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aldo moro

Aldo Morto 54 parla

aldo-morto-di-daniele-timpanoDaniele Timpano (ne scrivevo qualche giorno fa qui) ci scrive dalla sua prigionia-spettacolo sullo stato dell’arte e di salute del teatro italiano, a Rima, di narrazione soprattutto:

DANIELE TIMPANO / ALDO MORTO 54 PARLA
24 marzo 2013 – SECONDA LETTERA dal carcere (a integrazione di quella mandata ieri al Taburo di Kattrin)

Ciao a tutti, sono il protagonista e la vittima sacrificale di questa avventura irragionevole: 54 giorni di auto-reclusione al Teatro dell’orologio più 54 giorni di repliche del mio spettacolo “Aldo morto / tragedia” su Moro, anni ’70, lotta armata e ciò che resta e la palude in cui mi e ci sento, nel trentacinquennale del Sequestro Moro, nei giorni esatti del sequestro. Beh, il progetto ha raccolto e raccoglie entusiasmi come anche perplessità. Ad una settimana dall’interramento (il teatro dell’orologio è sottoterra) tento di abbozzare una veloce riflessione, a mo’ di primo bilancio, sul senso dell’operazione, senso che in parte è a monte, progettuale, in parte ancora in corso d’opera e suscettibile di sviluppi e contributi.
Dunque. La sostanza di Aldo morto 54 l’ho spiegata più volte in questi giorni in streaming e in interviste (Ansa, Rai News), spero ci sia un video da recuperare e postare prima o poi. Cos’è Aldo morto 54, questo progetto che a molti pare ambiguo, costruito intorno a un mio spettacolo? Che roba è? Il teatro che diventa reality? È un gesto estetico? Narcisistico? Politico? È squallido marketing? Non lo so. Parliamone. E partiamo dal teatro. Il teatro è il mio mestiere, la mia vita, il mio tempo, il mio amore, il mio respiro; ma il teatro non è niente ed Il teatro non può diventare niente, purtroppo perché il teatro è morto, è un cadavere incredibilmente abitato da gente vivissima ma è morto e noi vermi che ci viviamo dentro non riusciamo a farlo muovere…
Certo che nel progetto c’è l’elemento maketing, anche se mi pare esagerato definirlo tale; direi piuttosto che c’è l’idea 1) di strumentalizzare un poco la mentalità di stampa e tv, che infatti sono molto curiosi di questa cosa che a lor pare un evento (mentre dello spettacolo non glie ne importa palesemente molto, come sempre, né molto probabilmente ne capiscono) ed in quanto evento infatti un certo interesse per il progetto lo stanno dimostrando (i sopracitati Rai News e Ansa che mai si sono interessati a me in precedenza); direi poi 2) che c’è l’idea di stimolare la curiosità della gente normale non teatrante diversamente alienata (rispetto all’alienazione di chi fa questo mestiere ma pur sempre alienata come tutti); sì, proprio così, la gente c.d. “normale”, ve la ricordate? Sì, proprio loro perché – prima di tutto – l’intero progetto (non solo la prigionia in streaming ma anche gli approfondimenti di senso come gli incontri con Miguel Gotor, Lorenzo Pavolini, Francesco Biscione, Christian Raimo, quello su Baliani, il concerto di Pino Masi, le presentazioni di libri, o i seminari sul cinema di Flavio de Bernardinis o le interviste in cella o gli incontri con gli studenti) è un progetto che nasce prima di tutto – ma prima di tutto, ma prima di tutto, ma prima di tutto – intorno ad un progetto semplice ma ambiziosissimo: realizzare a Roma – finalmente! – la lunga tenitura in scena di uno spettacolo di drammaturgia contemporanea (italiana) tentando in tutti i modi di creare un pubblico diverso dai quattro gatti colleghi-operatori-parenti-elite intellighenti da salottino radical chic cui par condannato il nostro segmento di teatro, specie in questa orrenda capitale cadaverica, questo demimonde di artisti cui appartengo, non benedetto da luci televisive o altro eppure così pieno di senso, vita, fatica, amore, sforzi, tensione anche politica, di certo intellettuale.
Tutto il progetto tenta in ogni modo, cercando di creare senso e mantenerne in corso d’opera, di rendere possibile una cosa del genere. Non è poco. Ne ho bisogno io. Ne ha bisogno la città. Ne ha bisogno il teatro forse in generale ma senz’altro il segmento di teatro cui appartengo. Di questo sono convinto. Sto puntando molto su questo progetto e sul suo senso.
Se no, Daniele Timpano lo spettacolo “Aldo morto / tragedia” se l’era già fatto l’anno scorso a Roma in 3 repliche trionfali nella cornice c.d. “prestigiosa” del Palladium, pagato bene e pieno di tutto quel pubblico là, di cui sopra, tutto là riunitosi per l’eventino speciale di Timpano con ‘sto spettacolino di cui si parlava tanto bene ospitato chissà perché nella stagione della Fondazione Romaeuropa.
Se no, si accontentava di fare le sue solite repliche in giro per l’Italia, si accontentava di aver vinto il Premio Rete Critica 2012, della segnalazione “alla carriera” al Premio IN-BOX 2012, di essere arrivato per la prima volta in finale ai PREMI UBU 2012 come “migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)”, pazientemente proseguendo la faticata ascesa verticistica del teatrello in estinzione italiano.
Insomma, chi me lo faceva fare di chiudermi sotterra, in una tomba anticipata in cui comunque già ero, come tutto il teatro, come tutta la cultura, come tutto il paese depressivo in cui viviamo (per questo peraltro, sin troppo didascalicamente per i miei gusti, la mia tutina è verde, il pavimento rosso e le pareti della cella bianco sporco-grigette: la mia cella 3 x 1 non solo cita Moro ma è un tricolore depressivo che mi soffoca).
Concludendo, secondo me, ed anche a prescinder da me, vi dico – e faccio questa affermazione in assoluta buona fede e assoluta convinzione -, vi dico questo: c’è poco da essere perplessi e da storcere la bocca. Il progetto, per criticabile e fallibile che sia, ha un suo senso “storico”.
Se al mio posto ci fosse un Andrea Cosentino, un Fabrizio Arcuri, o Gaetano Ventriglia e Silvia Garbuggino, o Massimiliano Civicaa, o i Tony Clifton Circus, Dario Aggioli, Elvira Frosini, Fabio Massimo Franceschelli, Alessandra Sini, i Maniaci D’amore (Luciana Maniaci e Francesco d’Amore, Roberto Latini, Teatro Magro, Stefano Cenci, Riccardo Goretti o Biancofango Compagnia, Gianfranco Berardi e altre compagnie e artisti che stimo (ma forse anche se al mio posto ci fosse qualcuno che non stimo come xxxxx), questo sarebbe un progetto che comunque sosterrei. Anche se non portasse benefici a me direttamente (se pur me ne sta portando, cosa che è ancora tutta da vedere: per ora è ancora una lotta contro i mulini a vento).
Il Teatro dell’Orologio – nella sua nuova gestione – è stato coraggioso ed incosciente a investire con me in questo progetto soldi (che non ci sono), energie, tempo, idee, contatti ed io spero tanto che questo irragionevolissimo e ambizioso “Aldo morto 54” aiuti anche loro a sfuggire al destino disdicevole di “Affittacamere” (a Roma il 90% dei teatri non fa una programmazione ma affitta la sala a caro prezzo alle compagnie che glie la chiedono) da cui provengono e a cui speriamo non siano costretti – come quasi tutta la città teatrale orrenda in cui viviamo noi romani che è losca, spregevole, disordinata, cialtrona e fuorilegge – a tornare…
Anche i nostri buoni e generosi Media Partner condividono con noi queste non piccole speranze. Il Tamburo Di Kattrin e Fattiditeatro, Andrea Giansanti (cui va il mio ringraziamento speciale per aver reso possibile tutta la faccenda dello streaming!), ma anche Grapevine studio, anche Kataklisma, anche – in sostanza – la Fondazione Romaeuropa.
Ecco qui. Ho finito. Solo un piccolo tentativo di lucidità. Mi rendo conto della delicatezza di tutto questo. Ed ho parlato solo delle questioni di “politica teatrale”. Figuriamoci se affrontavo il problema della delicatezza dei temi che affronta lo spettacolo!
Un bacio, comunque.
Un bacio a tutti dal mio lettuccio sottoterra.
Cordiali saluti e baci appassionati,
Daniele Timpano
www.aldomorto54.it

Aldomorto e Daniele Timpano recluso (in streaming)

ALDO MORTO 54 TITOLODaniele Timpano è un autore e attore teatrale. Ma detto così suona molto riduttivo: Daniele è un performer tutto tondo nel senso più ampio di tutte le sensazioni e gli spazzi suonabili. Ora si è rinchiuso per 54 giorni al teatro dell’Orologio di Roma. Il perché lo spiega lui stesso:

ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione in live streaming / 54 repliche consecutive di ALDO MORTO

un progetto di e con Daniele Timpano, al Teatro dell’Orologio di Roma dal 16 marzo al 9 maggio 2013

«Desolato, io non c’ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza il mio conforto. Era il 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro anni. Quando Moro è morto, non me ne sono accorto. Ma dov’ero io quel 9 maggio? E cosa facevo? A che pensavo? E soprattutto a voi che ve ne importa? È una cosa importante cosa facevo e che pensavo io a tre anni e mezzo? Aldo è morto, poveraccio. Aldo Moro, lo statista. Che un certo Moro fosse morto l’ho scoperto alla televisione una decina di anni dopo, grazie a un film con Volontè. Un film con Aldo morto. Ci ho messo un po’ a capire fosse tratto da una storia vera. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro? E quando? E perché? E come? Lo hanno trovato nel bagagliaio di Renault 4 rossa, undici colpi sparati a bruciapelo addosso. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Aldo! Brutti bastardi. E vabbè, pazienza. Niente di importante. Cose che capitavano negli anni ’70. Bisognava fare la rivoluzione. Chi? Brigate rosse. Era il 9 maggio del 1978. Non avevo ancora quattro anni. Brigate rosse, sì. Ma rosse in che senso?» [Daniele Timpano]
Teatro dell’Orologio
16 marzo. 9 maggio
Fondazione Romaeuropa – Teatro dell’Orologio – amnesiA vivacE
ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione
un progetto di Teatro dell’Orologio e Daniele Timpano
in collaborazione con Fondazione Romaeuropa e Kataklisma
media partner  Tamburo di KattrinGrapevine Studio
social media partner fattiditeatro
ideazione e realizzazione della cella Alessandra Muschella
live-streaming Andrea Giansanti
ideazione e realizzazione video teaser Emiliano MartinaGrapevine Studio
progetto grafico Angelo Sindoni
ufficio stampa Donatella Maresca
promozione Bruna BenvegnùFilippa Piazza
cordinamento sezione Incontri: Bruna BenvegnùMarzia PacellaFlavio De BernardinisChristian RaimoGraziano Graziani, Stefano BettiDario Morgante
organizzazione Katia Caselli
drammaturgia della prigionia di Daniele Timpano
in collaborazione con Elvira Frosini

“Un bel mattino ci sveglieremo e capiremo che siamo morti”
[Claudio Lolli, 1973]

Un attore nato negli anni ’70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale, partendo dalla vicenda del tragico sequestro di Aldo Moro, trauma epocale che ha segnato la storia della Repubblica italiana, si confronta con l’impatto che questo evento ha avuto nell’immaginario collettivo. In scena, assieme al suo corpo e a pochi oggetti, solo la volontà di affondare fino al collo in una materia spinosa e delicata senza alcuna retorica o pietismo.
Dopo essere stato in scena nella scorsa stagione al Teatro Palladium, torna Aldo morto, lo spettacolo di Daniele Timpano che si interroga sul rimosso storico del delitto Moro e lo affronta contestualizzandolo in quegli anni settanta di cui il nostro duemila non è che un prodotto.
Lo spettacolo torna per ricordare il trentacinquennale dalla morte dello statista, trentacinque anni che hanno lasciato una memoria non sempre lucida, spesso distorta da racconti di seconda mano, da immagini televisive e fotografiche ormai iconizzate.
Aldo morto diviene ora spunto e fulcro per un evento totale: il Progetto Aldo Morto 54, prodotto dal Teatro dell’Orologio in collaborazione con la Fondazione Romaeuropa. Daniele Timpano, autore e interprete dello spettacolo, si auto-recluderà per 54 giorni, dal 16 marzo all’8 maggio, nella celletta costruita appositamente in una delle sale del Teatro dell’Orologio, dalla quale uscirà ogni sera per mettere in scena il suo spettacolo. Per tutto il periodo verrà realizzato un live streaming che permetterà di seguire la vicenda della prigionia da casa. È stato costruito un apposito canale You Tube ed un sito dedicato (www.aldomorto54.it) dove si potranno seguire tutte le vicende del prigioniero: potremo vedere Timpano che legge il giornale la mattina, Timpano che legge i Quaderni dal carcere di Gramsci, Le avventure di Pinocchio di Collodi e i comunicati scritti dalle Brigate Rosse, Timpano che incontra nella sua celletta persone volontarie disposte a portare la propria testimonianza su quegli anni, chi li ha vissuti in prima persona, chi ne ha sentito soltanto il racconto, chi ha affrontato l’argomento sui banchi di scuola; ricordi, emozioni e frammenti della propria storia che diverranno pezzi di un puzzle più grande per offrire un affresco della nostra società.
Lo spettacolo sarà l’unico momento non ripreso dal circuito streaming, un momento unico, intimo che richiede la presenza fisica dello spettatore, la condivisione del punto di vista in una rottura mediatica e catartica del voyerismo.
Una presenza costante su twitter (attraverso un #fdtalk ovvero una chiacchierata con fattiditeatro, social media partner di Aldomorto54) e su facebook permetterà a Daniele Timpano di interagire con l’esterno in un costante scambio di memorie e esperienze. Il web 2.0 diventerà un rifugio, una fuga immaginaria, una culla contro la solitudine della detenzione, ma anche sopratutto un urlo – o un cinguettio! – disperato contro la mistificazione, la violenza, la massificazione, il senso di impotenza, quel vero e proprio compromesso “etico”, non “storico”, che è la base identitaria di questo bel paese.
Lo spazio “carcerario” si animerà ulteriormente attraverso occasioni di incontro con le scuole, per attivare un confronto generazionale tra genitori e figli, tra chi ha vissuto in prima persona il fatto storico e l’Italia di quegli anni e chi ne ha conoscenza solo attraverso l’immaginario.
Il lunedì sarà dedicato al cinema, con un seminario curato dal professore Flavio De Bernardinis dal titolo Il cinema e le immagini negli anni Settanta.
Il sabato sarà l’occasione della musica con alcuni appuntamenti insieme e protagonisti di quegli anni. La domenica invece sarà l’occasione per degli incontri di approfondimento dedicati a letteratura, teatro e saggistica: si comincerà domenica 24 marzo con Miguel Gotor e Lorenzo Pavolini, continuando con Marco Baliani e molti altri. Saranno organizzati anche degli incontri e dibattiti con i protagonisti di quella storia coordinati da Tamara Bartolini: in occasione della presentazione del suo ultimo libro, sarà presente anche Ferdinando Imposimato, giudice istruttore del rapimento Moro, pronto a svelare il suo punto di vista di persona (molto) informata dei fatti.
Molte di queste iniziative sono in progress e verranno definite nel corso della prigionia.
Il 9 maggio, giorno del ritrovamento del corpo di Moro, il progetto si concluderà fuori della cella, presso la sede della Fondazione Romaeuropa, nell’Opificio Telecom Italia, con una serata speciale, a cura di Christian Raimo, il Moro day: una riflessione ampia su quel cinquantacinquesimo giorno che non è mai appartenuto a Moro ma appartiene a noi italiani che lo abbiamo vissuto, anche in maniera spesso sin troppo voyeuristica.

