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Strage di Cutro, la memoria non basta: due anni dopo le 94 vittime aspettano ancora verità e giustizia

Il mare di Cutro ha restituito i corpi, ma a due anni dalla strage, la domanda resta senza risposta: “Perché non sono stati mandati i soccorsi?” ha ribadito la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, durante la veglia sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Presenti anche esponenti della politica e della società civile, tra cui il vescovo di Cassano all’Ionio, monsignor Francesco Savino, che ha sottolineato: “Stiamo riportando le lancette della storia ai tempi più bui”.

Una strage ancora senza risposte

Schlein ha ricordato che i superstiti e le famiglie delle vittime ancora aspettano i ricongiungimenti promessi. “C’è una domanda politica che aspetta risposta”, ha dichiarato, insistendo sulla necessità di fare chiarezza su quanto accaduto quella notte. La senatrice Ilaria Cucchi (AVS) ha aggiunto: “Il ricordo non basta, dobbiamo lottare per la verità e la giustizia”.

Secondo il presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro, “fuggire dalla guerra non è una colpa. Dovremmo mostrare la nostra parte più bella, la nostra gioia di accogliere, di rassicurare”. Un monito raccolto dal vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Savino, che ha chiesto “memoria, verità e giustizia per tutte le stragi, da Lampedusa a Cutro”.

La tragedia ha avuto anche conseguenze politiche. Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, ha denunciato: “Dopo Cutro, il governo ha inasprito le leggi contro chi salva vite, mentre la magistratura sta ancora indagando per chiarire le responsabilità”. La Cgil ha definito la situazione attuale una “strage continua”, sottolineando che oltre 5.400 persone sono morte nel Mediterraneo negli ultimi due anni e criticando il decreto Cutro per aver ridotto le possibilità di protezione per le persone migranti.

Le conseguenze politiche e sociali

Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha ricordato come la sua regione abbia sempre risposto con umanità agli sbarchi, ma ha anche invitato il governo a “strategie di lungo periodo per gestire le migrazioni in sicurezza”. La necessità di un cambiamento strutturale è stata evidenziata anche dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, che ha chiesto “impegno per evitare eventi simili”.

Il vicepresidente della Cei, monsignor Savino, ha parlato di un pericolo più grande: “Sulla questione dell’immigrazione ci stiamo giocando la democrazia, la civiltà. Non possiamo rimanere indifferenti davanti a queste tragedie, dobbiamo cambiare il nostro approccio, favorire l’integrazione e smettere di vedere nelle persone migranti un problema”.

Anche la Croce Rossa Italiana ha lanciato un monito: “Dobbiamo costruire una società dei diritti, non dell’indifferenza” ha dichiarato Valastro. La CGIL ha ribadito che “senza canali legali e sicuri, queste tragedie continueranno a ripetersi”.

Due anni dopo, la domanda rimane. Le commemorazioni non bastano a placare il dolore di chi ha perso i propri cari. “Ogni dimenticanza diventa complicità” ha ammonito monsignor Savino. Il rischio, per molti, è che Cutro diventi solo un altro nome nella lunga lista delle tragedie dimenticate nel Mediterraneo. Eppure, secondo la Croce Rossa, “ricordare significa anche impegnarsi per un futuro diverso, dove il Mediterraneo torni a essere un ponte e non una tomba”.

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