe una bella opposizione, quella agli indegni.
Buon lunedì.
Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/04/02/sarebbe-una-bella-opposizione-quella-agli-indegni/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.