La lezione di Anna Muzychuk
“Ho intenzione di rinunciare al torneo mondiale di scacchi in Arabia e sono disposta a perdere i miei titoli”. Con queste parole la campionessa di scacchi ucraina Anna Muzychuk annunciava su Facebook la sua scelta di non prendere parte al campionato mondiale “King Salman” organizzato a Riyadh, in Arabia Saudita.
Nel post ha spiegato anche le ragioni che l’hanno portata a prendere questa decisione: “Non voler giocare secondo le regole di qualcuno, non indossare l’abaya, non essere accompagnata per uscire, e non sentirsi una persona inferiore”. Decisione presa anche dalla sorella Mariya.
Non un capriccio, bensì una “prese di posizione per far valere i propri principi”, come ha specificato nel post. Una scelta non facile per lei e la sorella che si sono dichiarate “amareggiate perché il loro messaggio non è stato colto, ma anzi ignorato”.
Al gesto della Muzychuk ha poi risposto un altro campione di scacchi, Hikaru Nakamura, che in un tweet ha scritto: “Organizzare un torneo di scacchi in un paese in cui i diritti umani fondamentali non sono presi in considerazione è orribile. Gli scacchi sono un gioco che unisce persone diverse, non un gioco che crea divisioni per la religione o il paese d’origine”.
To organize a chess tournament in a country where basic human rights aren’t valued is horrible. Chess is a game where all different sorts of people can come together, not a game in which people are divided because of their religion or country of origin.https://t.co/SZUfZ5s8SP
— Hikaru Nakamura (@GMHikaru) 9 novembre 2017
(fonte)