Antonio D’Alì, candidato sindaco e in soggiorno obbligato dalla Direzione Distrettuale Antimafia
(Emanuele Lauria e Alessandra Ziniti per la Repubblica)
La direzione distrettuale antimafia di Palermo chiede il soggiorno obbligato per il senatore di Forza Italia Tonino D’Alì. Il provvedimento, notificato ai difensori Gino Bosco, Stefano Pellegrino e Arianna Rallo, sarà discusso nel corso di un’udienza davanti al tribunale che si terrà a luglio. L’atto è stato consegnato ieri pomeriggio, qualche ora dopo la chiusura delle liste per le elezioni di Trapani: il senatore è candidato sindaco.
Ma ora la sua permanenza nella campagna elettorale è a rischio: D’Alì stamattina è volato a Roma per confrontarsi con il commissario regionale di Fi Gianfranco Micciché e con i vertici del partito. Probabilmente vedrà anche Silvio Berlusconi.
D’Alì, nel settembre scorso, era stato assolto in appello dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per la contestazione di fatti avvenuti dopo il 1994. Per gli anni precedenti, invece, i reati riconosciuti sono caduti in prescrizione. Come avvenuto già in altre circostanze, la Procura ha scelto di avvalersi degli indizi carico dell’imputato per sostenere la sua pericolosità sociale, chiedendo il soggiorno obbligato a Trapani. Una bufera che si scatena a 25 giorni dalle elezioni.
Il senatore D’Alì reagisce con veemenza e annuncia la decisione di “sospendere la campagna elettorale”. “La persecuzione giudiziaria continua! Due volte assolto e nuovamente aggredito! – dice – Ieri, dopo appena un’ora dalla chiusura della presentazione della mia candidatura e delle liste per l’elezione a Sindaco di Trapani, con tempistica cadenzata in maniera da precludere ogni alternativa, ho ricevuto una assolutamente imprevedibile ed ingiusta proposta di misura di prevenzione per obbligo di soggiorno nel comune di residenza da discutere nel prossimo mese di luglio.
“Al di là degli aspetti e degli esiti giudiziari, per me certi nella riaffermazione della mia colpita dignità, ma purtroppo anche nella lungaggine di un già patito calvario, il messaggio è inequivocabile: al di fuori del percorso elettorale democratico qualcuno vuole e può far sì che io non possa impegnarmi come sindaco nel far diventare Trapani la città civile ed all’avanguardia per la quale ho sempre disperatamente lottato.
“Quella Trapani del futuro già entrata nei sogni dei Trapanesi appena pochi giorni dopo l’inizio della mia campagna elettorale. Il continuo attacco alla mia dignità – continua D’Alì – dovrebbe allarmare tutti, solo chi ha interesse a non vedere e capire può non chiamarlo una persecuzione che non trova la fine neppure dopo le sentenze di assoluzione. Persecutori e detrattori di un innocente da un lato, avversari senza speranza e adusi alle vie traverse dall’altro, ansiosi del potere in questa mortificata città potranno forse gioirne, e, se mai dovessero averne il consenso, si accomodino pure”.