LE INIZIATIVE DEL PROGETTO

1) LO SPETTACOLO

Dal 16 marzo all’8 maggio – maratona teatrale senza pause
dal lunedì al sabato ore 21 – domenica ore 18 

ALDO MORTO/ Tragedia
uno spettacolo di e con Daniele Timpano
collaborazione artistica Elvira Frosini
aiuto regia, aiuto drammaturgia Alessandra Di Lernia
oggetti di scena Francesco Givone
disegno luci Dario Aggioli e Marco Fumarola
editing audio Marzio Venuti Mazzi
elaborazioni fotografiche Stefano Cenci
progetto grafico Antonello Santarelli
produzione amnesiA vivacE
con il sostegno di Area06
in collaborazione con Cité Internationale des ArtsComune di Parigi
si ringrazia Cantinelle Festival di Biella
drammaturgia, regia, interpretazione Daniele Timpano
spettacolo vincitore Premio Rete Critica 2012
segnalazione speciale Premio IN – BOX 2012
finalista Premio Ubu 2012 come “Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)”

2) GLI INCONTRI E I CORTOCIRCUITI
Il progetto Aldo Morto 54 prevede una serie di incontri, seminari, cortocircuiti di riflessione e memoria a cadenze settimanali:

Tutti i lunedì
Il cinema e le immagini negli anni Settanta
seminario a cura del Prof. Flavio De Bernardinis
Un excursus storico e critico sul cinema italiano degli anni Settanta tra impegno politico e grida di protesta.

Giovedì 28 marzo_4.11.18.25 aprile_2 maggio h 19
Il piombo nelle parole
coordinamento a cura di Dario Morgante
Scrittori che hanno raccontato e analizzato l’Italia degli anni di piombo e i suoi protagonisti, incontrano il pubblico presentando la loro opera: tra gli altri Angela Scarpaio, Fabio Calenda, Ivo Scanner, Carlo Bordini e Andrea Di Consoli, Paolo Grugni, Giorgio Vasta.

Il Memoriale: lettura del racconto in prigione
Alcuni attori – tra cui Valerio Aprea, Cristina Pellegrino, Claudia Campagnola e Norma Martelli –si confrontano con alcune letture selezionate di estratti dal c.d. “Memoriale”, quella parte cioè degli scritti prodotti da Moro durante la prigionia, che raccoglie le risposte che il Presidente della DC diede alle Brigate Rosse, durante gli interrogatori ai quali fu sottoposto nella c.d. “prigione del popolo”.

Le domeniche di Moro
a cura di Christian Raimo
Dei veri e propri approfondimenti critici, drammaturgici, generazionali, musicali che ci immergeranno nel decennio dei settanta e nel suo universo. Tra i punti di vista privilegiati quelli di Miguel Gotor e Lorenzo Pavolini (24 marzo), che partendo dal paradigma interpretativo di Sciascia affronteranno la questione dell’interpretazione degli scritti prodotti da Moro durante la prigionia, e quello di Marco Baliani che al Caso Moro ha dedicato uno spettacolo importante, “Corpo di Stato”, in occasione del ventennale del 1998.
Tra gli appuntamenti Piombo su piombo/ Come il teatro ha riletto gli anni ’70 a cura di Graziano Graziani: piccola maratona di letture di alcuni testi drammaturgici trans-generazionali, da quello di Marco Baliani a quello di Magdalena Barile, che hanno affrontato il tema degli anni Settanta, la lotta armata, Aldo Moro.

3) EVENTI SPECIALI

Sabato 27 aprile h 23.30
Concerto Rosso di Pino Masi

Opificio Telecom Italia _9 maggio / h 18
MORO DAY
a cura di Christian Raimo
con interventi di Daniele Timpano, Miguel Gotor, Marco Belpoliti e molti altri.

4) LA CELLA
Daniele Timpano e i suoi 54 giorni di reclusione performativa, parte strutturale del progetto. La quotidianità della cella sarà scandita da appuntamenti fissi, incontri, riprese, letture.

Riti di vita quotidiana
La ripresa streaming prosaica e più “umana”: Daniele che si sbarba, che legge il giornale, che beve una spremuta, che pranza; Daniele al pc, vestizioni, svestizioni, Daniele che spegne e va in bagno, Daniele che spegne e va a dormire.

Riti di comunicazione quotidiana
Daniele Timpano ogni giorno risponderà a mail, messaggi facebook, messaggi twitter e in più ci saranno degli appuntamenti social in collaborazione con i nostri media partner:

– Appuntamento Twitter con fattiditeatro tutti i giorni alle ore 15 circa. Si potrà seguire la chiacchierata cercando @fattiditeatro e @aldomorto54 e intervenire usando il doppio hashtag #fdtalk #aldomorto54.
– Aggiornamenti e appuntamenti quotidiani con la redazione de Il Tamburo di Kattrin: rassegna stampa dal 1978, canzoni di quei giorni, commento allo spettacolo di Timpano della sera precedente, riflessione sulla politica teatrale oggi, infine la rubrica “Cosa mi sono perso oggi?” in cui Daniele Timpano utilizzerà la rassegna stampa elettronica a cura del Tamburo di Kattrin per costruire un percorso critico sugli spettacoli che si è perso recludendosi in teatro, sugli spettacoli che gli spettatori si perdono partecipando alle iniziative del progetto Aldo Morto 54, sugli spettacoli a cui rinuncia chi a teatro non ci va mai.

Progetto Amnesia / interviste a spettatori in cella (archivio testimonianze) 
Dal lunedì al venerdì, Daniele Timpano incontrerà, su prenotazione, persone volontarie disposte a portare la propria testimonianza su quegli anni: chi li ha vissuti in prima persona, chi ne ha sentito soltanto il racconto, chi ha affrontato l’argomento sui banchi di scuola; ricordi, emozioni e frammenti della propria storia che diverranno pezzi di un puzzle più grande per offrire un affresco della nostra società.

Letture
Daniele Timpano approfitterà del tempo in cella per condividere la lettura di due opere simbolo della letteratura italiana:
gramsciana / lettura estratti ragionati gramsci – quaderni dal carcere
selezione a cura di Fabio Frosini
da apocalittico a integrato / le avventure di pinocchio di Carlo Collodi – lettura integrale a puntate

INFO
orario spettacolo+lettura
dal lunedì al sabato h 21
domenica h18
botteghino
dal lunedì al sabato dalle ore 12
tel. 06_6875550
prezzi
intero €13.00 + tessera €2.00
ridotto € 10.00 + tessera €2.00
Tutte le iniziative collaterali sono riservate ai soci.
www.teatrorologio.it – www.aldomorto54.it

Il colpevole dimenticato: Persinsala sullo spettacolo ‘L’innocenza di Giulio’

