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aborto

#save194 ora applichiamola

La Corte Costituzionale al termine della camera di consiglio svoltasi oggi, ha dichiarato manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’art. 4 della legge n. 194/1978 sull’aborto, sollevata dal Giudice Tutelare del Tribunale di Spoleto. La 194 regola da oltre trent’anni l’interruzione volontaria della gravidanza.

La questione di legittimità costituzionale della legge sull’aborto era stata sollevata in seguito alla richiesta di una ragazza minorenne di Spoleto di ricorrere all’aborto senza informare i suoi genitori. A parere del giudice a quo la norma contrastava con gli articoli 2 e 32 della Costituzione, rispettivamente sui diritti inviolabili dell’uomo e sulla tutela alla salute, e citava a sostegno della sua tesi una sentenza della Corte di Giustizia Ue sul tema dell’embrione umano.

Attese adesso le motivazioni della sentenza, che saranno scritte dal giudice Mario Rosario Morelli.

Ora applichiamola. Sarebbe questa la rivoluzione. Magari facendo in modo che anche gli uomini si prendano la responsabilità di non relegare la legge ad una “legge di genere” per delega di responsabilità. Grazie.

#SAVE194 i diritti conquistati vanno difesi in un Paese dalla memoria fragile

Leggo, aderisco e anche io copio e incollo:

“Sembra, ogni volta, di dover ricominciare da capo. Facciamolo, allora, e partiamo da una domanda. Questa: “tutte le donne italiane possono liberamente decidere di diventare madri?”. La risposta è no.
Non possono farlo, non liberamente, e non nelle condizioni ottimali, le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, drammaticamente limitata dalla legge 40.
Non possono farlo le donne che scelgono, o si trovano costrette a scegliere, di non essere madri: nonostante questo diritto venga loro garantito da una legge dello Stato, la 194.

Quella legge è, con crescente protervia, posta sotto accusa dai movimenti pro life, che hanno più volte preannunciato (anche durante l’ultima marcia per la vita), di volerla sottoporre (di nuovo) a referendum.

L’articolo 4 di quella legge sarà all’esame della Corte Costituzionale – il prossimo 20 giugno – che dovrà esaminarne la legittimità, in quanto violerebbe ” gli articoli 2, (diritti inviolabili dell’uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in fieri”.

Inoltre,  quella legge è svuotata dal suo interno da anni. Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento. Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale, specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i 1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del 40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al mercato nero delle pillole abortive.
Dunque, è importante agire. Vediamo come.

Intanto, queste sono alcune delle iniziative che sono state prese:
1) Lo scorso 8 giugno, Aied e Associazione Luca Coscioni hanno inviato a tutti i Presidenti e assessori alla sanità delle Regioni un documento sulle soluzioni da adottare per garantire la piena efficienza del servizio pubblico di IVG come previsto dalla legge. “Siamo altresì pronti a monitorare con attenzione l’applicazione corretta della legge e, se necessario, a denunciare per interruzione di pubblico servizio chi non ottempera a quanto prevede la legge”, hanno detto.
Le proposte sono:
Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti. 

2) La scorsa settimana ha preso il via la campagna contro l’obiezione della Consulta di Bioetica Onlus: qui trovate le informazioni e qui il video.

Diffondere queste informazioni è un primo passo. Ce ne possono essere altri. Fra quelli a cui, discutendo insieme, abbiamo pensato, ci sono:

1) Raccogliere testimonianze. Regione per regione, città per città, ospedale per ospedale, segnalateci gli ostacoli nell’accesso all’IVG e alla contraccezione d’emergenza. Potete farlo anche in forma anonima, nei commenti al blog. Ma è importante: perché solo creando una mappa dello svuotamento della legge è possibile informare su quanto sta avvenendo ed eventualmente pensare ad azioni anche legali.

2) Tenere alta l’attenzione in prossimità del 20 giugno. Lanciate su Twitter l’hashtag #save194, fin da ora.
L’intenzione di questo post è quella di informare. Non è che il primo passo: perché la libertà di scelta continui a essere tale, per tutte le donne italiane”.

L’aborto dal Vangelo secondo Formigoni

Quasi 33 anni fa in Italia veniva approvata la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, la legge n.194 del 22 maggio 1978. Non fu semplice giungere ad affermare il diritto di scelta della donna in stato di gravidanza. Ci furono referendum, raccolta di firme e manifestazioni. Mentre alcuni parlavano di omicidio, immoralità e offesa alle leggi naturali, altri affermavano con forza i principi di scelta, libertà e laicità dello Stato.

Ho sempre pensato che quella legge dovesse considerarsi come una grande conquista civile, indipendentemente dalle scelte personali di ognuno. Invece ancora una volta il presidente Formigoni mi ha sorpreso, ovviamente in negativo. Con una delibera del 22 gennaio 2008 la Regione Lombardia ha dettato nuove linee guida in materia di interruzione volontaria della gravidanza e oggi, 3 gennaio 2011, il Tar le ha dichiarate illegittime.

Eppure l’emerito Presidente non si scoraggia e parla di “deriva abortista nell’interpretazione delle leggi”, espressione che, del resto, rispecchia il rispetto tipico del Pdl nei confronti delle decisioni della magistratura.

Il Tar ha dichiarato illegittime le linee guida di Formigoni perché “sarebbe del tutto illogico permettere che una materia tanto sensibile possa essere disciplinata differentemente sul territorio nazionale, lasciando che siano le Regioni a individuare, ciascuna per il proprio territorio, le condizioni per l’accesso alle tecniche abortive”. Inoltre, il Tribunale amministrativo della Lombardia boccia il limite perentorio, che la delibera introduceva ex novo e fissava a 22 settimane e tre giorni, oltre al quale, anche in caso di grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna, non sarebbe stato possibile in Lombardia procedere all’interruzione volontaria di gravidanza; un’indicazione che contravveniva “alla chiara decisione del legislatore nazionale di non interferire in un giudizio volutamente riservato agli operatori” per “non imbrigliare in una disposizione legislativa parametri che possono variare a seconda delle condizioni sempre diverse”, e “soprattutto del livello raggiunto delle acquisizioni scientifiche e sperimentali in dato momento storico”.

Aldilà dell’impossibilità giuridica di modificare a livello regionale la l.194/1978, già affermata dalla sentenza predetta, mi preme soffermarmi sull’inopportunità politica e morale di compiere una tale operazione.

Innanzitutto, affermare che vi è una deriva abortista addirittura nell’interpretazione stessa delle leggi è una tecnica subdola di mistificazione della realtà. I giudici amministrativi hanno interpretato ed applicato la legge e affermazioni come quella di Formigoni cercano solo di destabilizzare, ancora una volta, l’indipendenza e l’autorevolezza dell’istituzione giudiziaria. Sarebbe preferibile che il Presidente della Regione Lombardia mostrasse maggior rispetto e considerazione nei confronti di una sentenza emessa in nome del popolo italiano.

Quello che, però, personalmente mi preoccupa di più è il fatto che anziché cercare di migliorare ed applicare correttamente la legge del 1978, si stia cercando di limitare la sua reale efficacia e, a volte, addirittura di eliminarla. La l.194, ripeto, è stata un’importante conquista delle donne e dell’intero popolo italiano e non può essere messa, dopo tutti questi anni, nuovamente in discussione per motivazioni elettorali e/o esigenze che derivano da Comunione e Liberazione e non da un’effettiva esigenza della società.

Politicamente ritengo sbagliato e scorretto arroccarsi il diritto di incidere su una scelta così delicata attraverso una normativa regionale, che non sia in armonia con quella nazionale. Anzi, ritengo che sia addirittura criminale pensare di poter costituire zone in cui sia più o meno facile ricorrere all’interruzione di gravidanza, creando così una sorta di federalismo incidente sulla libertà di scelta personale.

Ho parlato anche di un’inopportunità morale. Ebbene esiste una morale laica, che consiste proprio nel rispetto delle scelte altrui. L’aborto non è una via di fuga e per ogni donna rappresenta un momento di difficoltà. Caro Formigoni, non ti puoi ergere a paladino della vita del nascituro calpestando diritti conquistati dopo anni di lotte e impegno, né tantomeno umiliando le molte donne che con dolore e sofferenza decidono di ricorrere all’interruzione di gravidanza.

Ogni volta mi sembra di dover parlare dell’ovvio, di diritti e di rispetto e, ogni volta, purtroppo, politici come Formigoni mi ricordano che tutto questo deve essere continuamente affermato e ricordato, prima che proprio il popolo della libertà in accordo con una fazione cattolica minoritaria come CL ci tolgano la libertà e la dignità.