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anna proclemer

Arrivederci Anna, attrice perché mostro

Il prodotto può essere conservato a temperatura ambiente e non ha data di scadenza. Vale a dire che quando l’attrice “tirerà il calzino”, come dicono magnificamente a Firenze, il Sito resterà qui, per vostro uso e consumo.

L’avvertenza è scritta da Anna Proclemer e sta sulla prima pagina del suo sito. A passare tutta la vita sopra un palco poi succede che riesci ad essere ironica anche sulla morte. Anna è morta e il suo sito è il suo testamento artistico. Ed è morta una donna di un teatro che lascia molte eredità ma pochi eredi.

Perché a 4 anni, nel Duomo di Trento, ero convinta che tutti guardassero me, quando camminavo lungo la navata col mio vestitino di velluto blu e il colletto di coniglio bianco. Mi sentivo una regina. E mi atteggiavo di conseguenza.

Perché a 6 anni, quando mia nonna mi portava al Gran Caffè di Gorizia a bere una cioccolata, mi sedevo sullo sgabello liberty di velluto rosso e mettevo in mostra le gambe nude. Poco poco. Quel tanto perché la gente le notasse.

Perché a 12 anni, avendo assistito a una recita scolastica (una cosa pietosa, suppongo), scappai via con l’animo in tumulto e singhiozzai per tutta la strada fino a casa. Era stata un’“illuminazione”, un fulmine, uno choc irrazionale e sconvolgente. Il presagio di una vocazione, forse.

Perché attrice?  Perché sono un mostro.

Arrivederci, Anna.

 

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