Riportare in prima pagina la verità e rispolverare la memoria degli italiani. L’intento di Giulio Cavalli, attore sotto scorta e consigliere regionale lombardo tra le fila di Sinistra Ecologia e Libertà, è chiaro. E, dopo un’ora e mezza di rappresentazione civile di cinquant’anni d’Italia, emerge trasfigurando l’essenza di un mondo che è stato e che forse ancora è. In L’innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto, l’unico attore – ben spalleggiato dalla regia di Renato Sarti – sente il dovere morale di far presente la colpevolezza del sette volte primo ministro della Dc, nel parlamento italiano da più di sessant’anni: dall’Assemblea costituente a oggi. Rivive, in questo capolavoro di teatro impegnato, la faccia spesso occultata di Andreotti, l’alter ego dell’uomo in impermeabile e con la battuta sempre pronta. Cavalli chiede al pubblico, alla fine abbondante negli applausi e colpito fino alla commozione, una “collusione di dignità” per attraversare la vita del torbido timoniere e riportare alla luce quella condanna per associazione a delinquere con Cosa Nostra spazzata via in secondo grado, e poi in Cassazione, soltanto dalla prescrizione. Che ha sventato la sentenza, ma non cancellato i fatti.
“Occorre puntualizzare sempre”, non si stanca di ripetere Cavalli, impegnato in un monologo su un palco abbastanza disadorno: soltanto un video che proietta nomi e date e un inginocchiatoio su cui, Bibbia alla mano, genuflettersi per far scivolare via ogni accusa. “Altrimenti si tende a legittimare una politica che tesse rapporti con il malaffare”. Cavalli, che dello spettacolo ne ha poi fatto un libro (“L’innocenza di Giulio” – Edizioni Chiarelettere), rivanga il passato del Divo ricostruendo i suoi rapporti stretti con la Sicilia mafiosa, il suo comportamento sfuggente in occasione del rapimento di Aldo Moro, gli incroci con le peripezie del banchiere Sindona, gli ingranaggi tra politica, mafia e Vaticano, la sua estraneità all’omicidio del generale Dalla Chiesa, seguita dall’assenza al funerale. “Ma soltanto perché a questi preferisco i battesimi”, si affrettò a respingere le illazioni Andreotti.
Il video delle vittime della mafia dalla fine degli anni ’70 alle soglie del 2000, accompagnato da “I cento passi” dei Modena City Ramblers, è la più cruda e asciutta ricostruzione storica che non cita mai Belzebù, ma dà agli spettatori l’idea che la sua mano nella regia di questi omicidi ci sia stata, eccome. L’ultimo spettacolo del Teatro della Cooperativaè una completa ricostruzione storica della politica degli ultimi decenni. Peccato, però, che la situazione di oggi non sia poi tanto diversa.

Lo spettacolo continua: Teatro della Cooperativa
via Hermada, 8 – Milano
fino a sabato 16 giugno
orari: da mercoledì a sabato, ore 20.45

Produzione Bottega dei mestieri teatrali – Teatro della Cooperativa presentano:
L’innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto
di e con Giulio Cavalli
con la collaborazione di Giancarlo Caselli e Carlo Lucarelli
regia Renato Sarti
musiche originali Stefano “Cisco” Bellotti

da persinsala

Una legge morale, tutta intera, senza compromessi, abbia infine a valere e dominare la politica

Tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai. Il vorticoso succedersi delle rivendicazioni, la sensazione che storture, ingiustizie, zone d’ombra, condizioni d’insufficiente dignità ed’insufficiente potere non siano oltre tollerabili, l’ampliarsi del quadro delle attese e delle speranze dell’intera umanità, la visione del diritto degli altri, anche dei più lontani, da tutelare non meno del proprio, il fatto che i giovani, sentendosi ad un punto nodale della storia, non si riconoscano nella società in cui sono e la mettano in crisi, sono tutti segni di grandi cambiamenti e del travaglio doloroso nel quale nasce una nuova umanità.

Vi sono certo dati sconcertanti di fronte ai quali chi abbia responsabilità decisive non può restare indifferente: la violenza talvolta, una confusione ad un tempo inquietante e paralizzante, il semplicismo scarsamente efficace di certe impostazioni sono sì un dato reale e anche preoccupante. Ma sono, tuttavia, un fatto, benché grave, di superficie.

Nel profondo è una nuova umanità che vuole farsi, è il moto irresistibile della storia. Di contro a sconcertanti e, forse, transitorie esperienze c’è quello che solo vale ed al quale bisogna inchinarsi, un modo nuovo di essere nella condizione umana. È l’affermazione di ogni persona, in ogni condizione sociale, dalla scuola al lavoro, in ogni luogo del nostro Paese, in ogni lontana esconosciuta regione del mondo; è l’emergere di una legge di solidarietà, dieguaglianza, di rispetto di gran lunga più seria e cogente che non sia maiapparsa nel corso della storia.

E, insieme con tutto questo ed anzi proprio per questo, si affaccia sulla scena del mondo l’idea che, al di là del cinismo opportunistico, ma, che dico, al di là della stessa prudenza e dello stesso realismo, una legge morale, tutta intera, senza compromessi, abbia infine a valere e dominare la politica, perché essa non sia ingiusta e neppure tiepida e tardiva, ma intensamente umana.

(Aldo Moro, 1968)