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anna politkovskaja

Uomini, mica funghi

20130307-181459Andrea Riscassi è un giornalista ma soprattutto è un curioso. E per i giornalisti essere seri e curiosi è uno dei difetti più raccomandabili. Andrea si è fatto carico della memoria di Anna Politkovskaja quando è scesa la lacrima breve della notizia e l’ha trasformata in memoria quotidiana e seriale. Una di quelle passioni che rendono inspiegabilmente fondamentali gli interessi di qualcuno per tenere in vita una storia che altrimenti sarebbe andata perduta troppo presto tra i libri di storia contemporanea. Andrea ha scritto libri, lavori teatrali (che abbiamo avuto il piacere di ospitare nel nostro piccolo Teatro Nebiolo) e continua con i suoi incontri e soprattutto con i ragazzi. In questa scuola che resiste al degrado economico e strutturale esistono insegnanti con il nerbo dei partigiani che si preoccupano di raccontare la storia di  Anna Politkovskaja ai nostri figli: per questo non riesco a non essere ottimista per il futuro di questo Paese che per forza deve rinascere dalle proprie ceneri. Per forza.

Andrea è stato a Tavazzano con Villavesco. Tavazzano cosa? chiederete voi. Già vi vedo. E’ che io a Tavazzano ci sono anche cresciuto. E per questo mi sorride il cuore. E Andrea a Tavazzano ha vissuto la luce che vediamo sempre noi che abbiamo la fortuna di frequentare le scuole per raccontare le storie degli altri. Perché veniamo accolti come sciamani della memoria e alla fine lasciamo una memoria appallottolata da portarsi a casa insieme alla cartella.

Vale la pena leggere nel suo blog come la racconta Andrea, e come la raccontano i ragazzi qui.

Mentre leggevano quel che hanno percepito di Anna e della sua storia mi sono più volte emozionato.
Perché hanno colto l’essenza di una storia che si svolge in Russia ma che parla a tutti noi.
Nei loro testi, i ragazzi hanno più volte ripetuto una frase di Anna che adoro. Rivolta com’è a quella zona grigia che (a Mosca come a Roma e Milano) tace di fronte ai soprusi ed è sempre pronta a inchinarsi al capo di turno: “Per il mio sistema di valori è la posizione del fungo che si nasconde sotto la foglia. Lo troveranno, lo raccoglieranno e lo mangeranno. Per questo, se si è nati uomini, non bisogna fare i funghi”.
Cara Anna, stamattina ho trovato 85 ragazze e ragazze che si sono impegnati a non fare mai i funghi. A non nascondersi. A camminare a testa alta.
Che mi hanno insegnato molto.
Il merito è tutto tuo.

 

L’eroismo non russa, Kalamov passa

Siamo un paese che ha bisogno di eroi, Che ha paura delle debolezze e che deve essere sempre al passo con il quasi morto da proteggere o il neosimbolismo di sconosciuti fino ad un minuto prima di morire morti ammazzati. Così succede che ci lasciamo andare a metafisici editoriali su Minzolini o sul coraggio del cronista (mitomane) e intanto ci perdiamo l’ennesimo cadavere della Russia che non sopporta i giornalisti. Khadzimurav Kalamov diventerà conosciuto e degno di essere ricordato quando qualcuno ne finirà la scatola di icona. Intanto ce lo ricorda il misurato e quotidianamente presente Andrea Riscassi nel suo sito: uno che, mica per niente,  Politkovskaja la ricorda al di là delle emergenze e degli anniversari.

VOGLIAMO UNA VIA PER ANNA POLITKOVSKAJA

Ricevo da Andrea Riscassi e volentieri firmo e giro: Milano nel 2015 sarà – grazie all’Expo – una vetrina internazionale.  La città che ha nel proprio gonfalone Sant’Ambrogio e che ha dato i natali a Manzoni e Beccaria ha l’occasione per non far dimenticare, oltre alla fame del mondo, il rispetto dei diritti umani e della libertà di stampa. In questi anni, una figura più di altre, ha rappresentato a livello mondiale  il giornalismo “dalla schiena dritta”: Anna Politkovskaja. Per mettere a tacere la coraggiosa giornalista russa non sono bastate le minacce, gli arresti, gli avvelenamenti, i finti plotoni di esecuzione, l’isolamento. 5 anni fa, il 7 ottobre del 2006, è stata assassinata nel portone di casa sua. La giustizia russa sta tentando – pur tra molti tentennamenti – di trovare chi le abbia materialmente sparato. Mentre resta (e forse resterà) un fitto mistero sui mandanti. “Io vedo tutto, questo è il problema” scriveva Anna Politkovskaja, uccisa solo perché voleva fare il suo mestiere: la giornalista. Milano ha dedicato i propri giardini pubblici a Indro Montanelli, mentre ha platealmente mancato la consegna dell’Ambrogino d’oro a un altro dei suoi figli adottivi: Enzo Biagi.  Ora c’è un’occasione di riscatto. Nel 2009, dopo una raccolta firme on line e una mobilitazione popolare (organizzate da Annaviva e Gariwo), Palazzo Marino ha dedicato ad Anna Politkovskaja un albero nel Giardino dei Giusti al Monte Stella. Altre città italiane hanno seguito questo esempio (da Brescia a Genova). Oggi, noi firmatari di questo appello, chiediamo al Comune di Milano e al sindaco Pisapia di fare un passo in più, di mettere la città al pari di altre nel mondo, da Roma a Tbilisi, da Tolosa a Ferrara. Dedicando ad Anna Politkovskaja una via o una piazza della comune che tra pochi anni ospiterà l’Esposizione universale. Se davvero un vento nuovo soffia sulla “capitale morale”, crediamo che questa sia l’occasione giusta per dimostrarlo. A tutto il mondo. Per aderire, mandare una mail specificando nome, cognome e professione a questo indirizzo:
unaviaperanna@gmail.com