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Ann M. Donnelly

Ann M. Donnelly, la donna che ha schiaffeggiato Trump (e il suo Muslim ban)

(il ritratto di Giulia Belardelli per HP)

Arriva da una donna il primo sonoro schiaffone a Donald Trump: si tratta di Ann M. Donnelly, 57 anni, la giudice federale che con una decisione storica ha bloccato il cosiddetto Muslim ban, l’ordinanza firmata ieri dal neo presidente che impedisce l’accesso negli Usa agli immigrati provenienti da sette paesi a maggioranza islamica (Siria, Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen).

Spiazzando la Casa Bianca, la giudice Donnelly ha ordinato alle autorità di non procedere alle deportazioni dei cittadini provenienti dai sette paesi musulmani in questione e muniti di visto d’ingresso negli Stati Uniti. La giudice ha accolto la richiesta di una procedura d’urgenza dell’Aclu (l’American Civil Liberties Union) e ha ascoltato la richiesta di fermare le espulsioni di alcuni cittadini stranieri detenuti, in particolare di un siriano che rischiava l’espulsione “entro un’ora nonostante avesse documenti regolari”, come recitava la richiesta dell’Aclu, in quanto la sua incolumità non poteva essere garantita al suo ritorno a Damasco. Il punto – secondo la Donnelly – è che le persone arrestate, fermate e rispedite a casa o bloccate alla partenza erano già state controllate e autorizzate a un visto di soggiorno. Motivo per cui la giudice ha reputato illegittimi i fermi e le deportazioni.

“Vittoria!!!”, ha twittato l’Unione americana per le libertà civili subito dopo la decisione della giudice. “Le nostre corti di giustizia oggi si sono comportate come un baluardo contro gli abusi del governo e gli ordini incostituzionali”, ha aggiunto la potente organizzazione non governativa di difesa dei diritti civili e delle libertà individuali. Anche se la questione è tutt’altro che risolta e nuove udienze dovrebbero tenersi a febbraio, “la cosa più importante oggi era che nessuno fosse messo su un aereo”, ha detto l’avvocato dell’Aclu Lee Gelernt.

Da Washington a San Francisco, dove sono sorte proteste spontanee contro l’ordine esecutivo di Trump, si moltiplicano i ringraziamenti alla Donnelly, che anche su Twitter viene dipinta come la donna che ha dato una bella lezione a The Donald.

Ann, 57 anni, sposata e madre di due figlie, è stata nominata giudice federale da Barack Obama nell’ottobre del 2015. A suggerire il suo nome al presidente Obama era stato il senatore democratico dello Stato di New York Chuck Schumer. Per 25 anni ha lavorato nell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan Robert Morgenthau. “La sua reputazione è leggendaria”, ha detto Schumer a proposito della Donnelly. “Era una delle persone più ammirate nello staff di Morgenthau”. Nata a Royal Oak, in Michigan, nel 1959, Donnelly si è laureata all’università del Michigan per poi specializzarsi in legge alla Ohio State University.

Dal 1984 al 2009 è stata procuratore aggiunto presso l’ufficio del procuratore distrettuale di New York. Dal 1997 al 2005 è stata consulente senior per i processi e dal 2005 al 2009 ha assunto la direzione del Bureau sulla violenza famigliare e gli abusi sui minori. In qualità di assistente del procuratore distrettuale, Donnelly ha contribuito all’azione legale contro Dennis Kozlowski, ex ceo di Tyco International, condannato tra le altre cose per frode e furto aggravato. Dal 2009 al 2015 ha servito come giudice della Court of Claims di New York, lavorando anche per la Corte Suprema di New York nel Bronx, a Brooklyn e a Manhattan. Poi il passaggio, voluto da Barack Obama, a livello federale.

Con la sentenza che ha fermato temporaneamente il Muslim ban, Donnelly è diventata l’eroina del movimento anti Trump. Un movimento che sta risvegliando la coscienza civica di moltissimi americani, pronti a scendere in strada per manifestare contro provvedimenti ritenuti discriminatori e contrari ai valori che hanno fatto grandi gli Stati Uniti. Nelle prossime ore proteste, scioperi e cortei sono previsti in diverse città americane sotto lo slogan “NO Muslim Ban”, già diventato topic trend su Twitter. A Washington come ad Atlanta, a Chicago come a Seattle, decine di migliaia di persone sono determinate a far capire a Trump che questa volta ha davvero esagerato.

Qui l’ordinanza firmata da Ann M. Donnelly destinata a fare storia: